Libertinaggio e commercio delle indulgenze

9 Luglio 2009
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Andrea Pubusa

Sarà perché il presule che l’ha pronunciata si chiama Crociata, sarà perché le condotte del Cavaliere sono ben note, ma non riesco ad unirmi al plauso che dal centrosinistra viene in favore della Chiesa per l’accusa di libertinaggio a Berlusconi. Che strano paese l’Italia! La chiesa, quando è oscurantista, ha il plauso del centrodestra, quando è progressista lo ha dal centrosinistra. Insomma, qualunque cosa dica ha sempre dalla sua una buona fetta d’italiani. E tutti i politici fanno a gara a mostrarsi fedeli e osservanti.
Ma quando attacca lo sfoggio di ”libertinaggio gaio e irresponsabile” del cavaliere la chiesa è oscurantista o progressista? Il libertinismo è sinonimo di libertà dei costumi, sopratutto in materia sessuale contro le impostazioni tradizionali e bigotte. Ed allora perché plaudire alle parole del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata? Se Berlusconi è libertino e lussurioso, sono affari suoi. E del resto, come spesso è successo nella storia, la Chiesa ha chiuso gli occhi sulla condotta depravata dei potenti in cambio di favori. E così ha fatto anche col cavaliere. Lo ha preferito al buon Prodi, tutto casa, famiglia e chiesa, per la sua spregiudicatezza nell’approvare le direttive d’oltretevere, nonostante il suo notorio ed esibito status di puttaniere.
Se c’è un aspetto dunque da condannare nella condotta del cavaliere è la sua falsità, la sua doppiezza morale. Partecipa e plaude al family day, mentre organizza a casa sua adunate di donzelle, reclutate con cura certosina in tutta Italia. Nella doppiezza però è accomunato alla chiesa che è stata al gioco, venendo meno al suo ministero, per convenienza e per gelido calcolo. Dunque Monsignor Crociata dovrebbe fare anzitutto autocritica perché il commercio non si può far da soli; il commercio richiede almeno  due parti. E dunque il premier lo ha fatto, oltre che con le escort, con la chiesa.
Altra cosa è invece la denuncia della gravità dei comportamenti “quando sono implicati minori”. Qui è la morale laica ad essere coinvolta. E certo anche noi laici “dobbiamo interrogarci tutti sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a intere nuove generazioni. E innocenza vuol dire diritto a entrare nella vita con la gradualità che la maturazione umana verso una vita buona richiede senza dover subire e conoscere anzitempo la malizia e la malvagità. Per questa via - anche per noi - non c’è liberazione, come da qualcuno si va blaterando, ma solo schiavizzazione da cui diventa ancora più difficile emanciparsi”. Sennonché noi abbiamo sempre messo in guardia dall’influsso nefasto del berlusconismo sugli stili di vita e sulla cultura diffusa, mentre la Cei lo ha celato e lo scopre solo ora, quando non può farne a meno a fronte delle conclamate spericolate e maniacali esibizioni del premier. Comunque meglio tardi che mai. Speriamo però che stavolta non ci sia ancora il mercato delle indulgenze.

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