Soru. I motivi di una rottura

13 Novembre 2023
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Roberto Murasola

Giovedì scorso in una conferenza stampa viene ufficializzato il nome di Alessandra Todde come candidata alla Presidenza della Regione Sardegna, incarico conferitogli dall’insieme di partiti politici e associazioni che costituiscono il cosiddetto campo largo. Percorso lungo, che ha preso inizio il 7 luglio scorso, non facile e foriero di forti tensioni in special modo negli ultimi mesi. In definitiva Renato Soru, i Progressisti e Liberu, non riconoscono la candidata ed organizzano una convention dal titolo “una rivoluzione gentile”. È chiaro che il pericolo di una rottura non può lasciare indifferente chi da sempre milita nel campo del centro sinistra. Troppo importante è l’imminente scadenza elettorale e soprattutto forte è l’esigenza di mandare a casa una pessima giunta di destra, che ha dimostrato ampiamente di non avere a cuore i problemi della Sardegna.
È, dunque, evidente che forte era l’attenzione ad ascoltare i motivi di tale possibile rottura. Perlomeno a comprenderne le motivazioni, visto che il valore unitario non può che avere come  metodo quello di ascoltare senza chiudere mai le porte ma anzi di tenerle sempre aperte. Certamente non a tutti, ma gli organizzatori della convention hanno fatto sempre parte integrante delle forze democratiche, progressiste e autonomiste fino ai confini dell’indipendentismo, e quindi meritano di essere ascoltate.
Ho ascoltato, con grande attenzione, gli interventi dei due maggiori protagonisti della serata ma ho colto delle differenze di non poco conto tra l’intervento di Massimo Zedda prima e quello di Renato Soru poi. Zedda parte con una giusta riflessione sulle vittime delle tante guerre oggi presenti nel nostro pianeta. Poi entra, senza esitazione, sui temi politici che tanto ci riguardano. Ricorda le primarie richieste e ottenute nel ormai lontano 2011. “Antonello Cabras non fece mai un accenno a non perseguire quella strada e accetto di confrontarsi in uno spirito democratico”. Vero, però bisognerebbe ricordare, che la decisione fu di un intero partito che generosamente mise in gioco la scelta del suo candidato per governare la città. Si privilegiò se vogliamo utilizzare un termine oggi di moda, l’unità della coalizione. Fu un bene perché tutti noi ricordiamo l’entusiasmo che si creò intorno allo slogan di “ora tocca a noi”. Nel suo intervento Zedda ricorda chi ha combattuto per i valori Costituzionali di chi ha dato la vita per la nascita della nostra repubblica e dei benefici della conseguente democrazia. La Costituzione per noi è il faro illuminante, che in tanti di noi hanno difeso dai tanti attacchi non ultimo da quello Renziano. Possiamo dunque rimanere indifferenti a certi temi? Assolutamente no. In essa è riconosciuto il ruolo dei partiti che devono determinare la politica nazionale con metodo democratico. Ma qual è questo metodo democratico. Semplice esiste una maggioranza ed una minoranza, e in questo ambito vengono condotte le battaglie politiche e non fuori questi principi, altrimenti la tirannide sarebbe dietro l’angolo, giusto per ricordare gli antichi. Ho apprezzato e non poco la sua esposizione nel ricordare a tutti l’avversario comune e il suo richiamo all’unità. Quali sono i problemi da risolvere? Strade colabrodo, cantieri fermi, energia, ma soprattutto Zedda richiama ad un principio importantissimo. Dice che si deve pensare affinché il pubblico garantisca il bene collettivo e va rigettata la speculazione nemica del benessere collettivo. Ecco il passaggio, la differenza con l’intervento che l’avrebbe seguito. Renato Soru ricorda che non ci sarà più lo Stato a fare un piano di sviluppo e che il futuro dipenderà da noi, e cita come esempio da seguire le 10 più grandi imprese nel mondo, nate piccole ma con grandi competenze e capacità innovative.  Ecco il modello di sviluppo, la citazione delle grandi multinazionali maggiormente rappresentative del capitalismo più becero e pericoloso. Non sono forse le 10 più grandi aziende a livello mondiale a mettere a repentaglio la libertà negli stati democratici? Non sono è forse Facebook che vuole controllare le informazioni a sua disposizione mettendosi più volte in aperto conflitto con il governo statunitense, o non è forse Amazon che calpesta i diritti dei lavoratori? È questa la strada da seguire? Io sono assolutamente contrario, da sempre contrario all’idea di efficienza del mercato ho da sempre creduto che lo Stato debba essere presente e regolamentare l’economia. L’idea di lasciare campo libero alle imprese senza alcuna regolamentazione è a dir poco pericolosa.
È forse questo il motivo delle aperture verso il centro, del perché si è in disaccordo con il campo largo. Non credo che ci siano state delle chiusure o delle pregiudiziali ma credo che difficilmente ci possano essere convergenze  su questi temi. Da sempre siamo in battaglia contro il capitalismo e certo non lo vogliamo in casa nostra.

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