Carbonia. La città nel Rapporto sul comunismo alla Fondazione Rockefeller

1 Ottobre 2023
1 Commento


Gianna Lai

Oggi, domenica, nuovo post sulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.

Lo sguardo degli americani. Dal Rapporto sul comunismo alla Fondazione Rockefeller: Le miniere, Carbonia. “Perché i minatori rappresentano il gruppo proletario più evoluto dell’isola, cioè quello che più si può avvicinare a quello dei lavoratori industriali di Torino e Milano”. La città sotto la lente dell’Erlass.

La città di Carbonia nel Rapporto sul comunismo alla Fondazione Rockefeller, redatto il 7 gennaio 1949 da M.R. Chesney, dell’ufficio pubblico dell’Erlass, “su indicazione dello stesso sovrintendente Joshua Logan, cui lo ha richiesto il direttore generale della Fondazione”. Eugenia Tognotti in Un progetto americano per la Sardegna del dopoguerra, lo riporta integralmente, dopo le sue importanti considerazioni su Il “Sardinian project”, l’Erlass e i comunisti sardi in piena guerra fredda“.
La presente relazione tratta sopratutto del comunismo in Sardegna; …nei termini in cui è stata commissionata, la relazione ha il fine di studiare quali effetti possa avere il comunismo sulla Fondazione Rockefeller, ed è qui in Sardegna, nel progetto Erlass che, al momento, tali effetti si potrebbero avvertire”: così l’esordio dell’autore. Nel paragrafo Origini, un breve passaggio su Antonio Gramsci, “il fondatore del comunismo italiano”, e sulla nascita del socialismo “in Sardegna, che si era sviluppato nella zona mineraria sud-occidentale”, e sulla nascita del Partito Sardo d’azione, “ che raccoglieva consensi sopratutto tra i lavoratori agricoli”. E poi il fascismo e poi il 1943. “Nel 1943, dopo oltre vent’anni di repressione sistematica, la situazione era radicalmente cambiata in favore dei comunisti. I vecchi partiti erano spariti e si era creato un vuoto politico che il Pci, riorganizzato in virtù dei suoi metodi e dei suoi obiettivi teorici, poteva riempire in modo ammirevole”. E il ruolo di Velio Spano, nella riorganizzazione del Partito, e il suo ruolo nell’isola, “il partito in Sardegna ha fatto rapidi progressi sotto la sua direzione, specialmente nel Sulcis, dove la politica di infiltrazione in posizioni di prestigio nei sindacati dei minatori è stata particolarmente efficace”. Quindi Le miniere, dove sopratutto è forte la presenza della sinistra: “Un cenno al carattere del bacino minerario del Sulcis, giacché non si può comprendere la situazione politica della Sardegna se non in relazione alle particolari caratteristiche che esso presenta”, frutto dei movimenti popolari di fine ottocento - primi novecento nelle zone minerarie dell’Iglesiente. “E’ dagli uomini di queste miniere che il vecchio Partito socialista italiano ha ricavato la sua forza in Sardegna. Tra loro sopravvivono tuttora le tradizioni di sindacalismo e solidarietà, il che contribuisce ad aumentare il potere di chiunque controlli le segreterie dei sindacati”. Perché “i minatori rappresentano il gruppo proletario più evoluto dell’isola, cioè quello che più si può avvicinare a quello dei lavoratori industriali di Torino e Milano, dove ci son stati segnali molto evidenti di oscillazione, dal blocco dominante del Pci, in direzione della socialdemocrazia di Saragat”. E poi il paragrafo intitolato Carbonia, “C’è un grande strato di carbone, a basso grado di bitume e ricco di composti dello zolfo, vicino al centro minerario di Carbonia, una città di circa 60.000 abitanti”. E ritorna l’autore alla fondazione della città e all’autarchica messa in atto dal regime fascista, alla propaganda del tempo, “per dare una parvenza di fattibilità a questa politica economica illiberale”, esprimendo anche un giudizio preciso sull’insediamento, “in realtà lo sfruttamento di queste miniere non è mai stato giustificato in termini commerciali, se non, forse, come fonte di energia elettrica”.
E poi il reclutamento di parte della popolazione di Carbonia: “Per mezzo di liste compilate da funzionari provinciali di polizia,… selezionate persone note come dissidenti politici o con tendenze delinquenziali. Queste persone son state scelte in diverse comunità di tutta Italia e invitate in modo energico a trasferirsi in Sardegna. Così il nuovo Stato italiano, erede del regime di Mussolini, si è trovato di fronte e a una popolazione selezionata, contenente un’alta percentuale di criminali e di estremisti politici, impegnati in un lavoro che si poteva considerare soltanto come un’elemosina e relegati in un angolo sperduto di una provincia arretrata, in un’isola che non offriva alcuna occupazione alternativa verso la quale si potesse convenientemente orientare la popolazione”. Sicché, di nuovo la durezza del giudizio sugli esiti anche immediati dell’insediamento “Carbonia è stata generalmente considerata un problema costoso sin dai tempi della guerra”, insediamento definito come mostruosità economica nel passaggio successivo dedicato alle sinistre: “Per i comunisti l’apparizione di Carbonia sulla scena sarda del ventennio è stata una fortuna politica; essi sostengono che circa il 25% di tutti i loro iscritti nell’isola viene da Carbonia. In realtà però, a causa della possibilità di manovra politica che deriva ai comunisti dal controllo dei sindacati e delle amministrazioni municipali, questa cifra non dà la misura di quanto questa mostruosità economica contribuisca alla loro causa. E’ probabile che essi siano ulteriormente favoriti dall’atteggiamento intransigente della compagnia mineraria Carbosarda”. E qui il sarcasmo, e la severità insieme, nel definire il ruolo dei dirigenti della miniera, del tutto incapaci di stabilire relazioni con le maestranze, fino al ricorso continuo all’intervento delle forze dell’ordine per poterne controllare lil movimento: “Questa organizzazione che è cobeneficiaria, insieme ai minatori, delle tasche dei contribuenti, sembra essere animata dalle seguenti considerazioni: 1) che il miglior modo di stabilire un rapporto con una forza lavorativa, già esasperata, consista nel portarla ad una condizione in cui si renda inevitabile un’azione diretta della polizia; che negare diritti e privilegi ai membri delle organizzazioni dei lavoratori, attualmente controllati dai comunisti, li metterà in grado di favorire la crescita dei nuovi modelli di sindacato connessi al partito di governo. Certamente la loro politica sembra adatta a determinare un continuo inasprimento delle relazioni tra lavoratori e imprenditori, su problemi di scarsa rilevanza, sopratutto in relazione ai piccoli e quasi tradizionali privilegi dei lavoratori. Al momento è in corso uno sciopero bianco”. E, in chiusura del paragrafo, “ la situazione del Sulcis vede due gruppi di lavoratori industriali, i minatori dei metalli e i minatori del carbone. Il primo è formato sopratutto da sardi, il secondo sopratutto da continentali. Il primo è più evoluto del secondo e forse leggermente più incline di quello alla legalità; entrambi sono sotto il controllo del Partito comunista, in grado di esercitare la sua influenza grazie ai sindacati, piuttosto che direttamente attraverso il reclutamento partitico. Nel resto della Sardegna il quadro è del tuttto diverso”.

1 commento

Lascia un commento