A Giorgio rispondo
Gentile Professore,
frequento spesso il suo blog perché le riconosco una onestà intellettuale che non ritrovo in tanti altri urlatori seriali del web.
Venendo al conflitto in Ucraina, tuttavia, non posso non constatare come, talvolta, nei suoi interventi Putin appaia quasi la vittima della situazione. Nessuno di noi è un ingenuo. Quando si verificano momenti di scontro tra blocchi contrapposti la campagna di informazione posta in essere da entrambe le parti risulta inevitabilmente distorta in quanto tende a compattare l’opinione pubblica nella visione dicotomica “noi buoni - loro cattivi”. In ciò confidando anche sulla memoria corta del popolo che, per ignoranza o più semplicemente per pigrizia, non considera la storia e quindi non è capace di inquadrare i fatti attuali in una prospettiva storica.
Ripercorrendo le vicende passate, l’unica considerazione che si può fare è che nessuno è senza colpa. È vero quanto lei dice sulle responsabilità degli Stati Uniti riguardo allo schiavismo e al genocidio dei pellerossa americani, ma sono altrettanto vere le purghe staliniane, le violenze della rivoluzione cinese, le stragi dei regimi dittatoriali sudamericani.
La verità è che tutti i regimi totalitari, per poter sopravvivere, hanno necessità di reprimere il dissenso interno e di mostrare i soggetti esterni come potenziali nemici per la propria integrità. Questo non deve portarci a dire che tutti i regimi politici siano uguali. Di certo, tuttavia, non si può negare che Putin, da quando ha preso il potere, ha manifestato in modo quasi paranoico l’idea fissa della ricostituzione dell’impero sovietico. Lo ha dimostrato con una serie di campagne militari in Cecenia, Georgia e, più di recente, in Siria e Ucraina. Per non parlare del trattamento riservato ai dissidenti interni, spesso vittime di avvelenamenti o omicidi. Oltre a ciò, dobbiamo considerare che Putin è al potere, direttamente o indirettamente, da oltre vent’anni. Di recente ha anche ottenuto (sarebbe meglio dire imposto) una riforma costituzionale che gli consente di candidarsi per altri due mandati e restare in carica potenzialmente fino al 2035.
Lei, professore, ha fatto della difesa dei diritti costituzionali il suo principale impegno professionale, civile e politico. Di questo le rendo merito, ma le chiedo: secondo lei Putin può essere considerato un democratico ?
Venendo alla situazione attuale in Ucraina, Immagino quale potrebbe essere la sua replica: L’intervento militare sovietico è stata l’unica possibilità che aveva Putin per ristabilire l’equilibrio nelle regioni ucraine al confine russo a motivo del mancato rispetto degli accordi di Minsk del 2014. In realtà gli accordi di Minsk sono stati disattesi da entrambe le parti ed inoltre, nell’anno 2022 dopo tutto ciò che è successo nel 900, le pare ammissibile che una controversia territoriale possa essere risolta con l’invasione militare del territorio avversario ? Con la tenuta di Referendum farsa utili solo a ratificare, con una parvenza di legalità, i risultati precedentemente ottenuti sul piano militare ?
Tutti noi siamo per la pace. Questa guerra non giova a nessuno, sicuramente non agli ucraini, ma nemmeno ai russi e tanto meno a noi occidentali. Sono d’accordo con lei e con Francesco: perseguire il cessate il fuoco immediato e avviare subito dopo le trattative per una pace giusta à l’unica via possibile, ma questo non implica che non si debbano distinguere le responsabilità di ciascuno.
Saluti
Risposta
Caro Giorgio
quanto lei dice e gli interrogativi che pone sono sensati e animati da spirito di giustizia e di pace. La mia posizione è abbastanza semplice, giusta o sbagliata che sia. Ho fatto riferimento al massacro di pellirosse e allo schiavismo dei primi presidenti USA per ricordare che i liberali europei, salva qualche rara eccezione, hanno sempre ritenuto che il liberalismo valesse solo fra i signori, fra le élites bianche d’Europa e Usa, ma ne fossero esclusi gli altri, ridotti al rango di animali o poco più. Di qui si è sviluppata una dottrina e una politica che considera il mondo a disposizione della elite bianca occidentale, a cui il Signore ha dato il compito storico di instaurare la democrazia nel mondo, sterminando i non bianchi e abbattendo e sottomettendo i governi non in linea con questa impostazione. Questa visione sciagurata attraversa tutta la storia Usa, è stata fatta propria anche da Theodore Roosevelt, si ispira alla dottrina Monroe. Ora è stata ripresa da influenti teorici amecicani (Kagan) e sta alla base dell’invasione, in Irak, Kossovo, Siria etc., non a caso contro la volonta’ dell’Onu.
Il giochino è ben noto. Trovi o crei un pretesto e invadi. Talvolta il pretesto convince anche le correnti democratiche. Pensate alle primavere arabe o oggi all’Iran. Chi può negare che lì occorra democrazia? Ma il problema è un altro: questi popoli devono liberarsi da sé, cercare la loro via democratica nell’indipendenza. O devono avere una democrazia d’importazione (ossia un dominio altrui)?
Tornando alla Russia, gli USA e la Nato vogliono, grosso modo, fare come in Irak, smembrare la Russia, sottometterla. Non è Putin che mette missili a Cuba (questione chiusa da Kennedy e Crusciov nel 1962) o, poniamo, in Messico, sono gli USA e la Nato che vogliono piazzarli e li hanno piazzati ai confini russi, violando tutti gli affidamenti dati a Gorbaciov, che pensava ad una “casa comune europea”. Diceva Gheddafi in una intervista a Biagi: “Se uno viene da lontano nel mio pianerottolo di casa con armi e bastoni non ha certo buone intenzioni nei miei confronti”, e sappiamo come andata a finire.
Oggi gli USA vogliono riaffermare la loro funzione egemonica nel mondo, continuare a fare gli sceriffi del pianeta, e questo è il pericolo più grosso di una terza guerra mondiale, non certo il Donbass.
Ci sarebbe molto da dire, ma ci vorrebbero libri. Che fare? Dunque? Per le regioni russofone, bisogna fare come in Svizzera o in altri luoghi, occorre creare delle repubbliche federate in amicizia con Russia e Ucraina, con referendum condivisi, organizzati dall’Onu. La Russia e l’Ucraina devono essere indipendenti. L’Ucraina nella UE (e in prospettiva anche la Russia), non nella NATO. Mi sembra molto interessante e condivisibile il documento della Cina, che viene da una guerra e da una rivoluzione anticolonialista e dunque è molto sensibile a questi temi.
Quanto a Putin e’ democratico quanto Zelensky, anzi un po’ di piu’ perche’ in Russia ci sono una decina di partiti, in Ucraina tutti fuorilegge, salvo uno.
Infine, la Russia di oggi non e’ sovietica e non lo e’ Putin, che e’ frutto delle manovre occidentali. La Rivoluzione sovietica ha portato ad una liberazione di enormi masse oppresse mai viste prima nella storia e al prodigioso salto economico e industriale da un paese feudale che era. Ai 25 milioni di morti sovietici dobbiamo la liberta’ di cui godiamo. Nessuno dimentichi Stalingrado. Volere lo sfaldamento della Russia e’ una grande e grave idiozia e Zelensky sacrifica il suo popolo per questa follia. Dobbiamo essere col popolo ucraino e con quello russo. Dobbiamo essere per un mondo multipolare senza egemonie o dominii.
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