Carbonia. Togliatti a Carbonia: L’8 maggio le sinistre si affermano in città e in Sardegna Manifestazioni per la pace e contro il Patto Atlantico mentre nascono l’OECE e il Consiglio d’Europa

16 Aprile 2023
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Gianna Lai

Oggi ecco di nuovo, dal 1° settembre 2019, un post sulla storia di Carbonia, non pubblicato la scorsa domenica di Pasqua.

Grande attesa per quelle elezioni, la partecipazione dei cittadini in quanto lavoratori alla formazione della volontà generale, nuovo banco di prova dopo il 18 aprile. Così la cronaca dell’arrivo a Carbonia del leader comunista, Nella strada da Iglesias in poi, la folla ha formato due ali in attesa di Togliatti: “Coi fazzoletti rossi, forse più di 30 mila persone già aspettano Togliatti in piazza. I giovani del Pci in bicicletta gli danno il saluto alla periferia della città. Togliatti parla dal balcone del Municipio sulla piazza Roma, e i temi sono ancora “pace, autonomia, libertà e lavoro, secondo il programma delle sinistre”, e la lotta al “monopolio politico della Dc”, il partito e la difesa della miniera e l’unità delle sinistre anche nella costruzione dell’autonomia. Riferendosi in particolare ai quadri dirigenti, il leader sottolinea l’impegno già espresso in quegli anni, e da rinnovare per il futuro, sui nuovi legami che si stanno creando nel Sulcis con i contadini in lotta, lo sguardo attentamente rivolto alle esperienze della classe lavoratrice del Nord. E Togliatti per la rinascita, ricorda ancora Nadia Spano, in quella campagna che segnò la ripresa della sinistra: la Sardegna deve raggiungere i livelli delle regioni più progredite, lavoro e sviluppo e industrie e trasformazione del combustibile sardo; nel contesto dello sviluppo civile, case e scuole e strade e intensificazione delle comunicazioni con la Penisola.
L’8 maggio, a Carbonia, il Pci raccoglie 8.457 voti, il Psi 1.213, il Psd’az socialista 2.067, ne aveva contato 10.235 il Fronte del Popolo nel ‘48: complessivamente nell’isola 110.244 voti per il Pci, Psi 34.072, Psd’az soc. 37.208, la sinistra esce rafforzata. Mentre la Dc, poco oltre i 90.000 voti, ne perde ben 115.998 rispetto alle politiche, passando dal 51,19% al 34%.
Velio Spano, nel comizio tenuto subito dopo in città, afferma che “il Pci potrebbe diventare il primo partito in Sardegna” e L’Unità del 14 maggio, a commento dell’esito cittadino, richiama il lavoro svolto dalle 4 sezioni comuniste cittadine e da quelle del Psi e Psd’az socialista. “Viva soddisfazione per il risultato elettorale nel Sulcis, da Iglesias a Narcao a Santadi: i partiti dei lavoratori hanno la maggioranza assoluta. Pietro Cocco eletto consigliere regionale insieme a Claudia Loddo e Girolamo Sotgiu”. E Emilio Lussu, rivolgendo lo sguardo all’intera Sardegna, “le forze proletarie e popolari, raccolte intorno ai tre partiti della classe lavoratrice hanno avuto una affermazione che complessivamente è imponente”. Una chiosa infine di Renzo Laconi, sugli esiti di Carbonia a proposito dei voti del Msi, durante il suo intervento alla Camera, il 14 ottobre1949: “Vi son state delle oscillazioni, in un primo momento vi è stata la fioritura dell’Uomo qualunque, poi questi voti sono affluiti alla democrazia cristiana, per andare quindi al movimento sociale italiano”. Dalla testimonianza infine di Aldo Lai, contando il Psi allora “qualche centinaio di iscritti, la sua crescita viene determinata in particolare dalla presenza operaia e dai voti operai”.
Così a maggio la Relazione del prefetto, gli esiti delle elezioni fino alla composizione della prima Giunta regionale: “Ieri prima riunione del Consiglio regionale della Sardegna. Migliorate le posizioni delle sinistre rispetto all’esito delle elezioni per l’Assemblea Costituente e la Camera dei deputati”. Così il commento, “regresso della Dc e progresso delle sinistre e del PCI difficile da spiegare”, se non tenendo conto, della “efficientissima organizzazione di partito, della stampa e dei mezzi di propaganda” e della “diffusa convinzione del popolo lavoratore di avere nel partito comunista un valido patrocinatore dei suoi interessi” E la questura, “Eletti 31 consiglieri in provincia, 10 della Dc, 8 del Pci, 3 monarchici, 3 del Psd’az socialista, 2 del Psd’az., 2 del Psi, 1 del Msi, 1 del Psli, 1 liberale”. Quindi le notizie, a giugno, sulla nuova maggioranza, “Accordo Dc - Psd’az, in Consiglio regionale, su Presidenza del Consiglio e Presidenza della Giunta, Anselmo Contu, sardista, per il primo, Crespellani, democristiano, per il secondo”. Inascoltate le proposte di Pci, Psi e Psd’azs per una Giunta composta dai cinque partiti autonomisti e repubblicani, come ricorda Antonello Mattone, si innesta il governo della Regione, composto da sardisti e democristiani “in un quadro politico locale che, dato il mutamento degli equilibri politici, è certamente più avanzato di quello nazionale. Ma, esprimendo una aggregazione dei settori moderati laici e cattolici della società sarda, e perciò una ricomposizione interna del blocco agrario isolano, resterà di fatto subalterno agli interessi e alle scelte dei gruppi monopolistici e contribuirà non poco, anche con l’esercizio clientelare del potere regionale, ad una involuzione in senso provinciale dell’esperienza sarda e all’avvio della frattura tra l’istituto autonomistico e le masse lavoratrici”.
Sempre più reali dunque i pericoli già intravisti in Assemlea Costituente da socialisti e comunisti, favorevoli all’autonomia regionale e “alla necessità di smantellare la struttura accentrata dello Stato italiano,” ma decisi a combattere “l’impostazione localistica che molti democristiani davano all’autonomismo”: ed è questo che sembra voglia succedere in Sardegna, dopo le elezioni di maggio. Proprio mentre si allargano, invece, le prospettive della politica internazionale già verso l’unità europea: l’adesione dell’Italia all’OECE nell’area commerciale dell’Europa occidentale e, in quello stesso 1949, la costituzione, del Consiglio d’Europa. Vi aderiscono 17 Stati, Segretariato, Assemblea consultiva e Comitato dei ministri degli esteri, gli organi che lo compongono . A livello mondiale nuove importanti realtà, Mao tse tung che proclama la nascita della Repubblica popolare cinese, nei primi giorni di ottobre

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