Massimo Marini
Ignazio Marino ha deciso di candidarsi. I cittadini italiani, quelli di sinistra, quelli di centrosinistra, quelli semplicemente antiberlusconiani, quelli che vogliono quantomeno avere l’opportunità di sperare in un’altra Politica per questo Paese, non possono che rallegrarsene. A breve sapremo quale sarà nel dettaglio la proposta di Marino, ma intanto c’è senza alcun dubbio da rallegrarsi del fatto che finalmente qualcuno di estraneo all’apparato concorrerà alla massima carica del maggior Partito italiano di opposizione, l’unico in grado ad oggi di proporre un’alternativa concreta di Governo. E concorrerà se non ad armi pari, almeno inizialmente, quantomeno con la possibilità di giocarsi una chance. Quella che la base dovrà dargli quale outsider di una corsa il cui esito sembrava già scritto, ma che ora invece può assumere i contorni della “portata storica”. Ci troviamo davanti ad un evento che assomoglia parecchio ad un’ultima chiamata, perduta la quale ci dovremo rassegnare come minimo ad altri vent’anni di dualismo D’Alema - Berlusconi, con tutto ciò che di deprimente ne concerne. Ignazio Marino non è il messia, non è nemmeno l’Obama italiano, ma è un cittadino serio, preparato e credibile, un professionista fuori dagli schemi tradizionali e dai giochi di potere interni al PD, l’unico in grado di raccogliere il consenso della base, dei circoli, dei giovani ma anche dei “meno giovani” democratici italiani. Ora non ci sono più scuse, per nessuno. C’è un candidato credente che difende la laicità, un estraneo ai giochi di palazzo, con una fedina penale e politica limpidissima. Non è un ex di nulla, è giovane, ed è espressione diretta della base. Diventa quasi un dovere civico sostenerlo se si vuole riaccendere la speranza di salvare il salvabile in questo Paese. Sosteniamo Marino quindi: gli iscritti con il semplice voto o in modo più attivo con i comitati, il popolo di sinistra e di centrosinistra con il sostegno alle primarie. Non esistono se o ma, non esistono alternative concrete per ridare speranza all’area progressista e riformista, e di riflesso a tutto il popolo italiano.
5 commenti
1 Carlo Dore jr.
8 Luglio 2009 - 09:25
Caro Massimo,
lo spirito del tuo intervento a sostegno della candidatura di Ignazio Marino è senz’altro apprezzabile, anche perchè espressione di quell’estremo bisogno di rinnovamento che tutti (almeno tutti quelli che si collocano a sinistra: non so se il discorso valga per berlsuconiani, filo berlusconiani, sardo-berlusconiani e per il resto di quella variegata fauna che caratterizza lo scenario politico nazionale e locale) avvertiamo e condividiamo. Venendo al merito della questione, la scelta (assolutamente rispettabile) di Marino di correre per la segreteria del PD mi lascia perplesso per tre motivi:
1) rappresenta, almeno a mio avviso, una candidatura “settoriale”, improntata cioè tutta sulla difesa del valore della laicità e della tutela dei diritti civili. Si tratta, ovviamente, di temi fondamentali per un partito di sinistra (o presunto tale); ma si tratta pur sempre di valori da inquadrare nell’ambito di una più ampia idea di partito, di una strategia complessiva che, almeno al momento, a Marino sembra mancare.
2) Marino è sostenuto da un gruppo di “giovani” (i c.d. “quarantenni”) che battono molto sulla necessità del rinnovamento. Necessità, come dicevo, sacrosanta: ma per condurre una battaglia di rinnovamento, è necessario che ci sia qualcosa da rinnovare. La questione del rinnovamento della classe dirigente doveva essere posta con forza all’interno dei DS, cioè di un partito già strutturato, già dotato di una identità precisa, che parlava ad una fetta di Paese ben delineata. Con riguardo al PD, avverto un’urgenza diversa: la sfida non è “rinnovare” un partito già esistente, è “costruire” ex novo un partito di fatto mai nato! Per questo, a Marino sento di preferire Bersani: perchè - come ho evidenziato nel mio articolo di ieri - avverto la necessità di fare riferimento ad un partito “vero”, prima ancora che di un partito “nuovo”.
3) Nel tuo interessante intervento poni il tema, molto “di moda” in questi giorni, della “contestazione agli apparati”. E’ una battaglia che, a prima vista, non può che essere condivisa. Ma, avendo militato in un partito e avendo visto come in linea di massima ragionano le persone che si muovono all’interno dei partiti, voglio metterti in guardia. Molti di quelli che criticano gli attuali “apparati” sono già parte di quegli stessi “apparati”: sono parlamentari, consiglieri regionali, eurodeputati. Il loro intento, a mio avviso, non è dunque quello di “smanetellare l’apparato”: è quello di sostituirsi, all’interno dell’apparato, agli attuali quadri di comando. E qui nasce il mio scetticismo: siamo sicuri che la nuova generazione possa garantire un autentico rinnovamento, costituendo una classe dirigente all’altezza della situazione? Chi sono questi “quarantenni”? Intendono davvero la politica come spirito di servizio, o vogliono soltanto guadagnare posizioni di potere? Davvero è possibile fare una distinzione tra “buoni” e “cattivi”?
Il dibattito che, sono certo, porteremo avanti in questi mesi (sui nostri blog personali come su questo sito) forse contribuirà a dissipare le mie incertezze.
Per ora, ti saluto con amicizia.
C.
2 Giulio C.
8 Luglio 2009 - 13:10
massimo, ma come si fa a sostenere qualcuno senza aver letto neanche il programma? E te lo dico, perchè tutt’ora sono incerto.
Già dovremmo dire che i programmi, forse, sarebbe meglio scriverli insieme, e non farli scendere solo dall’alto (e vale per tutti)….
Per ora io ho letto l’intervento programmatico di Bersani, credo che in quell’intervento sia presente molto di quello che penso del partito, di come costruirlo, di come produrre vero rinnovamento (che dev’essere una cosa sistemica e non estemporanea), un programma serio di politica economica, un programma “culturale” basato sull’apertura alle “identità” e alla sinistra che sta affianco al pd.
Adesso aspetto quello di Marino, senza pregiudizi,e anzi con un’attesa positiva. Credo anche che le 2 mozioni possano poi, in futuro, trovare un’unità.
p.s. sto ascoltando l’intervento della Barracciu da Veltroni. Di sicuro so contro cui combattere http://www.youdem.tv/VideoDetails.aspx?id_video=5e00d22b-5faf-4175-a8ae-dfd54d153a95
3 Massimo Marini
8 Luglio 2009 - 23:18
Signori è ovvio che parliamo di una candidatura “autorizzata”, come ho già commentato nel pezzo di Carlo pro-Bersani. Così come è naturale che per ora la proposta Marino sia incentrata su ciò che lui conosce al meglio, ovvero la questione dei diritti, della laicità, dell’etica, etc. La proposta di Marino deve ancora prendere un po’ corpo e sostanza, non c’è alcun dubbio. Ma un paio di punti fermi mi pare di poterli definire: 1. è una candidatura di rottura, al di là dell’anagrafe che personalmente non mi ha mai interessato, con quel modo di fare politica che ci ha portato dove siamo, ovvero vicini al tracollo definitivo; 2. è una personalità in grado di rinfrescare le cariche, che pure rimangono tali ovviamente, con tutte le implicazioni legate al “potere” che conosciamo; 3. le altre due candidature sono prive della necessaria credibilità per rilanciare il progetto progressista in Italia. Rimproveriamo spesso ai nostri concittadini (specie di centrodestra) di avere scarsa memoria storica ma poi siamo i primi a non voler ricordare ciò che ha rappresentato D’Alema per la sinistra in Italia, o ciò che l’UDC, futuro alleato di un PD targato Franceschini, rappresenta oggi per questo Paese. Troppe volte siamo rimasti fregati, specie noi più giovani e inclini a farci “infogare” dalle parole “di sinistra” da programmi progressisti che tali sono rimasti solo sulla carta. Marino può essere il perno sul quale fare leva per scoperchiare quel tappo che opprime la base dell’altra Italia, il cardine attorno al quale costruire un progetto di rilancio dell’azione politica progressista post-ideologica, perché le ideologie del 900 sono morte, ripartendo dai valori condivisi per costruire le nuove idealità. Non aspettiamo che Marino ci dia la ricetta a tutti i mali del centrosinistra, del PD, dell’Italia. Aiutamolo a costruire il nuovo centrosinistra, il nuovo PD, la nuova Italia. Allo stato attuale, abbiamo solo da guadagnarci.
4 Giulio C.
9 Luglio 2009 - 11:42
1. E cosa ha rappresentato Bettini per l’Italia? E i giovani che sostengono Marino, che stavano sotto il palco di Veltroni sognanti?
Se iniziamo a fare a dare voti all’identità di tutti rischiamo solo l’implosione.
2. L’alleanza con l’udc è più probabile, se è per questo, con Bersani che con Franceschini. Di sicuro il primo che l’ha cercata è Vendola.
E’ una questione di numeri. Se vogliamo invertire velocemente l’egemonia culturale delle destre, oltre a pensare alla nostra identità, dobbiamo prendere il potere. E da lì non se ne esce. E’ naturale che con l’udc si può fare solo un pezzo di strada con paletti ben precisi.
3. Io ad un progetto post-ideologico non partecipo. Il post-ideologismo è un tipo di ideologia (Fukuyama e tutti i filosofi “liberali”) che ci ha portato proprio dove stiamo, con la sinistra europea ai minimi termini. Ed è servita a nascondere la politica più classista del dopoguerra.
Ed ha ragione Bersani a dire che oggi vincono le ideologie. Il tremontismo, il leghismo, il berlusconismo. E la rinascita dei movimenti populisti di estrema destra. La sinistra americana riscopre Marx, riscopre Keynes, riscopre Gramsci. E noi andiamo a seguire un modello, appunto postideologico, che con Clinton e con Blair ha portato il mondo alla crisi finanziaria.
Il centro sinistra ha un solo punto, oggi che lo favorisce rispetto alla destra. La sua storia, il suo passato. Finiamola di buttarla (assieme alle strutture materiali connesse -sindacati, cooperative etc.etc.) e in questo paese continueremo ad essere, al massimo, la terza gamba delle destre. Come succede oggi in consiglio regionale sardo.
Proviamo a costruirla una nuova ideologia, sul sostegno dei nostri giganti, sulla diversità, sulla pluralità degli approcci.
p.s. anche la laicità è un’ideologia, filosoficamente parlando, e storicamente etichettabile.
5 Massimo Marini
10 Luglio 2009 - 07:31
Premettendo che i giovani che stavano sotto il palco ad applaudire Veltroni probabilmente oggi staranno sotto il palco ad applaudire Franceschini (Serracchiani compresa), nessuno dice di buttare la storia dalla finestra, mi pare naturale. Nessuno vuole resettare nulla, anzi. Qui si parla di costruire idealità nuove partendo naturalmente dalla base di ciò che il passato ci ha lasciato in eredità. Idealità nuove significa non solo obiettivi nuovi e a passo con le esigenze di un tempo diverso da quello della seconda metà del novecento, ma anche soluzioni nuove, in linea con le esigenze di cittadini, ambiente, economia. Ma al di là dei termini più o meno filosofici, ci troviamo davanti ad un bivio epocale: continuare nella strada fin qui tracciata da D’Alema & C. - che senza tema di smentita si può definire fallimentare e disastrosa - o provare a costruire qualcosa di diverso (visto che la parola nuovo è tabù), iniziando ad esempio ad applicare con convinzione ciò che c’è scritto nello Statuto, nel Codice Etico e nel Manifesto dei valori. Sarebbe un inizio. Tutto sommato penso sia un buon segno questo nervosismo che sbatte in faccia sterili accuse di nuovismo e assenza di background a Marino e a chi lo sostiene. E’ stato proprio Berlinguer ad insegnarci che ogni tanto è necessario “scartare in avanti” per riprendere a fare politica con la P maiuscola. Ah già, ma la premiata ditta D’Alema / Rutelli ha preferito metter su Craxi nel famigerato Pantheon, piuttosto che Berlinguer. Chi sostiene Marino potrà dire di averci provato a ripulire la pratica politica, per non trovarsi più davanti un PD sbiadito, anzi direi bianco che più bianco non si può, colluso, inciucioso, e che legittima un signore di nome Silvio Berlusconi.
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