Roberto Mirasola
Domenica 22 ottobre si è votato nelle province autonome di Trento e Bolzano e l’esito elettorale, ancora una volta, è in continuità con il voto nazionale: la destra è vincente.
Questo continuo riconfermarsi della destra dovrebbe creare qualche preoccupazione nella dirigenza politica del campo largo nostrano. In quanti hanno chiara l’importanza della partita in gioco? Quanti sono veramente consapevoli della necessità di un cambiamento di tendenza politica che darebbe un forte segnale sia a livello nazionale sia a livello europeo. Il campo largo vincente in Sardegna darebbe una prospettiva diversa e dimostrerebbe che la destra può essere battuta se si è uniti e si crea un consenso con persone credibili e un progetto serio.
Invece succede che si alimenta, irresponsabilmente il caos. Si crea un tavolo politico, si danno di volta in volta delle regole, ma queste sono regolarmente disattese e il peggio è che lo si fa a mezzo stampa mandando per aria il lavoro incessante di chi, senza voler salire alla ribalta, lavora per unire.
Certo non porta nessun giovamento parlare di cartelli elettorali. Ma poi la domanda è legittima: come mai il problema è posto ora e non a giugno? Si dice che il candidato/a Presidente deve avere determinati requisiti, si dice anche che ciascuna forza politica potrà esprimere una candidatura, ma poi i nomi si moltiplicano e si mettono in piazza senza nessun riguardo. Ma ancora, qual è il senso, se si sta costruendo un programma progressista di aprire a chi da tempo ha una sua idea, legittima ci mancherebbe, che però pone al centro il civismo con aperture che vanno dal centro sino ad arrivare ai nostalgici di Forza Italia. Tutto questo aiuta? Io credo che alimenti la confusione negli elettori che sempre più hanno difficoltà a comprendere quanto sta accadendo.
Si dice ancora che le decisioni devono essere prese in Sardegna ma si fanno viaggi a Roma per chiedere le primarie, visto che queste non vengono ritenute idonee dallo stesso PD sardo che privilegia l’unità della coalizione.
Si parla tanto di buona politica però difficilmente si è conseguenziali a quello che si dice. Sicuramente il rinnovamento è una buona pratica, sicuramente non si può pensare che la politica sia un lavoro e che si possa stare sine die dentro le Istituzioni visto che queste appartengono al popolo. La politica non può e non deve essere un lavoro e questo va detto con chiarezza. Chi ha ricoperto per tanto tempo incarichi Istituzionali importanti dando anche molto, deve comprendere che lavorare per costruire è fondamentale, perché serve un ricambio anche generazionale che possa creare una nuova classe dirigente di sinistra capace di affrontare le sfide del futuro.
1 commento
1 Franco Meloni
26 Ottobre 2023 - 08:40
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