Pagliarulo a Cagliari a parlare di antifascismo

14 Dicembre 2023
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Gianna Lai

Il 7 dicembre  il presidente dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo ha parlato a Cagliari dell’antifascismo oggi. Di mattina nei locali di Scienze Politiche durante un affollato incontro con gli studenti. Di pomeriggio nella sala della Società degli operai, presentando il suo libro, di cui pubblichiamo una recensione di Gianna Lai.

Sapere e conoscere per conquistare la cittadinanza. E, se “c’è un grande disordine sotto il cielo”, il filo della storia e della memoria a ricostruire le vicende della nostra democrazia, percorrendo la cultura e la pratica dell’antifascismo. Dal A mò di preludio iniziale al primo passaggio nella ricostruzione storica, la lotta partigiana e la Resistenza per creare, in Italia, nuova coesione sociale: Antifascisti adesso… perché non è ancora finita, Mimesis 2023, il libro di Gianfranco Pagliarulo, uscito pochi mesi orsono. Attento lettore e profondo conoscitore di storia che, ponendo naturalmente al centro la “critica ai fascismi di ieri e di oggi”, analizza la deriva politica di questi ultimi decenni, col venir meno della forza egemonica dell’antifascismo nel nostro Paese. E ci troviamo subito proiettati verso i luoghi della guerra e i tempi del dopoguerra, in quella sequenza che, dando ritmo alla narrazione, chiama continuamente in causa il lettore, rimandandolo direttamente a ricomporre fatti e avvenimenti già appresi e ad approfondire quelli più direttamente legati al suo ricordo, se si tratta di questioni più recenti. A dare ordine, insomma, alle sue conoscenze, perché questa realtà che ci appare così ben delineata nell’analisi dell’autore, trae proprio la sua forza dall’incalzare degli eventi, nel modo in cui essi vengono rappresentati. E quindi posti in relazione, un sapiente nesso tra fatti e protagonisti ad illuminare la trama, portando l’autore stesso a chiedersi perché e a dare subito dopo le sue risposte. Un’attesa si crea ed anche il lettore meno esperto, specialmente quando l’intreccio si fa più complicato, ha sempre modo di riverificare il quadro nella sua chiarezza, magari ritornando ai capitoli precedenti, per ritrovarne premesse e connessioni, o a quelli successivi, per riscontrarne gli approfondimenti . Basti pensare agli impegnativi passaggi sulla strategia della tensione e sullo stragismo, già di per sé frutto del deterioramento della scena politica italiana, negli anni Settanta; e alla galassia nera, fino a Casa Pound e all’assalto alla Cgil del 2021. Ai passaggi sul “cosidetto terrorismo rosso,… che culmina con l’assassinio di Moro”, cui solo la vasta mobilitazione popolare può porre fine, in continuità con i movimenti degli anni Sessanta e Settanta. Fino alla violenza che permea di sé l’intera società odierna, contro le donne, i rom, i migranti: difficile da concepire la violenza, difficile da narrare, se non attraverso un andirivieni nella storia per cercarne i primordi e per trovare le azioni di contrasto, così come fa l’autore. E ci ritroviamo in un quel grande affresco di fine anni Quaranta, tra Resistenza e Assemblea costituente, così il paragrafo Fascismo e antifascismo nel dopoguerra, una volta definito l’antifascismo, “direzione di marcia ideale e morale, condivisa e trasmessa ai cittadini dai gruppi dirigenti dei partiti che avevano partecipato alla lotta di Liberazione nazionale”. Una forte egemonia che dura nel tempo, fino agli anni Sessanta e Settanta, fino ancora, se si vuole trovare nel libro un passaggio preciso, all’operazione craxiana col Msi. E poi alla costruzione di Allenza nazionale, responsabili le classi dirigenti del tempo, nel tempo di Berlusconi, mentre vengono meno i partiti. E poi Violante e “i ragazzi che si schierarono dalla parte di Salò”, fino a Carlo Giuliani, “una caduta verticale dello Stato di diritto”, un attaco feroce alla ripresa del movimento giovanile. E poi il Giorno del ricordo nel 2004, fino al 25 settembre 2022, “la data periodizzante”, con la vittoria del partito della fiamma: densi i riferimenti, efficace la sintesi, forte quella “breve ricognizione della memoria”, come dice l’autore, che riconduce ai giorni nostri “la fase, da tempo iniziata”, di una deriva verso destra. Avanti e indietro nella storia, dunque, come nel pragrafo “Fra passato e presente”. Dove, all’eterogeneità della ventata autoritaria nell’Europa dei nostri giorni fa riscontro, per destare l’attenzione del lettore, il quadro di un “fascismo storico e di un nazismo, “fenomeni tipicamente europei”: nazionalismo e razzismo, anticomunismo e legittimazione della violenza, deportazioni e guerra, nella crisi dello stato liberale. Che può magari indurre a riprendere il paragrafo Liberali conservatori e fascisti e le citazioni dei grandi della storia che servono a definirli, Calamandrei e Gobetti, Pasolini e Gramsci. Per ritornare ai giorni nostri quando, dalla dissoluzione della Dc, diviene ormai chiara la spinta verso una destra, già “fortemente inquinata da elementi di fascismo”. Le prime risposte di Pagliarulo.
E se la centralità dei diritti sociali ancora calpestati impone all’autore di rispondere al che fare, di fronte ai neofascismi del mondo globalizzato, dal linguaggio politico dei nuovi governanti si parte, dalla “mitologia dell’unità del popolo-nazione”, che vuole “rimuovere la realtà del conflitto sociale”. Verso la centralizzazione del potere, in Fratelli d’Italia, secondo una “concezione gerachica della società e dello Stato”, partito d’ordine all’interno, atlantista in politica estera, con la volontà di creare una “Unione europea a trazione di centro destra”. L’allarme di Pagliarulo nella lucida analisi finale, una politica che può distruggere i principi della democrazia liberale, “forse i principi della democrazia tout court”.
Allora per rispondere al che fare, partire dalla drammatica concretezza delle cose, 6 milioni di poveri, 1089 morti sul lavoro nel 2022, mentre organismi internazionali privati potentissimi orientano le politiche nazionali e, se “sopravvivono le forme della democrazia, l’elettorato resta passivo”, per responsabilità dello stesso centro sinistra, schierato dalla parte delle politiche neoliberiste. Ed è così che si mette la “sordina agli ideali dell’antifascismo”, come fondamento dell’Unione europea, fin dalla Risoluzione del 19 settembre 2019, e si riscrive la storia, ancora oscurando i crimini di guerra di cui si è macchiato il regime, durante il secondo conflitto mondiale. Ancora dagli Appunti sul che fare, per un nuovo umanesimo per uno sforzo teorico e pratico collettivo: “rivoluzione costituzionale, la parola d’ordine”, una democrazia sociale per mettere in luce il carattere sociale stesso della nostra Costituzione, che lega libertà e uguaglianza. E trasferimento della memoria e della conoscenza storica sul piano dell’impegno civile a concretizzare l’azione, connettere presente e futuro, teoria e prassi: il ruolo dell’Anpi e delle altre associazioni partigiane nelle scuole, “in stretto rapporto con gli istituti di ricerca, a cominciare dall’Istituto nazionale Parri-Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea”. E l’appello finale agli studiosi per la rinascita del pensiero critico democratico: nella Resistenza e nell’antifascismo storico, da Gramsci, Pertini e Gobetti ai fratelli Rosselli, a Togliatti e a Curiel, al Codice di Camaldoli e al Manifesto di Ventotene, le “chiavi di lettura del presente”, in cui innestare il pensiero innovativo. L’Anpi nella Rete delle associazioni e a fianco del movimento sindacale per la piena attuazione della Carta, ora che spiragli si aprono dopo le grandi manifestazioni di questi anni: le nuove prospettive dell’associazionismo laico e religioso, come “forma e laboratorio della democrazia militante”, nella relazione con i partiti e con le istituzioni. Ed ancora, “Antifascismo come minimo comune denominatore delle grandi lotte sociali e civili, contro le diseguaglianze, per il lavoro, il welfare, l’ambiente, le politiche sui migranti, l’emancipazione e la liberazione di genere”, per l’attuazione della Carta, a dare “senso di nobiltà etica alla vita, anche quando si vive una profondissima crisi di valori”.
Limpidezza della lingua, precisione e ordine nel discorso in tutte le sue articolazioni e continui sviluppi, un libro di politica, un invito al lettore, un invito agli storici in difesa della storia, in questa guida che la attraversa, soffermandosi ad annalizzarne gli eventi più significativi. Al lettore, giovane o più maturo, dentro i temi della Resistenza, della Carta costituzionale e della contemporaneità, si offre conoscenza e si chiede partecipazione: seguendo il filo della ricerca, che attraversa lo spirito del nostro tempo, la sollecitazione ad approfondire gli studi e a vivere con impegno e senso critico questo pur così complesso e difficile presente. E se una “breve ricognizione della memoria” considera l’autore, in un certo passaggio, la sua scrittura, così ben sistematizzata risulta invece la materia di questo bel libro dalla copertina rossa: cultura e divulgazione non sono terreno di conquista, come al tempo del fascismo, ma diritto a garanzia di tutti i cittadini e le cittadine, per costruire il futuro e promuovere la trasformazione sociale.

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