Viareggio: mille inchieste per nascondere il solito noto

5 Luglio 2009
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Red

Come sempre, sono state avviate più d’una indagine; sono state nominate commissioni d’inchiesta e la procura competente fa il suo lavoro. Si cerca una verità a tutti ben nota e denunciata dai lavoratori e sindacati e sintetizzata da Guglielmo Epifani: un disastro annunciato. Tanto annunciato che esiste già un film che lo descrive mirabilmente. Esiste fin da qualche anno e ci parla dei crimini delle privatizzazioni selvagge nelle ferrovie in funzione del profitto e contro i lavoratori e gli uomini. Ricordate Paul, Mick e gli altri (The Navigators)? Un bel film di Ken Loach di genere drammatico, con Joe Duttine, Tom Craig, Venn Tracey, Steve Huison .
Come sempre la realtà supera però la fantasia. Nel film di Loach il morto è uno, a Viareggio è strage. Eccidio che si unisce ai tanti altri nel lavoro, nei trasporti e nei tanti “incidenti” della quotidianità.

Ma Loach tratta esattamente della tragedia di Viareggio anche se la ambienta nel suo paese. Un gruppo di operai lavora in uno scalo ferroviario nel sud dello Yorkshire a metà degli anni Novanta. È la fase delle privatizzazioni. Nulla è più come prima: ogni remota possibilità di accordo sindacale viene considerata un ostacolo allo sviluppo. La concorrenza impone un abbassamento dei costi e una messa a repentaglio di ogni tutela dei lavoratori. Gli addetti alla manutenzione delle ferrovie vengono messi gli uni contro gli altri, si richiede il massimo dei risultati con il minimo delle strutture messe a disposizione. Narrato così sembra un articolo di analisi politica. È invece un film, col quale Ken Loach  sa magistralmente come proporre autentici pamphlet narrando la quotidianità di persone che non contano più nulla. In nome del liberismo più sfrenato si sacrifica qualsiasi ideale di tutela sociale. Ancora un funerale a chiudere un film di Loach. Ma se in Terra e libertà era l’occasione per un passaggio di testimone tra generazioni nella lotta e in My Name is Joe costituiva il riconoscimento collettivo dell’impossibilità di uscire da un vicolo cieco costruito da una società insensibile, qui assume la disillusa forza di chi non può più partecipare neppure a una testimonianza comune. Perché è diventato complice innocente di delitti compiuti da mani ignote ma sempre più rapaci.
Insomma, il responsabile è sempre il solito noto (il profitto), anche se vengono nominate commissioni d’inchiesta per nasconderlo e per depistare l’opinione pubblica.

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