Massimo Marini
Ho partecipato con interesse all’Assemblea dei Circoli sardi del PD che si è tenuta in Via Emilia a Cagliari. Essendo persona estranea alla vita militante, volevo sentire dalla voce di chi vive quotidianamente la politica e il partito sul territorio, quali sono le impressioni e gli umori a pochi mesi dal Congresso per l’elezione del nuovo Segretario. Diverse conferme a ciò che mi aspettavo, ma anche qualche sorpresa. Le conferme riguardano sostanzialmente la presa di coscienza della portata storica del Congresso di ottobre, un Congresso che probabilmente segnerà per i prossimi dieci anni la strada che il PD sceglierà di percorrere; la necessità di rifondare e rilanciare la credibilità di un Partito che ha perso appeal sull’elettorato progressista e riformista, e che forse non lo ha mai avuto su quello popolare; l’urgenza di fissare dei punti cardine di riferimento sui quali costruire l’identità del Partito Democratico; l’esigenza di eliminare definitivamente quel pesante difetto di comunicazione e considerazione che divide quadri e dirigenza dalla base dei circoli ma spesso anche degli amministratori locali. Tra le sorprese, una delle più significative a mio avviso, è stata l’assoluta serenità con la quale la base continua a portare avanti la battaglia dell’alternanza regolata dai vincoli di mandato, il che rappresenta una risposta inequivocabile a chi ancora oggi dall’alto o da fuori insinua che “i giovani” del PD altro non vogliono che sostituirsi nei posti di potere “ai vecchi” dirigenti. In modo chiaro e netto è stato invece spiegato e condiviso che l’alternanza nei posti dirigenziali garantisce la trasparenza dell’agire politico, al riparo da quelle rendite di posizione sterilmente giustificate da capacità tecniche o da consenso elettorale. Interessanti anche alcune proposte concrete come l’anagrafe delle competenze, o in senso più generico la necessità di formare un Partito che studi le problematiche e che proponga soluzioni. Diversi i temi toccati, dalla scuola al lavoro, con l’eco dello sciopero di venerdì ancora presente, dall’organizzazione territoriale all’indirizzo politico. Ciò che però mi ha sorpreso negativamente invece, è stata un’eccessiva prudenza nei confronti delle candidature in campo, un attendismo che visti i numeri in possesso della base dei Circoli non dovrebbe più esistere, specie dopo la quantità di rospi che i militanti hanno dovuto ingoiare negli ultimi due anni. Molti interventi sono rimasti sulla linea di “aspettiamo di vedere i programmi prima di schierarci per un candidato o per l’altro”, quando magari mi sarei aspettato più un’impostazione del tipo “queste sono le nostre condizioni, chi aderisce avrà la nostra considerazione”. E’ vero che non è mancato il messaggio ai futuri coordinatori delle mozioni congressuali per quanto concerne la creazione delle liste, ma è anche vero che non mi sembra sia emersa la volontà di rigettare un metodo, quello della redistribuzione in proporzione a pesi che esulano dal merito o dal radicamento territoriale, che sta allargando in maniera quasi irrecuperabile la forbice tra cittadino e partito. Così come non ho sentito una denuncia forte dell’incapacità dell’attuale dirigenza a sviluppare il progetto PD in modo vincente e credibile: nessuno ha parlato di fallimento del quale prendere atto per ripartire, previa detronizzazione degli artefici dell’imbarazzante situazione nella quale si trova il centrosinistra italiano, e ricostruire un Partito che possa essere un vero partito di opposizione oggi e di Governo domani. Certo è possibile che questa “prudenza” sia data anche dal fatto che si trattava del primo incontro autoconvocato, e dunque è probabile che si entrerà un po’ più nel vivo delle questioni nelle prossime occasioni di incontro. Ma, nello stile tanto di moda negli ultimi tempi, mi sorgono spontanee alcune domande che vorrei indirizzare genericamente “alla base”: 1. pensate che l’attuale dirigenza, nazionale e regionale, abbia ancora la credibilità per proporsi quale guida futura del progetto Partito Democratico? 2. pensate che sia possibile elaborare un documento congiunto della base per esporre le problematiche proprie del rapporto vertici-circoli-elettori-cittadini, e di conseguenza pretendere un impegno concreto dai candidati alla Segreteria? 3. pensate sia fattibile impostare azioni di protesta di rilevanza qualora le aspettative e le promesse non dovessero essere soddisfatte e mantenute? 4. pensate che sia possibile proporre un candidato per la Segreteria regionale che sia diretta espressione dei Circoli?
In chiusura vorrei spendere due righe sulla presenza all’Assemblea del Presidente della Provincia di Cagliari Graziano Milia. Una presenza a mio parere inopportuna, specie perché parlante, che seppure con le migliori intenzioni - e fino a prova contraria non è lecito pensare altrimenti - ha assunto i contorni della ruffianata quando durante il suo intervento per rimarcare la sintonia con i concetti di alternanza appena espressi, ha annunciato che non si ricandiderà per le elezioni provinciali ma che lascerà spazio ad altri compagni di partito. Una ruffianata come l’appoggio della mozione Marino, un salire sul carro di quello che probabilmente sarà il vincitore morale della corsa alla segreteria, e contemporaneamente la ricerca dell’investitura della base per la Segreteria regionale. Cosa che personalmente mi auguro non avvenga mai. Splendida ed emblematica la gaffe nell’incipit al suo intervento che riporto testualmente: “In genere persone come me, si dice che debbano partecipare a questi incontri solo per ascoltare. Io invece non sono venuto ad ascoltare, ma a parlare”. Chissà che avrebbe detto Freud.
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