Gianna Lai
Ancora un post domenicale sulla storia degli operai di Carbonia, dal 1° settembre 2019.
“tutta quella grande massa di minatori eravamo tutti comunisti anche quelli nuovi che arrivavano si convincevaq no subito che si doveva avere di più per il lavoro che si faceva che bisognava lottare contro il padrone e bastava vedere le elezioni a Carbonia che il sindaco andava su sempre col 97 o 98 per cento di voti comunosti c’erano le scuole medie e scuole professionali coi professori che venivano da fuori e quelli erano i voti che mancavano…
allora il padrone e il governo hanno voluto cominciare a disgregare questa massa compatta di lavoratori… un metodo che hanno provato per mandarci via era quello di farci emigrare… e così prima di tutto hanno tenato di corrompere i minatori per mandarli via con falsi miraggi andate in Germania andate in Belgio lì vi troverete bene prenderete tanti soldi ma quasi nessuno abboccava sono bastati due o tre che ci sono andati e da lì hanno scritto come si stava ci sono stati tanti di quei sardi che sono morti lì a marcinelle e anche nelle altre miniere tantissimi sardi sono morti
come ultimo metodo per diminuirci di numero ne sceglievano quindici venti da ogni pozzo per ogni turno che alla fine del mese raggiungevano una cifra molto alta e alla fine del mese quando uno di questi usciva dal turno e andava a depositare la lampada insieme alla medaglia gli davano la lettera che diceva tu da questo momento hai cessato il rapporto di lavoro all’interno della miniera nel sottosuolo ne davano ogni gabbiata che tornava su una o due di queste lettere e lo mettevano a lavorare in superficie e quello magari per un po’ si sentiva contento di lavorare in superficie ma poi a brevissiam distanza arrivava la seconda lettera diceva che purtroppo per motivi di salute o di diminuzione del personale secondo le volte diceva che cessava il rapporto definitivo con la ditta e dopo qualche giorno ancora arrivava la terza lettera che lo informava che doveva lasciare la casa perché la casa era di proprietà della compagnia gli davano solo due giorni per andarsene non davano buonuscita non davano niente ma questo è durato solo pochi mesi poi con le lotte che abbiamo fatto lo abbiamo impedito con le nostre lotte… allora era il periodo di Scelba e interveniva oltre al battaglione mobile permanente anche quello di Cagliari avevano mandato un battaglione di carabinieri scelti che erano dei grandi criminali fascisti tutti e menavano e massacravano tutti donne e bambini…
Dalle lotte di Carbonia io ho imparato molte cose per esempio quella di contare solo sulle nostre forze infatti a Carbonia nelle nostre lotte chi ci ha aiutato nessuno nel modo più assoluto chi ha risolto le lotte sono stati i minatori le donne i figli tutta la gente di Carbonia e come le hanno risolte le hanno risolte contro la polizia contro i carabinieri contro le camionette contro le autoblindo usando ogni forma di lotta… ci son stati degli arresti c’è stata della gente che è finita in galera che è finita in ospedale ci son stati dei morti però tutto quello che volevamo l’abbiamo avuto sempre porco dio perché ce lo siamo preso quello che volevamo… le lotte a Carbonia vincevano perché la gente era unita e ha detto senza pensare al presidente della repubblica né a niente ha detto quelli sono i nostri nemici i padroni i capitalisti che usano le loro forze armate contro di noi e perciò noi tutti dobbiamo combattere contro di loro e vincere e questo abbiamo fatto… là a Carbonia dove mancava solo il fiammifero per accendere la miccia dove eravamo tutti comunisti eravamo una classe operaia compatta perché tutti vivevano in miniera”1). Ancora la scrittura del poeta e romanziere Nanni Balestrini a definire il quadro di Carbonia durante quegli anni, la solidarietà dell’intellettuale che si identifica nel mondo degli operai e della miniera, le scene di massa a determinare il senso di quella lotta.
1 commento
1 Aladinpensiero
11 Dicembre 2022 - 09:36
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=139309
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