Scuola.Trame del tempo: un manuale “copernicano” per lo studio della storia

13 Giugno 2023
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Lorella Villa - Pres. CIDI Cagliari

Il senso della storia per Carlo Greppi
Trame del tempo: un manuale “copernicano” per lo studio della storia nel triennio della secondaria di secondo grado ideato e coordinato per Laterza da Carlo Greppi

La storia ci salverà “perché ci costringe a fare i conti con noi stessi: con quello che siamo – da dove veniamo – e con quello che vogliamo essere, e cioè dove vogliamo andare. Perché il nostro presente sarà il passato di qualcun altro, che ci racconterà, cercherà di comprenderci e ci giudicherà.” (Carlo Greppi)

Come diceva Marc Bloch “lo storico può comprendere il passato e i suoi esiti”.
Capire la mentalità degli esseri umani vuol dire avere la possibilità di cambiarla e quindi di influire sugli eventi che sono regolati dalla psicologia degli uomini.
Tutta l’opera di Greppi è in questa direzione. C’è alla base una visione ”etica” che vede la storia come guida per interpretare il mondo in cui viviamo e per comprendere noi stessi e un po’ per cambiare noi e il mondo.
Ma lo storico deve anche, insieme agli insegnanti - mi permetto di aggiungere – salvare la storia e insegnare bene la storia. Tra tutti i campi dello scibile umano  quello della memoria è sempre più a rischio perché è quello in termini di manipolazione dei fatti più facile da sabotare e la sua manipolazione oltre che facile è particolarmente remunerativa in termini di rappresentazione della realtà ad uso e consumo di negazionismi o come si ama dire oggi “contronarrazioni”, (tralascio volutamente il termine revisionismo che da neutro - la storia è sempre soggetta a revisioni sulla base delle nuove acquisizioni accademiche o comunque scientificamente basate - ha assunto un’accezione negativa), fino alla costruzione di un immaginario completamente artefatto. Esercizio nel quale in questo povero Paese siamo grandi esperti.
Molte le opere di Greppi saggista e scrittore - che non recensisco perché molti altri meglio e prima di me lo hanno fatto (anche su questo blog: v. recensione di Gianna Lai al romanzo-inchiesta Un uomo di poche parole. Storia di Lorenzo che salvò Primo) mi pare importante invece segnalare il progetto editoriale di un manuale per il triennio della scuola secondaria di 2^ dal titolo Trame del tempo, che il Nostro ha ideato per Laterza. In questa impresa ha coinvolto altre due storiche: Caterina Cacciopiedi e Valentina Colombi e un altro storico: Marco Meotto. Premetto che questo respiro corale di giovani donne e uomini che lavorano insieme in qualche modo è piacevolmente percepibile, anche se non saprei dire come. Forse perché c’è una grande passione tra le righe che riannoda i fili (le trame)  della storia delle donne, c’è il focus che si sposta dal basso all’alto e dal centro alla periferia e ritorno, costantemente, anche se ciascun autore ha curato prevalentemente uno dei volume sulla base del proprio campo di interessi e di studi.
Carlo Greppi ha firmato il 3^ volume, quello sul Novecento e la contemporaneità. L’ultimo capitolo del volume s’intitola “Schegge del presente” e si chiude con una riflessione su cosa significa fare storia: “la storia esiste perché storici e storiche nel presente che scorre cercano di capire quello che ieri hanno fatto altri esseri umani. E di raccontarlo. Quello che noi sappiamo del passato lo conosciamo perché qualcuno ha scavato e ha studiato delle fonti (attraverso il suo sguardo ma con metodo) proponendone un racconto (con il suo stile ma documentato) e un’interpretazione (personale ma verificabile). Si avverte anche in questo approccio la domanda  che Bloch suggeriva allo storiografo di far precedere ogni capitolo e al lettore di leggere: “come so quello che sto per raccontarti?”  Voglio dire con questo che la storia in questo manuale è disvelamento del passato e del lavoro fatto attraverso le fonti per ricostruirlo. La memoria si costruisce sotto gli occhi del lettore senza apparire come una sequela di fatti inconfutabili. E memoria, fonte storica, può essere il testo di una canzone, un fotogramma, oppure un trattato diplomatico. Tutto integrato nel testo e non – come accade di solito – relegato alla fine del capitolo, cosa che è quasi un invito a non leggere per chi non ha tempo per l’approfondimento.
Ma l’aspetto che personalmente ho apprezzato di più e che rende Trame del tempo un manuale diverso è il tono, il calore con il quale si parla di alcuni aspetti del passato. Da queste pagine il passato emerge in 3D, appassiona veramente come una grandiosa opera di narrativa che trasforma l’immaginario degli studenti e mette in moto l’oscillare del pendolo tra passato dell’umanità e presente di ciascuno studente.
Infatti una delle difficoltà dell’insegnamento della storia - o almeno mia personale – è come appassionare alla storia del Novecento, per esempio, un gruppo di ragazze e ragazzi di 18 anni usando il tono asettico, distaccato, “oggettivo” tipico di tantissimi manuali. Un tono che forse può andare bene per il processo di ominazione o per spiegare il paleolitico ma non certamente per la guerra di liberazione. Dopo aver studiato questo testo (il capitolo sulla resistenza per esempio s’intitola “Una cosa grande”) è impossibile non capire che noi viviamo non in un Paese nato libero ma in un Paese liberato, anche grazie alle scelte di uomini e donne che hanno agito per liberarlo.
E d’altra parte non c’è mai la tentazione di monumentalizzare un evento o un processo storico, altro grande guasto dei manuali scolastici. Questa scrittura ibrida scardina il mito dell’oggettività dello storico che scrive in terza persona in modo oggettivo e impersonale, secondo un paradigma ereditato dalle scienze sociali, fondamentale nella saggistica accademica ma pedagogicamente e didatticamente poco utile. Il lavoro sotterraneo e nascosto dello storico, dell’Io di indagine - come ha detto Enzo Traverso – viene allo scoperto e diventa parte della narrazione e il lettore assiste all’operazione a cuore aperto sulla memoria e in qualche modo si sente coinvolto.
C’è insomma in questo manuale - lo dico in senso socratico - un’operazione riuscita di sedurre con gli strumenti scientifici dell’uso delle fonti e quelli del racconto ma anche con l’intento dichiarato di fare storia da un certo punto di vista, di fare insomma una storia “partigiana” che scardina l’ingenua certezza di tanti e tante “nativi democratici” che la democrazia sia ovunque un’acquisizione definitiva e non invece il risultato – dove c’è – di una lotta e che come tutte le realizzazioni storiche anche le democrazie sono imperfette, precarie, reversibili e da migliorare attraverso le nostre scelte e il nostro agire che nascono anche dalla conoscenza della Storia.

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