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Un G8 dai toni forti non solo perché si svolge nell’ atmosfera dura del post terremoto, ma per la presenza di Barack Obama. E’ stato lui, il giovane e nuovo presidente americano, che fa del dialogo e di un approccio multilaterale la base della sua politica estera, a far cambiar pelle, con la sua sola presenza, al summit de L’Aquila.
L’accordo più significativo è sicuramente quello sul clima con una nuova e inedita intesa tra Usa e Ue (impensabile ai tempi di George W.Bush) e un accordo tra gli otto che prevede la riduzione dell’ottanta per cento delle emissioni di CO2 entro il 2050. Sarà difficile ribadire questo accordo al G14, per l’opposizione della Cina e dell’India, ma certamente emerge una nuova coscienza della comunità occidentale. Sembra solo un brutto sogno la politica sulle emissioni di Bush, preoccupato solo dei profitti dei petrolieri.
Lo stesso è accaduto con l’economia. Le nuove regole dell’economia globale non si riscrivono in tre giorni all’ Aquila, ma qui si conferma la volontà di proseguire sulla strada che porterà a un’economia etica, più trasparente, dove non possa più accadere che pochi spregiudicati finanzieri si arricchiscano sulle spalle di milioni di investitori e risparmiatori. Gli otto promettono di promuovere “un’economia mondiale che sia aperta, innovativa, sostenibile e giusta” e confermano la volontà di mettere in opera entro il 2010 un meccanismo di responsabilità per”monitore i progressi e rafforzare l’efficacia” delle loro azioni. Lo slogan che racchiude questi principi è quello che prevede che le persone vengano “prima di tutto”: “people first”.
Per quanto riguarda l’Africa e gli aiuti allo sviluppo, nonostante le difficoltà della crisi economica che pesa anche sulle casse della cancellerie dei Paesi ricchi, dal G8 esce un nuovo impegno per il rispetto degli accordi di Gleneagles (0,51 del pil nazionale entro il 2010 e lo 0,7 entro il 2015).
“Siamo determinati - dicono i leader del G8 - ad assumere misure per mitigare l’impatto della crisi sui paesi in via di sviluppo e continuare a sostenere i loro sforzi per raggiungere gli obiettivi del Millenium Development Goal”. Accordi interessanti che dovranno però avere concretezza e applicazione reale. Tutto quello che è mancato in questi anni.
Obama ha anche lasciato il segno sulla dichiarazione politica. Anzitutto sull’Iran. ”Continuiamo ad essere seriamente preoccupati dagli eventi in Iran. Ribadiamo il nostro totale rispetto per la sovranita’ dell’Iran. Al tempo stesso, deploriamo la violenza post-elettorale, che ha portato alla perdita della vita di cittadini iraniani”. Il G8 chiede all’Iran di ”risolvere la situazione attraverso un dialogo democratico sulla base dello stato di diritto”. Dunque, non solo condanne, ma anche indicazione di una via d’uscita nel rispetto della sovranità di quel paese. Inoltre, gli 8 leader ricordano a Teheran ”i suoi obblighi nel contesto della convenzione internazionale dei diritti civili e politici”. Sono state condannate invece”le dichiarazioni del presidente Ahmadinejad che negano l’Olocausto”.
Condanna forte anche per il test nucleare del 25 maggio scorso della Corea del Nord e il lancio con uso di tecnologie missilistiche balistiche del 5 aprile in violazione della risoluzione 1718/2006 del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite.Stessa condanna nella dichiarazione per i recentissimi lanci di missili alla vigilia del G8, nonostante le risoluzioni 1874/2009 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, in quanto ”queste attivita’ rappresentano un pericolo per la pace e la stabilita’ nella regione e oltre a questa.
Non solo condanne però anche esortazioni ad osservare completamente gli obblighi internazionali e a tornare al tavolo del negoziato a Sei sullo smantellamento del suo programma nucleare, per rinunciare a tutte le armi nucleari e a tutti i programmi nucleari.
Anche sul Medio Oriente pesa la nuova impostazione dell’Amministrazione USA. Gli Otto Grandi, riconfermando che la ”realizzazione di una pace giusta, durevole e globale per il Medio Oriente rimane fondamentale per la comunita’ internazionale”, rinnovano il completo appoggio alla ” soluzione dei due stati”, che permetta allo stato di Israele di ”vivere in pace e sicurezza” e di creare ”uno stato della Palestina , in cui il popolo palestinese possa decidere il proprio destino”. E’ indubbiamente una svolta riguardo al Medio Oriente ed è stata approvata in serata.
Prima di recarsi a L’Aquila il presidente USA non ha mancato di dare una botta al Cavaliere. Lo ha fatto per inteposta persona, tributando al Presidente Napolitano un elogio ostentato e plateale.
Dopo un faccia a faccia di 35 minuti al Quirinale, più un incontro altri dieci insieme alle rispettive delegazioni, davanti ai giornalisti Giorgio Napolitano e Barack Obama, che non si erano ancora incontrati, hanno mostrato un buon feeling personale e hanno sottolineato la “forte convergenza” che lega Italia e Stati Uniti sulla necessità di un ruolo più incisivo dell’Europa, sulle ricette per superare la crisi economica, sulla gestione delle crisi internazionali. Ed è qui che ha inserito delle considerazioni che, intepretate a contrario, suonano critiche per Berlusconi. Il presidente americano ha voluto attestare la stima e “l’integrità morale” del presidente italiano. Napolitano, ha detto Obama, ha “una reputazione meravigliosa” e merita “l’ammirazione di tutto il popolo italiano, non solo per la sua carriera politica, ma anche per la sua integrità e gentilezza: è un vero leader morale e rappresenta al meglio il vostro Paese”. Obama, appena arrivato in Italia da Mosca, per partecipare all’Aquila al G8, ha mostrato la sua considerazione prolungando la visita al Quirinale. Era stato previsto appena un quarto d’ora per una stretta di mano, invece è passata più di un’ora. Inoltre, si è presentato al Quirinale insieme alla first lady Michelle. Durante il colloquio, Michelle Obama è stata intrattenuta da Clio Napolitano, che l’ha definita “espansiva, cordiale, brillante, molto allegra e alla mano”.
Napolitano si è detto “profondamente compiaciuto”, della visita e ha dichiarato l’apprezzamento dell’Italia tutta, senza distinzioni di schieramento per le prime iniziative dell’ amministrazione Obama, ha ricordato che da “moltissimo tempo” anche la scelta di stare al fianco dell’alleato americano gode della stesso “larghissimo” consenso e recentemente questo consenso riguarda anche la partecipazione alle missioni internazionali di pace. Il presidente italiano ha augurato buon lavoro per il vertice degli Otto che inizia oggi, sottolineando che sulle ricette per superare la crisi economica c’é “una forte convergenza di vedute e di proposte fra il presidente Obama, la sua amministrazione e il governo italiano”. Obama. Napolitano e Obama si sono salutati con un arrivederci alla cena che il presidente della Repubblica offrirà agli Otto Grandi domani sera a L’Aquila.
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