MASSIMO VllLONE - Il Manifesto
Per lo scivolone della
maggioranza sul Defi
commenti vanno dalla
sciatteria alla presunzione.
Giusto. Ma la vicenda suggeri-
sce il diverso problema di
una coalizione unita più
dall’attaccamento alle poltro-
ne che dalla condivisione di
progetti politici e di obiettivi.
IIL’avevamo sospettato, os-
servando che sull’autonomia
differenziata Calderoli sem-
bra avere un indirizzo di go-
verno tutto suo. Il 23 marzo -
subito dopo la firma di Matta-
rella - presenta al Senato il suo
disegno di legge sull’attuazio-
ne dell’art. 116.3 della Costitu-
zione (AS 615). C’è la sola sua
firma, laddove ci si poteva
aspettare anche quella di Me-
loni e magari di qualche altro
ministro. La fretta fa pensare
che altre firme non le ha chie-
ste, o comunque sapeva che
non sarebbero arrivate.
Successivamente mette in
vetrina il CLEP (comitato pre-
sieduto da Cassese), e fa usci-
re un elenco di oltre 500 fun-
zioni statali nelle materie su-
scettibili di autonomia diffe-
renziata. Cogliamo poi dalla
stampa di un’indagine verso
altri ministeri, presumiamo
per chiedere quali funzioni
tra le 500 siano disposti a ce-
dere. E qui un dubbio viene.
Chi chiede cosa a chi? Chi ri-
sponde, a quale titolo, a qua-
le livello di responsabilità?
Una firn1a per bloccare
lo spezzatino del Paese
Dell’autonomia si parla
poco o nulla sui media e in
parlamento, e la pubblica
opi.nione sa poco o nulla.
Eppure Calderoli accelera.
Ma chi è che spi.nge per
mettere a segno il colpo?
Pare di capire, ad esempio,
che per il Ministero dell’Istru-
zione i docenti della scuola de-
vono rimanere in ruolo stata-
le. Bene. Ma sappiamo se qual-
cuno ha interrogato il ministe-
ro delle infrastrutture sulla
possibilità di cedere porti, ae-
roporti, ferrovie e autostrade?
E, nel caso, se e quale risposta
sia stata data? Sulle funzioni
cedibili sarebbe stata utile
non una indagine motu pro-
prio, ma una valutazione co-
mune con i colleghi ministri
interessati, in Consiglio dei
ministri o in qualsiasi altra for-
ma. Ma se ci fosse stata, la do-
manda all’Istruzione non sa-
rebbe stata nemmeno posta.
Infine, Calderoli mette in
circolazione uno studio su va-
ri stati a impianto federale o
autonomistico, in cui la Spa-
gna viene definita un modello
di particolare interesse, per-
ché simile al modello italiano.
E le somiglianze ci sono. Si di-
mentica però la drammatica
esperienza del fallito tentati-
vo della secessione catalana,
Mentre il sistema politico
nazionale si è indebolito,
il ceto politico regionale
è diventato il vero pezzo
forte del sistema italiano
e punta a mettere le mani
su risorse e poteri
cui non pare dubbio che pro-
prio l’assetto autonomistico
abbia aperto la strada.
È un curioso paradosso.
Dell’autonomia si parla poco
o nulla sui media e in parla-
mento, e la pubblica opinione
in larga parte ignora cosa sia.
Eppure, Calderoli accelera.
Chi spinge? Forse il mondo
delle imprese? No, e l’ha detto
Bonomi per Confindustria,
perché all’impresa non con-
viene una selva di regole diffe-
renziate territorialmente. For-
se il sindacato? No. nerché è a
rischio il contratto nazionale,
suo principale strumento di
)~ione. Le professioni? N:9i .
- 1 più forte categoria - i rl.\ ei 1-
ci - è pronta a dare battaglia.
Forse il pubblico impiego?
No, e anche qui la più forte ca-
tegoria - la scuola - è in armi.
La UE? No, anzi scommette
sulla coesione territoriale. La
grande finanza internaziona-
le? No, e da ultimo una delle
principali agenzie di rating
esprime sull’autonomia diffe-
renziata una valutazione a dir
poco perplessa.
Allora chi?Viene il dubbio
che l’autonomia differenzia-
ta sia una voglia di ceto poli-
tico. Ma quale? Certo non
quello nazionale, visto che
parlamento e governo ne ver-
rebbero largamente svuotati
di risorse, potere e funzioni.
E nemmeno quello locale,
che teme il neocentralismo
regionale. Rimane solo il ce-
to politico regionale. La spin-
ta viene da lì.
Dalla riforma del Titolo V
del 2001 il livello regionale è
diventato il pezzo forte nel si-
stema politico italiano, men-
tre il livello nazionale si è pro-
gressivamente indebolito,
per l’evanescenza dei partiti,
le pessime leggi elettorali e da
ultimo il taglio dei parlamen-
tari. Ora il ceto politico regio-
nale vuole crescere, e con l’ au-
tonomia differenziata punta
a maggiori risorse e poteri.
Qualcuno riuscirà a mettere
le mani nella cassa comune
prima che diventi incapiente,
tutti potranno puntare a mag-
giori poteri. Quel che sarà l’Ita-
lia nuova si vedrà poi.
Questo il disegno del calli-
do Calderoli caterpillar, che
non a caso nel suo modello
emargina parlamento e auto-
nomie locali. Bisogna contra-
starlo, qui e ora, portando il
dibattito nell’aula parlamen-
tare in cui ognuno assuma in
chiaro le sue responsabilità
di fronte al paese. Chi è d’ac-
cordo ha ancora pochi giorni
per firmare online con lo
SPID la proposta di legge co-
stituzionale di iniziativa po-
polare per la modifica degli
articoli 116.3 e 117, che si tro-
va su www.coordinamen
1 commento
1 Aladinpensiero
2 Maggio 2023 - 07:37
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=143542
Lascia un commento