Il 1° dicembre processo per i fatti del 14 luglio. 62 gli imputati, Sindaco, segretario della Camera del lavoro e segretari di sezione Pci, Psi e Psd’azs: 25 in stato d’arresto da un anno. Nel collegio di difesa Asquer, Jago Siotto e Lelio Basso. Tra gli imputati Luciana Ledda, prossima al parto, è stata ricoverata nell’infermeria del carcere: “Nuove figure di combattenti in città, i minatori, i carcerati politici e le loro famiglie”

2 Luglio 2023
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Gianna Lai

Come ogni domenica, dal 1°.9.2019, un tassello della storia di Caebonia.

 

Solidale e rassicurante Emilio Lussu, nella sua lettera del 20 settembre 1949 indirizzata a Silvio Lecca, “Caro Silvio, …io sono certissimo della tua assoluzione, e ormai un solo problema esiste: far presto il dibattimento”. Si tratta del segretario della sezione Psd’azs di Carbonia e dirigente della Segreteria della Camera del lavoro cittadina, allora detenuto nelle carceri cagliaritane, ancora in attesa di giudizio da oltre un anno, per i fatti del 14 luglio, insieme ad altre decine di lavoratori.  E finalmente si annuncia il dibattimento,“Inizia giovedi 1 dicembre il processo di Oristano”, nella Relazione prefettizia del mese di novembre quando già da tempo si stanno rafforzando a Carbonia i Comitati di solidarietà e assistenza ai carcerati per il sostegno delle spese processuali e L’Unità può, a ben ragione titolare, “Nuove figure di combattenti in città: i minatori, i carcerati politici e le loro famiglie”. Mentre è stato allontanato, dopo i fatti Dessanay, il commissario fascista Pirrone, come avevano chiesto parlamentari, consiglieri regionali, sindacati, operai e semplici cittadini, ritenendolo il vero responsabile dei disordini di quei mesi. Un procedimento sembra risultare aperto a suo carico,  ma niente più in Sardegna sarà dato sapere, dopo la sua deposizione in Corte d’Assise contro i lavoratori di Carbonia. .

Si apre finalmente il processo di Oristano, dopo lunghi mesi di rappresaglie e i primi 38 arresti iniziali, eseguiti fra Carbonia e Bacu Abis. Scrive L’Unità che sono in tutto 62 gli imputati, 25 in stato di detenzione, ventuno uomini e 4 donne; 10 sono i latitanti, 21 quelli a piede libero. Avvocati del Collegio di difesa, Asquer, Jago Siotto, Dolia, Marras, Fara e Lelio Basso, del Comitato nazionale di solidarietà. Imputati eccellenti, il sindaco Renato Mistroni e Antonio Selliti, segretario della Camera del lavoro, entrambi latitanti, e Giganti segretario della sezione Centro, Pirastru segretario della sezione Stalingrado, Lecca segretario della sezione sardo-socialista, e “Selis e Bianciardi assessori comunisti, Aste e Suella, comunisti, rispettivamente presidente e consigliere della Cooperativa di consumo. I comunisti Pelessoni, presidente dell’Enal e Matta vice segretario della sezione Gobetti e i compagni Rattu e Balboni, della lega minatori e della commissione interna”. Giganti, Mistroni, Lecca, Selliti e Pirastru, insieme ad altri 39, per adunata sediziosa, istigazione a delinquere, devastazione e saccheggio delle sedi del Msi, delle Acli e del Psli: decapitata, dunque in poco tempo, l’intera dirigenza politico-sindacale cittadina. E una tragedia si aggiunge nel corso del processo, muore la figlia di Pelessoni, presidente dell’Enal, il padre riceve in carcere la ferale notizia, come annuncia pietosamente L’Unità dell’11 dicembre 1949.

25 dunque gli imputati in stato di arresto, fra i quali i due segretari delle sezioni Pci, Pirastru e Giganti, e poi il segretario del Psi Piloni e poi Lecca del Psd’azs. E poi i componenti dei direttivi e attivisti e dirigenti sindacali, L. Atzori, A. Diana, C. Congiu, A. Farina, F. Farina, E. Maccioni, E. Ceci, G. Melis, O. Montecucco, A. Montecucco, D. Pintus, Efisio Pilloni, A. Matta, G. Pelessoni, A. Suella, S. Serra, S. Marongiu, L. Ledda, Cicita Puxeddu, Teresa Pazzaglia, Eleonora Caddeo, F. Cardella. Dodici i latitanti, fra cui il sindaco Renato Mistroni e il segretario della Camera del lavoro Selliti. Altri imputati, fra cui diversi lavoratori senza partito e un democristiano, Gessa, L. Fadda, P. Cossu, A. Floris, N. Frongia, G. Intille, F. Pau, A. Pinna, R. Taris, G. Todde, R. Todde, e poi Zanetti e Fancello. Imputati costituiti: Salis, P. Pasquale e sua moglie Genoveffa Osana, a piede libero G. Barboni, R. Meloni, Luciana Ledda che, al momento in cui avrebbe compiuto la devastazione, era incinta di 9 mesi, ora di nuovo incinta.

Provvedimento contro Umberto Giganti + 61” recita il titolo del fascicolo processuale. Tra gli accusatori Biselli, dirigente dei “sindacati liberi”, V. Marongiu, attivista dell’Azione cattolica e Tatano Ciuffo, dirigente del Psli. Sanna presidente del Tribunale, giudici a latere Contu e Piga, i giudici popolari scelti, tutti e cinque, tra ex ufficiali dei carabinieri e dell’esercito.

Così gli interrogatori tra i 62 cittadini sotto inchiesta, come emergono dalla lettura de L’Unità di quelle settimane, “Il compagno Congia interrogato sull’episodio della sparatoria di Pomata: - un colpo di pistola contro il compagno Gessa -, che gli avrebbe bruciato la manica della giacca; colpito di rimbalzo anche Congia, mentre altri testimoni sostengono che Pomata avrebbe sparato in aria”. E poi Cossu, imputato di aver strappato il distintivo del partito a un missino. Interrogata anche E. Caddeo, 34 anni, detenuta dall’agosto ‘48 e imputata di devastazione e saccheggio: essendo a quel tempo malata, “ha affermato di non aver partecipare ad alcuna manifestazione”. Sentito poi T. Pazzaglia, anch’egli imputato di devastazione e saccheggio.

Su L’Unità del 4 dicembre, Giganti al processo: “alle 13,30 del 14 luglio si sparse la notizia dell’attentato a Togliatti, i negozi abbassarono le serracinesche, i minatori abbandonarono i pozzi, già tre ore prima che la Camera del lavoro proclamasse lo sciopero. Al corteo, nel pomeriggio, parteciparono migliaia di persone, un colpo di pistola fu sparato quando i manifestanti passarono di fronte alla sede del Msi”. Fin qui la sua deposizione, Giganti è accusato di aver organizzato insieme a Lecca, Selliti, Mistroni e Pirastru gli atti di violenza e di aver partecipato a saccheggi e devastazioni, di aver spinto Gessa e Congia a denunciare Pomata per aver sparato, “pur sapendo che era innocente”. Il quale Pomata, rilasciato dopo 2 giorni di arresto, avrebbe sparato in stato di legittima difesa. “Son stati interrogati ieri: Genoveffa Osana di 25 anni, tubercolotica, Cicita Puxeddu una vecchietta, Leonardo Pala, tutti membri di Commissione interna”. Mentre Luciana Ledda, prossima al parto, è stata ricoverata nell’infermeria del carcere.

 

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