Andrea Pubusa
Gliela dareste a costui la gestione di un chioschetto? Presiede una commissione consiliare regionale e non conosce neanche il valore di una disposizione costituzionale rispetto alla legislazione ordinaria. Non sa cosa sono e che effetto dispiegano nell’ordinamento i principi costituzionali. Sentite cosa dice. “Non si può fare l’Autonomia differenziata senza tenere conto del principio di insularità”. “L’articolo 116 della Costituzione - prosegue Cossa - dice che l’autonomia differenziata si può realizzare, ma alla luce dei principi dell’articolo 119.” Ma và, ma davvero! “E dal 30 ottobre dello scorso anno, in questo articolo c’è il sesto comma che parla del principio di insularità. Ignorarlo sarebbe una scorrettezza sul piano dei rapporti istituzionali e della leale collaborazione, ma è anche una grave violazione costituzionale”. Ecco qui c’azzecca un po’ di piu’! I principi imprimono alla disciplina di una materia un indirizzo politico, una direzione. Se i principi sono costituzionali questo effetto si produce non solo nei riguardi degli interpreti, magistratura innanzitutto, ma ancor prima del legislatore, che non può andare in direzione diversa e ancor meno opposta.
Non solo, ma mentre è doverosa un’attuazione del principio con atti legislativi e amministrativi concreti, è privo di senso, è ultroneo, replicare il principio con una legge o con atti ordinari.
Tutto questo giro di inutili parole per giustificare la genuflessione alla proposta Caleroli, sua e dei vertici regionali, Solinas e Pais in testa.
Così in cambio del nulla anche la Sardegna, come la Sicilia, ha votato favorevolmente il testo sull’autonomia differenziata in sede di Conferenza unificata delle Regioni. E non vale a giustificare questa resa la considerazione che la Regione ha espresso solo un parere. “Credo che sia un parere preliminare - dice Cossa in evidente difficoltà - è un testo che ancora dovrà essere affinato, dovrà passare dal Parlamento,”. No, caro Cossa e cari Solinas e Pais, questi non sono pareri, sono prese di posizione politica. Sono un lasciapassare ad una disciplina che svantaggia le regioni più povere, rilancia il dualismo storico Nord/Sud, mette il bavaglio alla questione meridionale, sollevata in Assemblea costituente dai migliori esponenti non solo meridionali, che proprio nella discussione dell’originario art. 119, sulla scia delle elaborazioni di Gramsci e altri pensatori anhe di matrice cattolica, hanno costituzionalizzato la “Questione meridionale”, ben di più del principio di insularità, anche perché nel sud non ci sono solo isole.
Dice Cossa, insieme ai suoi compari di giunta, inginocchiato ai piedi di Calderoli: non ci può essere un atteggiamento contrario all’autonomia differenziate, perché se sviluppata in modo virtuoso, può rappresentare l’attuazione del regionalismo auspicato dal legislatore costituzionale”. Ma e’ virtuoso il modo che da’ alle regioni del Nord circa 23 materie con i relativi finanziamenti e a Cossa, Solinas e Pais una legge che ripete l’articolo 119, 6 comma? Vien da dire - alla sarda- “o callonis!”
Questa non e’ una trattativa, e’ una calata di braghe clamorosa a danno dei sardi. Invece, bisogna opporsi e fermamente. Se no, dovremmo ripetere con Lussu che i più acerrimi nemici dei sardi sono i sardi stessi. Come in questo caso Solinas, Pais e Cossa.
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