Andrea Pubusa
Si parla molto nel chiacchiericcio politico nostrano della rimozione del limite dei due mandati per sindaci e presidenti delle regioni. Insiste in particolare Salvini, incalzato da Zaia.
Dunque, sì o no? Personalmente sono per il no. E la ragione è molto síemplice. L’esperienza insegna che ogni sindaco o presidente, una volta eletto, si circonda - com’è ovvio - di persone di sua fiducia e tende a mantenerli nel successivo mandato. Ora dieci anni è accettabile, ragionevole. Superare questo limite significa ingessare la situazione, si blocca il ricambio, si escludono le nuove generazioni. I grandi sindaci di lungo corso del passato, in carica talora perfino per trent’anni, hanno lasciato un vuoto perche’ hanno bruciato alcune generazioni di possibili amministrstori. L’amministrazione non è solo il sindaco o il presidente, è l’apparato, la struttura, cioè il corpo dell’istituzione. Ecco perche’ il limite a due mandati appare preferibile perche’ favorisce l’avvicendamento non solo al vertice, ma anche nell’apparato. Le regioni - com’è noto - hanno una moltitudine di enti, che amministrano funzioni importanti, incidenti sulla vita quotidiana dei cittadini. E’ dunque facile, quasi naturale che si formino grumi o, peggio, gruppi di potere, forze e spinte contrarie al cambiamento. Guardate quante nomine scorrettamente Solinas sta facendo per mettere o tenere in sella amici suoi, sottraendo le nomine alla presidente eletta Alessandra Todde.
Ma - si obietta - col limite dei due mandati si perdono preziose capacità di governo. Non è proprio così. In realtà, chi ha fatto bene come sindaco o presidente può aspirare ad altri incarichi, in parlamento e per i sindaci anche alla regìone. In quelle sedi possono riversare le loro esperienze pregresse. Se, dunque, esaminiamo la questione in modo obiettivo e scevro dai tatticismi della politica contingente, sul piano strettamente istituzionale il limite dei due mandati appare preferibile.
1 commento
1 Franco Meloni
7 Marzo 2024 - 01:19
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