Tre morti sul lavoro al giorno secondo i dati Inail, con un aumento tendenziale al Sud e nelle Isole. Intervista alla Segretaria della Camera del Lavoro dell’area metropolitana di Cagliari, Simona Fanzecco, tra le preoccupazioni per l’autonomia differenziata, l’aumento dei lavoratori poveri, l’attacco alla legge 194 e per la guerra. L’impegno antifascista e in difesa della Costituzione, guardando anche alla rappresentanza. Il Protocollo d’intesa Anpi-Fiom e Anpi-CdL
Per la Festa dei Lavoratori 2024, ieri il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dalla Calabria ha parlato di “stillicidio continuo delle morti, provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre”. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano “una tragedia inimmaginabile. Ciascuna di esse è inaccettabile”. Il Capo dello Stato ha inoltre lanciato un monito sull’Autonomia differenziata: “Una separazione delle strade tra territori del Nord e territori del Meridione recherebbe gravi danni agli uni e agli altri”. Su questi e altri temi abbiamo parlato con Simona Fanzecco, segretaria della Camera del Lavoro dell’area metropolitana di Cagliari.
Segretaria Fanzecco, la Camera del Lavoro denuncia politiche che mirano a comprimere i costi della sicurezza, sono già 324 le morti sul lavoro da inizio 2024, mentre aumenta il numero dei lavoratori “poveri”, cioè che hanno un’occupazione ma un reddito bassissimo, donne soprattutto, e maestranze delle Regioni del Sud. Cosa va fatto secondo la Cgil, che continua a scendere in piazza insieme alla Uil?
Cancellare le leggi che negli anni hanno reso il lavoro precario e frammentario, superare il sub appalto a cascata e ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per le lavorazioni e i lavoratori di tutti gli appalti pubblici e privati. Mai più lavoro senza un’adeguata formazione e diritto alla formazione continua. Si devono bloccare le attività delle imprese che non rispettano la sicurezza, condizione prima per accedere ai finanziamenti pubblici, e diritto di eleggere i propri rappresentanti a garantirla. E obbligo di applicare i Contratti Collettivi nazionali firmati dalle organizzazioni più rappresentative. Perché ormai non si vogliono firmare i contratti, né si recupera l’inflazione. E drammatico si prospetta il futuro se il governo istituisce una patente a crediti per “premiare” l’azienda che fa prevenzione, partendo da un tetto di 20 punti, -15 dopo un incidente: la vita dell’operaio vale cioè 15 punti, mettendo in formazione le maestranze l’imprenditore può, infatti, recuperare subito i suoi crediti, come non fosse successo niente. Brutale svalorizzazione del lavoro, qualità e sicurezza sempre sconosciuti per gli imprenditori: già qui a Cagliari vogliamo costruire collaborazioni con l’Università cittadina e con l’Inail, per creare insieme un protocollo e istituire un osservatorio su infortuni, malattie professionali e sfruttamento.
Siamo gli ultimi in Europa in termini di salario e occupazione, che voce ha il sindacato oggi?
La crisi di rappresentanza riguarda anche il sindacato. Si perdono gli iscritti con le crisi aziendali e con il lavoro che cambia e quando le aziende vengono meno. Lavoriamo sulle vertenze, ma il precario non si iscrive al sindacato, vive la sua esperienza in solitudine, ha paura, e tutto questo denota un indebolimento della forza collettiva. Come Camera del lavoro metropolitana siamo nell’esecutivo nazionale e abbiamo contezza piena di quello che fa la Confederazione generale a Roma. Cagliari è l’unica Camera del lavoro in Sardegna ad avere, tra i suoi iscritti, più attivi che pensionati, un territorio più strutturato a caratterizzare l’economia del luogo, un’occupazione più giovane rispetto al resto dell’isola. E, rispetto all’aggravarsi della disoccupazione, siamo impegnati nel Centro Studi della Cgil regionale ad analizzarne tutte le possibili variazioni e mutamenti: vogliamo costituire il Sol-Cgil, Sportello di orientamento al lavoro, come risposta a chi si vede espulso dal mercato, o rischia di esserlo, e deve essere avviato alla riqualificazione. Prendere in carico la persona, sostenerla nei percorsi istituzionali di formazione quando non ha un lavoro o sta per perderlo, seguendo l’andamento del fenomeno. I dati 2023 sull’occupazione nella città metropolitana di Cagliari raccontano del 61,7% di quella maschile e del 56,6% di quella femminile. Secondo un incremento che riguarda tuttavia solo lavori a tempo determinato e precari, stagionali e comunque instabili, pur avendo Cagliari, con i dati appena riportati, un tasso di disoccupazione inferiore rispetto al resto della Regione.
E ci sono quanti non lavorano e neppure cercano occupazione, è un fenomeno in corso da tempo.
Rispetto al tasso di inattività, quelli che non lavorano e che non cercano lavoro, contro il 37,5% che caratterizza l’isola, a Cagliari riscontriamo il 30,2%, con una prevalenza marcata per le donne fino al 45,4% e il 24,2 per gli uomini. Ma dobbiamo tener conto del fatto che la Sardegna “si trasferisce” a Cagliari, sempre più grave l’abbandono delle zone interne della Regione, sempre più alta la concentrazione di abitanti nella città metropolitana rispetto al resto dell’isola. E ci impegniamo, nella Camera del lavoro per l’applicazione del Contratto nazionale, che rappresenta un grande valore garantendo a tutti i lavoratori uguale retribuzione, il lavoro espressione di solidarietà che, se venisse gestito dall’Autonomia differenziata, vedrebbe i più deboli subire condizioni di percorso formativo più scarso, salari più bassi, quindi ancor più emigrazione. Perché oggi il Contratto di riferimento risulta quello maggiormente applicato, quello al ribasso firmato col sindacato pirata, secondo la legge delega del governo in tema di contrattazione e retribuzione: su mille contratti nazionali solo 300 risultano firmati da Cgil, Cisl e Uil e quello più applicato prevale, secondo, naturalmente, l’imposizione padronale. Ripartire dal rispetto dei Contratti nazionali e da una legge sulla rappresentanza, salute dei lavoratori e innovazione del sistema produttivo, e per un Pnrr a sostegno dei più deboli. Anche a Cagliari diciamo sì alla tassazione degli extraprofitti e delle rendite, secondo un fisco progressivo, come da Costituzione, le risorse a finanziare sanità, istruzione e diritti sociali.
Nella Sardegna della deindustrializzazione si immagina un’integrazione con il mondo dell’agricoltura e del turismo, ora che tra l’altro nel territorio isolano si impongono le nuove servitù energetiche?
Nella città metropolitana start up e percorsi importanti di innovazione in quei settori che la caratterizzano, commercio, servizi, turismo e pubblica amministrazione, ma bisogna subito fare i conti con gli alti i costi della logistica e dell’energia, intervenire sulla continuità territoriale e sulle politiche nazionali, onde stimolare l’autogestione dell’energia, le comunità energetiche come approvvigionamento diretto a favore delle attività produttive e degli gli usi civili. La minaccia di deindustrializzazione a colpire il nostro territorio, significativi certo i siti di Macchiareddu, Assemini, Elmas e la raffineria di Sarroch, eccellenze nella produzione agricola a Pula e nell’intero Campidano, nei resort e nelle imprese di piccole potenzialità, ma ci deve essere sviluppo integrato. Fondamentali le politiche per preservare ambiente e clima, ma bisogna intervenire sulle produzioni industriali molto inquinanti, ci vuole insomma l’imput per la transizione ecologica e digitale. Se rivolgiamo per esempio lo sguardo alla stessa Saras, dopo la vendita dei Moratti agli svedesi, già potremmo aspettarci una diversa politica, un orientamento persino verso la dismissione, acquistare e chiudere perché venga meno la concorrenza a livello internazionale. Pur non essendoci stata comunicazione alcuna in tal senso, tuttavia sappiamo bene che le raffinerie devono essere riconvertite secondo una gestione green e sostenibile e si tratta quindi di vedere come si orienterà il mercato del petrolio. Si tratta di 4.000 dipendenti, 1500-1700 i diretti, soprattutto chimici, gli altri in appalto, in particolare metalmeccanici ed edili. Il pericolo è che la nuova gestione Saras potrebbe anche ridurre il personale e spingere di più verso l’appalto, abbassando così la qualità del lavoro.
La Camera del Lavoro cosa propone?
Per quanto ci riguarda, noi già pronti a porre in atto una contrattazione di secondo livello con la richiesta di insediamento di un presidio medico e di un servizio di trasporto, mentre prosegue alla Saras, secondo un progetto della Comunità Europea, la produzione di energia elettrica, oggi veramente in sovraccarico, senza che noi se ne abbia beneficio alcuno in termini di costi per le imprese. Molte nel territorio le produzioni inquinanti, grave la speculazione delle aziende che, raggiunto un certo livello di contaminazione dell’ambiente, abbandonano l’isola piuttosto che affrontare il peso della bonifica, senza che la Regione intervenga. L’Eni insediata con risorse pubbliche, produzione altamente inquinante, non ha più interesse a stare in Sardegna e abbandona il territorio, mentre il disastro ambientale resta. E la Fluorsid, dove funziona il ricatto, mi insedio alle mie condizioni se volete lavoro “di qualità”, ovvero Contratto chimici a tempo indeterminato e occupazione garantita: sulle spalle delle future generazioni tutte le conseguenze. Ci vuole progettazione e salvaguardia dell’ambiente e integrare insediamenti e attività produttive in funzione dei bisogni delle persone e del lavoro, contro la frammentazione e la speculazione. Come a proposito degli spazi destinati alla produzione di energia da esportare, quella è servitù a vantaggio di altri territori e l’Autonomia differenziata cavalcherà l’onda e gli svantaggi non verranno mai superati.
Da due anni dirigi la Camera del Lavoro di Cagliari, non è usuale vedere una donna occupare così alti incarichi.
In Sardegna ci sono sei Camere del Lavoro e quattro sono dirette da donne. È importante in tutta Italia la presenza femminile. Cambia la Cgil, a garanzia di parità le donne hanno superato il 40% delle presenze, io sono la prima segretaria generale di una Camera del Lavoro nell’isola: la mia esperienza è significativa anche dal punto di vista anagrafico, nessuno così giovane, mai al di sotto dei 50 anni, un dirigente camerale. In Sardegna son stata la prima segretaria di categoria donna e la più giovane nella Filcams: ero perito informatico, lavoravo in un centro commerciale a tempo determinato e combattevo per il tempo indeterminato, delegata sindacale a 20 anni, mentre la Camera del Lavoro usciva appena dalla “fase delle componenti”. Venivo dal Pci, come i miei genitori, e in Cgil davo una mano all’avvio dell’informatizzazione, da volontaria, quando mi son trovata a gestire il Congresso in mezzo a persone decisamente attempate, mentre per motivi di salute era assente il responsabile. E ho vinto quel Congresso, sono diventata segretaria Filcams di Cagliari a 27 anni. A 35 ero segretaria regionale, portando in breve tempo gli iscritti da 3.000 a 28.000.
In alcuni settori, le donne lavoratrici sono la maggioranza.
Con le tante donne dei servizi, del commercio, delle imprese di pulizia o lavoratrici presso gli studi professionali (per capirci l’assistente di poltrona del dentista è Filcams), abbiamo vissuto un periodo di grandi battaglie: ricordo l’appalto storico delle pulizie in Regione, una mobilitazione che ha dimostrato alle lavoratrici quanto sia importante avere una rappresentanza, sicché il sindacato è cresciuto nel settore. Donne dignitose e forti nella difesa dei diritti e del lavoro, prima di tutto per il riconoscimento stesso della fatica del lavoro. Sono partita da un’ottica di genere, gli uomini volevano imporsi, ed è stata molto impegnativa la mia elezione alla segreteria della Camera del Lavoro, sempre sostenuta dal basso, da lavoratori e lavoratrici memori delle numerose assemblee preparatorie e di altrettante vertenze. Certamente in contrasto con le pratiche della cooptazione, a prevalere la rappresentanza diretta, per dare valore all’assemblea dei lavoratori che crea consapevolezza e processi democratici. Un percorso che ho scelto, credo si debba essere generose nell’organizzazione, vorrei dare le stesse opportunità che ho avuto io ai ragazzi e alle ragazze.
Anche in Cgil si guarda dunque con attenzione ai giovani, alle donne e al ricambio generazionale nella rappresentanza?
Va detto che oggi ragazzi altamente formati non riescono a inserirsi in un mondo del lavoro che resta povero e precario, a Cagliari è di gran lunga al di sotto della media nazionale. Per questo è fondamentale per noi il rapporto con i giovani e con gli studenti, vogliamo sostenerli ancora ispirandoci all’unità del movimento così come si caratterizzava nel passato, e nella scuola e nell’Università; mentre ora, invece, sembrano mancare le figure adatte a essere nostre interlocutrici in termini di relazioni e rapporti duraturi. Per metà aprile abbiamo realizzato una iniziativa con Unicaralis e Udu, Unica e Reset, gruppi molto vicini ai partiti politici, che spesso mancano di visione libera sui temi della rappresentanza, sperando taluni di potersi affermare dentro i loro stessi partiti di provenienza.
Ora è legge il decreto Pnrr dove è stata infilata la norma che permette alle associazioni Pro vita di essere inserite all’interno dei consultori.
È un attacco alla legge 194. I giovani, donne e uomini, sono molto sensibili ai diritti delle donne. A livello nazionale abbiamo promosso numerosi presidi. Qui in Sardegna molte delle nostre iniziative sono rivolte ai giovani e alle donne sulla 194 e sulle piattaforme rivendicative, già avviate, e per discutere anche i temi del diritto allo studio. Certo i figli degli operai difficilmente riescono a frequentare l’Università, a potersi permettere di abitare fuori casa o nelle case dello studente. Nella scuola una vertenza aperta su investimenti e dimensionamento deve tener conto della morfologia del territorio, la distanza fra i luoghi, la precarietà della rete viaria e il venir meno del servizio pubblico.
Su Via Maestra e contro l’Autonomia differenziata e contro la guerra, cosa dite? Inoltre in Sardegna c’è il tema caldissimo delle servitù militari.
Operiamo con le associazioni della Via Maestra in difesa e per l’attuazione della Carta e dei diritti sociali, nel rapporto col vasto mondo dell’associazionismo antifascista e pacifista proposto da Landini: ci credo fermamente, partendo dalla creazione di Comitati territoriali per avere presidi contro premierato e autonomia differenziata. E poi l’impegno per il cessate il fuoco, subito e dappertutto, contro l’invio di armi e per una conversione delle industrie di armi in Sardegna, come abbiamo scritto nei documenti dell’ultimo Congresso. È necessaria una massiccia campagna di informazione, se pensiamo che persino il trattamento di fine rapporto dei lavoratori può essere utilizzato dalle banche, arbitrariamente e senza essere tenute a dichiararlo, come investimento nel mercato delle armi. In Sardegna ora abbiamo una nuova Giunta a cui dobbiamo chiedere un contributo nel promuovere trattative di pace e negoziati, e che tratti col governo nazionale il tema delle servitù militari e della riconversione delle fabbriche produttrici di armi, garantendo sicuri i posti lavoro: sono tante le possibili alternative, dall’insediamento di nuove produzioni, fabbriche e cantieri, allo sviluppo di attività sociali volte al territorio. E va posta fine agli incentivi che umiliano le popolazioni e ne compromettono la cittadinanza.
C’è un Protocollo d’intesa Anpi-Fiom e Anpi-Camera del Lavoro, e nel direttivo dei partigiani di Cagliari fa parte un dirigente Fiom. Si potrebbero indire nella Camera del Lavoro vere e proprie giornate di tesseramento con i dirigenti e le varie categorie per parlare di antifascismo, sindacato, memoria e Costituzione?
È necessario rafforzare le iniziative che ci hanno visto lavorare insieme. Come tutti gli anni, per la Festa della Liberazione per esempio, naturalmente, ma ancor di più in questo 25 Aprile 2024, momento fondamentale per la partecipazione di massa, per affermare l’antifascismo e la Costituzione contro la guerra. Come Camera del Lavoro, nel giorno della Festa della Liberazione, abbiamo cominciato a raccogliere firme per i referendum su licenziamenti, contratti a termine e sicurezza promossi dalla Cgil nazionale. E, per quanto riguarda il tesseramento, posto che la tessera resta sempre una richiesta sentita e spontanea, vorrei richiamare il documento dell’ultimo Congresso della Camera del Lavoro 2023, che parla “dell’adesione all’Anpi, cui invitiamo tutte le iscritte e gli iscritti alla Cgil di Cagliari”. Quando vado in categoria faccio anche il tesseramento Anpi, a sostegno della nostra politica antifascista. E rilancio: vorrei che la nostra intesa e collaborazione si esplicasse anche in una battaglia contro la presenza in città di CasaPound, perché la sede venga chiusa. Un’iniziativa comune si potrebbe prendere fin dopo il 25 aprile. Grave la presenza dei suoi militanti nei supermercati cagliaritani, che in pettorina rossa aiutano gli anziani a imbustare e trasportare la spesa. Così come sarebbe necessario che insieme portassimo avanti nella scuola e nell’Università iniziative Anpi, Cgil e Fondazione Di Vittorio sui temi della Costituzione, del lavoro, dell’antifascismo e della memoria. Perché bisogna innanzitutto impegnarsi sulla partecipazione e sul coinvolgimento dei giovani.
Gianna Lai, comitato nazionale Anpi
Pubblicato anche su Patria indipendente
1 commento
1 Aladin
1 Maggio 2024 - 23:29
Ripreso su Aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=153647
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