Regionali: i problemi della Sardegna richiedono una vasta mobilitazione popolare, non la divisione

9 Gennaio 2024
2 Commenti


A.P.

Basta sfogliare l’Unione sarda per mettere sù un programma di governo regionale. Lavoratori in difficoltà in molte situazioni, a partire da P. Vesme, sanità allo sfascio, regrediscono molte strutture ospedaliere, mancano i medici di base, la scuola viene compressa, il territorio è aggredito da progetti di pale e pannelli di multinazionali e asfissiato da basi militari. Puro colonialismo. I rapporti fra Stato e Regione sono caratterizzati da un predominio del primo in forza di uno Statuto speciale, pensato fuori dall’elaborazione dei grandi pensatori sardi che da Angioy a Tuveri, da Asproni a Gramsci e Lussu hanno lanciato un’ipotesi federalista contro il feroce accentramento statale. Uno statuto di autonomia e di autogoverno deve fondarsi sulla storia e il pensiero democratico della comunità da regolare. Se non è così, bisogna con pazienza intervenire non con vaghe lamentazioni, ma con proposte precise e una mobilitazione democratica di ampio respiro. Per far questo occorre una grande unità delle forze politiche a partire da quelle progressiste e della sinistra.

Orbene, dobbiamo ammettere che oggi remiamo in direzione esattamente opposta. La divisione è il fattore caratterizzante questa fase, ossia l’esatto opposto di ciò che occorre. C’è uno spaccare il capello in quattro in ogni dove, non si è riusciti neanche a creare il c.d. secondo polo, dopo che Rifondazione, PCI  Potere al popolo, Rossomori e alcune formazioni indipendentiste avevano approvato un bel documento programmatico, presentato in una pubblica assemblea ad Oristano. C’è una corsa alla tifoseria dall’una e dall’altra parte senza futuro. Tutti corrono verso il baratro. E sta qui la prova provata della mancanza di leadership di Soru. Un leader si batte per creare la più ampia mobilitazione per la soluzione dei problemi, combatte dunque le divisioni, non le alimenta. Come si fa ad aspettarsi da mister Tiscali un rilancio della nazione sarda, quando niente più di questa necessita per definizione di una vasta consapevolessa dei sardi, perfino al di là degli schieramenti di politica contingente. Ci vuole un senso comune in questa direzione.  Uno degli indefettibili elementi del concetto di nazione, accanto ai fattori obbiettivi, è l’elemento soggettivo della convinzione diffusa di essere, per ragioni etnostoriche, una comunità distinta e diversa dalle altre.

Questa campagna elettorale mostra l’esatto contrario. La divisione ne è la prova più evidente e indiscutibile. Si arriva al punto estremo di preferire la vittoria dello schieramento contrario, regressivo della destra pur di prendere un voto in più dei concorrenti nello stesso campo. Qualcosa tuttavia si muove nella giusta direzione. Zedda, per esempio, lascia Soru e torna alla casa madre, all’alleanza col PD. Non si comprende perche’ si sia aggregato a Soru e perche’ ora lo abbia mollato, ma meglio così. I  sedicenti Progressisti sono sempre stati una costola del PD, molti non li avrebbero seguiti nell’insensata avventura scissionista.  Può darsi che questo distacco induca anche il Gran Capo a miglior consiglio. Insistere nella rottura per far vincere gli altri? Che imbecilità, che stoltezza! Che iddio misericordioso lo perdoni! Amen!

2 commenti

  • 1 Aladin
    10 Gennaio 2024 - 00:05

    Anche su aladinpensiero online:
    http://www.aladinpensiero.it/?p=150954

  • 2 aldo lobina
    10 Gennaio 2024 - 21:09

    Ma allora ci vorrà una Indulgenza Plenaria per tutti quelli – e saranno molti - che voteranno Soru presidente.
    Il perdono invocato è sospetto, anche perché chi è senza peccato, il PD? I 5 Stelle? I sedicenti Progressisti?
    L’assentimento per ciò che il professore ha scritto, quell’amen, avvicinato ad una scelta divisiva non accorta, persino stolta, non è certo una assoluzione (quella viene data dal confessore in prima persona, anche se delegata) piuttosto una pietosa – non richiesta- invocazione di clemenza divina nei confronti di chi ha osato proporsi alternativo ai 5 Stelle – Pd, supportati finalmente da Zedda (non più Massimino). Noti il lettore l’eterogenesi dei nomi a seconda del favore del momento.
    Una domanda viene spontanea. Poiché siamo tutti peccatori, nessuno escluso, perché non ci si chiede come mai chi non è evidentemente né imbecille né stolto non dimostra a tutti che è molto saggio e si avvicina a Soru e a tutti quelli che lo sostengono, indicando Soru presidente?
    Chi scrive si guarda bene da compatire chicchessia, impetrandone la grazia del perdono (non ne ha autorevolezza). Né si mette a giudicare questo o quella, ma certo Comandini e compagni, con la foglia di fico di Todde, finora comunque sembra avere dato esempi di miope lungimiranza. Che forse appartiene a chi si ricandida fin d’ora a sindaco di Cagliari e ai suoi tre, ora benedetti, sodali

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