Cagliari. I pacifisti difendono la Costituzione, Prefetto e Questore la forzano

9 Giugno 2023
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Andrea Pubusa, gia’ Prof. di DIritto amministrativo Univ. Cagliari

Sentite questa bella storia. In una lettera al Prefetto di Cagliari i pacifisti cagliaritani  raccontano com’è andata la manfestazione del 2 giugno, festa della Repubblica, per la pace e contro le basi e le esercitazioni militari .
“Le sotto indicate Associazioni aderenti alla Manifestazione del 2 giugno 2023 indetta da A FORAS e regolarmente comunicata agli organismi preposti, con profonda indignazione denunciano, all’opinione pubblica e alle autorità competenti, l’utilizzo e l’operato delle forze dell’ordine in occasione della suddetta manifestazione.
Nel ricordare

-          Che manifestare è un nostro diritto sancito dalla Costituzione

-          Che l’eventuale controllo deve essere fatto all’esclusivo fine di garantire la buona riuscita della manifestazione stessa

-          Che siamo in uno stato di diritto

Espongono quanto segue:

il giorno 2 giugno 2023 presso il Poetto loc. Marina Piccola, i manifestanti si sono trovati ancora una volta davanti un’imponente schieramento di forze dell’ordine in assetto anti sommossa sia nella località citata che in tutta la zona circostante, in uno scenario di scontro offensivo, intimidatorio e provocatorio. Questo allarmante schieramento ha accompagnato i manifestanti per tutto il percorso, trattando così gli stessi alla stregua di pericolosi criminali.
Tale presenza assillante e inquietante si è fatta oggettivamente minacciosa nella piazza S. Bartolomeo, dove le forze dell’ordine hanno accerchiato i manifestanti facendo pressione sugli stessi, provocando e mostrando chiara intenzione di attaccare.
Solo la maturità degli aderenti alla manifestazione ha evitato il peggio.
Siamo stanchi di questi scenari. Siamo stanchi di violenze e pestaggi gratuiti. Siamo stanchi di vedere che le autorità preposte troppo spesso violano la legge autorizzando questo tipo di “servizio  d’ordine”, lesivo dei diritti delle persone.
Siamo stanchi di vedere le risorse finanziarie della collettività sperperate in queste azioni vergognose.
Qualcuno ben più autorevole di noi ha detto: “la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Ebbene, si respira male, molto male.
Denunciamo questi fatti e lo “strafare” delle forze dell’ordine e invitiamo le autorità competenti ad essere rispettose delle leggi, della Costituzione e delle norme sui diritti delle persone.
Pretendiamo che le risorse finanziarie siano destinate al benessere della collettività e non più impiegate per la repressione del dissenso.
Firmato Salvatore Drago, Rosa Alba Meloni. La lettera è condivisa da: Cagliari Social Forum, Madri contro la repressione e l’operazione Lince, Movimento Non Violento, Rete Antirazzista, USB( Federazione del Sociale”.

Questa la lettera dei pacifisti. Se esaminiamo questa vicenda,  che,  ad onor del vero, non è la prima, ci troviamo di fronte ad un manifesto paradosso. I pacifisti e le loro associazioni si battono per la Costituzione, il Prefetto,  il Questore e le autorittà competenti forzano la Carta fondamentale con ordini e comportamenti anticostituzionali o non corretti costituziolnalmente.
Non occorre lunga illustrazione per dimostrarlo. Secondo l’art. 11 Cost. l’Italia “tipudia la guerra“, ammette solo una guerra difensiva del nostro territorio, impegna il governo a risolvere i conflitti internazionali per via diplomatica. L’interpretazione è semplice, la Costituzione è per un NO netto alla guerra e alla cobelligeranza se non per difendere il suolo patrio. Ma anche - volendo dare una interpretazione più espansiva (secondo noi non corretta) - deve pur sempre ammettersi che chi si batte per il rispetto rigoroso dell’art. 11 si muove pienamente nell’alveo della Costituzione.
La manifestazione del 2 poi era stata preceduta dal regolare preavviso e si svolgeva pacificamente e senza armi, ossia entro la previsione dell’art. 17 Cost.: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica“. Orbene, i promotori della manifestazione  - come gia’ detto - avevano dato il regolare preavviso, e si sono riniti - come è loro consuetudine - con bandiere e striscioni pacificamente e senza armi. Le autorità dovevano solo provvedere a disporre un servizio a garanzia del normale svolgimento della manifestazione, ossia l’esercizio della libertà di riunione in luogo pubblico, contemperandolo con l’eguale diritto alla circolazione dei passanti.
Quindi non esisteva alcun elemento che giustificasse le condotte intimidatrici delle forze dell’ordine, fin nel loro vestiario e armamento. Queste cose son scritte nei manuali di diritto costituzionale delle universita’ e perfino delle scuole tecniche e addirittura nella educazione civica per le elementari. Si può chiedere al Prefetto e al Questore di fare un ripasso? Lo diciamo amichevolmente, ma con forza e convinzione, non si può ammettere che si svolgano azioni intimidatrici da parte della forza pubblica verso cittadini impegnati a difesa della Costituzione; e per di piu’ proprio nell’annivesrario della Repubblica, quando il popolo italiano ha voltato pagina rspetto al passato fascista e ha eletto l’Assemblea costituente. Non si puo’ ammettere che ci siano funzionari pubblici che la applicano distortamente, comprimendo diritti fondamentali dei cittadini mobilitati per la corretta e piena applicaione dela Carta fondamentale.
Si puo’ obiettare che le autorita’ devono predisporre le forze per l’eventuale irrompere di elementi disturbatori e violenti. Ma se e’ cosi’, questi reparti vanno posizionati nelle vicinanze, non messi a tallonare minacciosamente i pacifici manifestanti, come invece e’ avvenuto.
C’e’ perfino materia per un intervento dell’Autorità giudiziaria, che non può non rilevare la gravità della violazione o compressione di diritti costituzionali, in mancanza dei presupposti previsti  nella stessa Carta, appunto nell’art. 17.  Anche a Cagliari chi si batte per la pace deve poterlo fare tranquillamente.

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