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La tassa più pesante per gli italiani? La corruzione all’interno della P.A. Parola di Furio Pasqualucci, procuratore generale della Corte dei Conti. E’ un fenomeno “rilevante e gravido di conseguenze in tempi di crisi” e la Corte dei Conti ritiene che possa superare 50-60 miliardi di euro l’anno, come stima il Servizio anti-corruzione e trasparenza del ministero della pubblica amministrazione. Si tratta - dice il procuratore generale di “una vera e propria tassa immorale ed occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini”.
Ma il costo maggiore della corruzione “non monetizzabile è il danno che la corruzione arreca alla pubblica amministrazione sul piano dell’immagine, della moralità e della fiducia”. Questo rischia di “ostacolare, soprattutto al Sud, investimenti esteri”. Inoltre “data la vastità del fenomeno corruttivo va posta in essere una decisa azione di contrasto”. La magistratura contabile evidenzia però intanto “l’insufficienza dell’azione repressiva” perché arriva solo dopo che il danno si è verificato. Nella ‘classifica’ della corruzione la Corte dei Conti ricorda che tra le prime 5 regioni per numero di denunce spiccano nell’ordine, la Sicilia (13,07% del totale delle denunce); la Campania (11,46%); la Puglia, (9,44%); la Calabria (8,19%) con un’unica regione del Nord che è la Lombardia con il 9,39% del totale delle denunce. Secondo i dati della Guardia di Finanza nel 2008 sono stati denunciati 3.224 pubblici ufficiali per reati contro la P.a. mentre i Carabinieri hanno scovato 2.137 funzionari infedeli. Sempre nel 2008 sono tuttavia aumentati i processi e le condanne per corruzione. In particolare le condanne sono state in tutto 68 ed hanno consentito di recuperare oltre 117 milioni di euro con un “notevolissimo incremento” sul 2007 quando erano stati recuperati 18,8 milioni.
Quella della Corte dei Conti “non è una sorta di requisitoria contro la Pubblica amministrazione”, al contrario punta ad un migliore funzionamento dell’apparato amministrativo perché “il mal funzionamento di essa può di fatto degradare le leggi a mere enunciazioni e privare di concreto contenuto l’azione di qualsiasi governo”. Lo dice il presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro, presentando il Rendiconto generale dello Stato 2008 in cui sottolinea l’importanza del controllo della Corte, per il quale serve tuttavia anche l’assicurazione di una “indipendenza finanziaria” che l’Italia ancora non garantisce. “L’indipendenza finanziaria consiste nel ricevere le risorse necessarie dal Parlamento e non dal Governo”, avverte Lazzaro, ricordando che nonostante molteplici manifestazioni di volontà a ciò “finora non è stato dato seguito”. Il presidente della Corte dei Conti ribadisce inoltre l’importanza del compito di controllo della magistratura contabile nei confronti dell’amministrazione e dei suoi ritardi “fonte di spreco di risorse pubbliche, sintomo e conseguenza del male gravissimo del non agire, del decidere di non decidere che da tanto, troppo tempo, affligge il Paese”. A questo Lazzaro chiede di porre rimedio con riforme e con nuovi assetti organizzativi promuovendo da questo punto di vista la legge delega Brunetta antifannulloni che, tra l’altro, affida nuovi compiti alla Corte. “E’ probabilmente un primo passo ma è un passo di grande importanza”, afferma Lazzaro, ricordando che ogni misura che mira a raggiungere risultati in termini di efficienza e trasparenza dell’azione amministrativa “fa aumentare la fiducia del cittadino nelle istituzioni. Al contrario la sfiducia è il rotolare del primo macigno di una valanga capace di travolgere anche gli stessi organi della democrazia”. In quest’ottica “é doveroso che il legislatore dia alla Corte tutti i mezzi giuridici necessari per assolvere ai suoi compiti, nell’interesse esclusivo dei cittadini”, conclude Lazzaro secondo il quale solo attraverso gli effetti dei controlli si realizzano quei principi dell’”agire amministrativo, dell’amministrare giustizia, dello svolgere ciascuno il proprio ruolo di cui c’é assolutamente bisogno in tutti i campi. Senza la sua realizzazione vi è solo un vuoto ciarlare”.
Ma sapete qual’è l’aspetto più tragico e paradossale di tutta questa storia? Che la Corte dei Conti è a sua volta un gran carrozzone, un apparato autoreferenziale sproporzionato, anzitutto in termini di costi, rispetto alle poche cause che fà. L’istituzione che sanziona il danno erariale, è di per sé un grande danno per le casse dello Stato!
1 commento
1 Francesco Ballero
26 Giugno 2009 - 16:19
La vera riforma (rivoluzione) è quella di estendere il controllo delle P.P.A.A. alla società civile, quella cioé destinataria dei servizi. Ogni giorno dentro gli Enti Locali vi sono provvedimenti clientelari che passano inosservati. Nei comuni qualcosa fanno i consiglieri comunali che hanno il potere di sindacare l’operato degli uffici ma rispetto a migliaia di determine che sorgono ogni anno non possono garantire un controllo effettivo su tutto, stando cosi le cose, senza controllo, i dirigenti (avvallati dai politici) fanno quello che vogliono anche contra legem, tanto il tempo (60 giorni) sana tutto. La giustizia penale e della Corte dei Conti arriva a controllare solo l’1 % e forse anche meno.
Anche i controlli sugli appalti fasulli rientrano nello schema appena indicato, con l’aggravante che lo Stato per scoraggiare i ricorsi degli operatori onesti contro gli affidamenti clientelari (in sicilia si direbbe mafiosi) ha messo una tassa di addirittura € 2000,00. Oggi quindi tutti gli appalti di minor valore - circa il 70 % del totale - non hanno alcun controllo perchè sarebbe antieconomico.
L’Alto commissario sulla Corruzione lo ha segnalato ma ne a destra ne a sinistra c’è stato un benchè minimo riscontro. Cosi vengono spesi i soldi delle tasse in Italia e cosi si rinforzano i politici corrotti perchè dietro ogni appalto ci sono lobbi, dipendenti e soldi regalati e ciò produce tantissimi voti.
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