Centrosinistra e sinistra, quante sigle! Perchè alle elezioni non unire tutti con un accordo tecnico?

12 Luglio 2023
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A.P.



Il 7 si e’ riunito il tavolo del centro sinistra, il 24 si riunira’ quello della sinistra. Quanto affollamento! Piu’ o meno ci sono 60/80 soggetti che pretendono di rappresentare i sardi. Bene l’abbondanza, ma il troppo - come suol dirsi - storpia. A me sembrano troppe. Forse molte farebbero bene a svolgere un’azione politico-culturale e lasciare ai partiti la rappresentanza politica. Questa situazione mi ha fatto capire meglio le scelte di Lenin. Il Partito operaio socialdemocratico russo, aderente alla Seconda internazionale, all’inizio del ‘900 era diviso in varie fazioni. Le due piu’ importanti - com’e’ noto - furono  i bolscevichi e i menscevichi. Agivano come partiti separati e autonomi all’interno di una stessa sigla, poi c’erano una miriade di piccoli gruppi con relativi leaders. Lenin capi’ che cosi’ frazionati i rivoluzionari non avrebbero mai potuto vincere, mai potuto battere la ferrea autocrazia zarista. E cosi’ procedette ad una  “semplificazione”, formando il partito comunista. E vinse.
Certo qui non abbiamo di fronte lo zarismo, una maggiore articolazione delle forze e’ accettabile e forse necessaria. Ma anche qui ci vuole uno sfoltimento, fermo restando che servono tutte le energie per battere la destra. Molti di noi elettori di sinistra, anche con ruoli rilevanti in passato, non sono da tempo iscritti a partiti, però posso
no dare una mano in vario modo, col lavoro culturale e con un sostegno politico esterno. Ma siamo confusi dalla sovrabbondanza di sigle. Io, per esempio, sono molto vicino alle posizioni di RC su pace e lavoro, mi va bene anche il M5S,  mi piace Orizzonte sinistra di Pietro Pani e anche Sinistra futura, ma sono in forte dissenso col PD, che sulla guerra e’ appiattito  sulle posizioni della Meloni. Sul lavoro poi e’ responsabile del grave arretramento degli ultimi dieci anni. Non dimentico inoltre che dal PD è venuto uno degli attacchi più seri alla Costituzione (Renzi nel 2016 ha replicato la Buonanima del 2006). Ciononostante mi chiedo: perche’ non si uniscono quelli del tavolo del 14 e quelli del tavolo del 24? Capisco l’obiezione: non e’ possibile un programma comune.  Tuttavia, la legge elettorale truffa fa vincere chi ha un voto in piu’. Bisogna fare alleanze anche solo tecniche. Se non e’ possibile un programma comune, si puo’ ancora rimediare, tentare di unire con un contratto elettorale in cui, mantenendo ogni parte la sua fisionomia politica, si indica cosa si deve e cosa non si deve fare. Un contratto vincolante anzitutto per il presidente che guida la coalizione.
Noi che siamo fuori dai consessi decisionali vorremmo sapere, vorremmo concorrere a formare un polo unitario vincente, pur nelle diversita’. Anche perche’ questo e’ il vero antidoto all’astensionismo. Un elettore attivo  è un moltiplicatore di voti. Telefona agli amici, chiama le zie e i nipoti o i nonni, lancia riflessioni ragionevoli e convincenti. In una parola, crea un clima positivo, fa vincere. Oppure veniamo tentati o costretti anche noi a stare con le mani mano. A guardare.

 

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