Carbonia. I bambini di Carbonia, i bimbi di Gramsci. Nadia Spano, “Noi donne facevamo il nostro lavoro in mezzo all’ostilità e qualche volta al sabotaggio delle autorità, senza mezzi, senza esperienze precedenti, armate soltanto del nostro entusiasmo”

30 Luglio 2023
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Gianna Lai

Ultima domenica di Luglio, ultimo post dal 1°.9.2019, sulla storia di Carbonia prima della sospensione ad agosto.

E’ dopo il lungo sciopero del 1948, i 72 giorni, che dai luoghi del Sulcis in cui si patisce la fame cominciano a partire i bambini verso le abitazioni di contadini e operai del Nord Italia. Fortemente solidali, comunisti e socialisti in prevalenza, all’interno di un movimento che avrebbe interessato all’incirca 70.000 bambini poveri in tutta la Penisola. Fino al viaggio inverso, da Nord a Sud, dei bambini del Polesine durante l’inondazione del 1952. L’Udi ad organizzare e poi a descrivere quel moto di aggregazione sociale che coinvolge i partiti della sinistra nel suo complesso, come leggiamo in Cari bambini vi aspettiamo con gioia, Il movimento di solidarietà popolare per la salvezza dell’infanzia negli anni del dopoguerra, a cura di Nadia Gallico Spano, Angiola Minella, Ferdinando Terranova. Così dalla prefazione di Giovanni Berlinguer, “Per le devastazioni della guerra o per miseria cronica o per scioperi e licenziamenti o per calamità naturali, molte famiglie si trovarono in quel periodo prive di ogni sussistenza, ai limiti della fame e della disperazione. Il Pci e varie associazioni popolari promossero allora, su larga scala, quelli che la Dc chiamò rapimenti dell’infanzia e che furono in verità accoglienza e ospitalità nelle famiglie di lavoratori più fortunati, di bambini e ragazzi poveri e poverissimi. In questo libro il racconto del passaggio di bambini torinesi e milanesi in Emilia Romagna, la straordinaria migrazione di dodicimila scugnizzi napoletani in Toscana e nel Nord, il trasferimento in continente dei figli dei minatori sardi impegnati in epici scioperi,… fino all’ospitalità offerta nel 1951, in tutta Italia, ai bambini salvati dalle alluvioni del Polesine”. E spiega il libro come e perché il Pci divenne, “nelle zone in cui mancava una tradizione rivoluzionaria, partito di popolo, a testimoniare quali forme esasperate e inumane abbia assunto negli anni del dopoguerra l’offensiva DC contro tutto ciò che di buono e di nuovo i comunisti portavano nella società italiana…. Può valere come esempio di campagne politico sociali servite, dopo l’unità incompiuta del Risorgimento e dopo le lacerazioni della guerra, a costruire una coscienza nazionale, può stimolare riflessioni critiche sui legami fra lotta di classe politica e solidarietà umana e esigenze dei cittadini”,
Così nel racconto di Nadia Gallico Spano, parlamentare e responsabile regionale femminile del Pci, contenuto in questo libro al paragrafo
Dalle miniere sarde quando, dopo i 72 giorni, anche all’isola si estese, l’iniziativa dell’ospitalità familiare: “l’offerta di ospitare bambini sardi da parte di lavoratori di Torino e dell’Emilia ci giunse dopo che questa iniziativa era già stata attuata in molte regioni d’Italia. La lontananza dell’isola dal Continente attutiva l’eco delle condizioni di vita del popolo sardo; il suo isolamento acuiva tutte le difficoltà di rapporti, non ultima quella derivante dal costo del viaggio,… la traversata in mare con le navi di allora e la loro scarsa frequenza!…La proposta quindi che pervenne all’inizio del 1949 di inviare un centinaio di bambini a Torino e in Emila ci riempì di gioia e di problemi. Quali domande accogliere? Chi scartare e per quali ragioni?… Alla fine riuscimmo a compilare un elenco di 100 tra i casi più disperati… Naturalmente, sebbene lo avessimo richiesto, la provincia e le prefettura negarono qualsiasi aiuto e cercarono di ostacolarci;… era inutile rivolgersi alle organizzazioni sindacali o ai partiti operai spremuti fino all’osso dallo sforzo di solidarietà con i lavoratori in lotta… Spinta dalla disperazione, perchè la partenza sembrava ormai compromessa, chiesi di essere ricevuta da Einaudi, allora presidente della Repubblica. Ci andai insieme al compagno Polano. Dopo aver ascoltato le condizioni di miseria dei bambini e le ragioni della nostra iniziativa,… Einaudi si strinse nelle spalle e disse che nessun regime politico o sociale avrebbe mai risolto questo problema”, riferendosi alla chiusura delle miniere di Carbonia e allo sfollamento degli operai. “Spiegai quindi quali erano le nostre esigenze e chiesi esattamente la somma che ci mancava per l’acquisto dei biglietti, non una lira in più. Einaudi me la promise e qualche giorno dopo ricevetti alla Camera l’assegno presidenziale”.
E sono le dirigenti comuniste Bianca Sotgiu e Peppina Mura ad accompagnare i bambini del Sulcis: “a Torino trovammo le famiglie ospitanti che ci attendevano alla stazione, ognuna con un giocattolo in mano, affinché il bambino avesse subito qualcosa di suo”. In Emilia, “arrivati alla stazione, fummo accolti dalle donne emiliane che abbracciavano i bambini piangendo e che ci portarono in una sala dove era organizzata una festa”. Ancora Nadia Gallico Spano, “per la generosa Emilia essi evocavano la terra da cui era venuto Antonio Gramsci e, non solo per distinguerli dagli altri, ma a conferma di questo legame, li chiamavano i
bimbi di Gramsci:… facevamo il nostro lavoro in mezzo all’ostilità e qualche volta al sabotaggio delle autorità, senza mezzi, senza esperienze precedenti, armate soltanto del nostro entusiasmo, poiché non ci limitavamo alla denuncia della fame dei bambini”
Tornando ancora al libro, significativo il paragrafo
Scelba e i bambini, le condizioni dell’infanzia e i suoi bisogni, nel contesto della mobilitazione popolare contro la fame: “un problema politico di portata generale di fronte al disinteresse del governo. A Roma e a Napoli manifestazioni di donne, cortei di mamme e di bambini”, mentre il ministro dell’interno rifiutava il passaporto a 375 bambini invitati, nell’estate del 1950 in Austria e nelle democrazie popolari, per iniziativa dell’Anppia, l’Associazione nazionale perseguitati politici antifascisti”. A seguire due Convegni dell’UDI nei primi mesi del 1951 sull’assistenza all’infanzia, con inchieste di massa nei quartieri delle città e nelle campagne e la collaborazione dei Pionieri Italiani, dei comuni di sinistra e di tutto il volontariato popolare proveniente dal sindacato “Al 1950 tre milioni di bambini senza casa, 700.000 non frequentanti la scuola dell’obbligo, 500.000 gli orfani privi di assistenza, 10.000 i ragazzi rinchiusi in istituti di rieducazione”. Un posto speciale, dunque, dedicato alla “solidarietà per l’infanzia nelle lotte del lavoro,… tra il ‘48 e il ‘51, che strettamente si intrecciano ai grandi movimenti per la pace e per la difesa delle libertà costituzionali”. E alle “lotte per la terra e alle mobilitazioni di massa in difesa del lavoro industriale a causa di chiusura, senza alternative, di interi centri produttivi come quelli minerari” E al “licenziamento di decine di migliaia di lavoratori, in particolare nell’industria siderurgica, con la dispersione di un patrimonio prezioso di risorse materiali e di capacità umane,… in una situazione di altissima disoccupazione, senza alcun programma nazionale di organiche trasformazioni produttivo-tecnologiche, né di riforme strutturali” Carbonia ne viene direttamente coinvolta e si conserva il rapporto intimo tra le famiglie ospitanti e i bambini del Sulcis, il ricordo di quella vicenda e di un Nord così aperto all’accoglienza, così memore di continua reciproca solidarietà tra i minatori sardi e gli operai delle sue grandi fabbriche.

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