Sit-in e dibattito oggi a Cagliari contro la guerra. Nè con Putin nè con la NATO

2 Dicembre 2022
2 Commenti


Oggi giornata contro la guerra a Cagliari, promossa unitariamente dalle forze della sinistra sarda, con sit-in alle 10 in piazza Yenne e dibattito alle 17 alla Società degli operai in via XX Settembre.

i

Assemblea-dibattito ore 17

Coordina e introduce

Andrea Pubusa - Comitato No Armi - Trattativa subito

Intervengono:

Antonello Murgia - Pres. prov. ANPI
Lucia Chessa - Segr. naz. RossoMori
Giancarlo Portas - Segr. PCI - Fed. Cagliari
Claudia Ortu - Coord. PaP Sardegna
Enrico Lai - Sefr. reg. Rifondazione comunista

 

Ecco il documento delle forze della sinistra che hanno promosso l’iniziativa.

Condanniamo fermamente e senza incertezze ogni guerra. Non da otto mesi, ma da otto anni, si scontrano in Ucraina da un lato l’autoritarismo oligarchico di Putin, dall’altro l’imperialismo americano, con una NATO che pretende di espandersi a dismisura escludendo zone di neutralità e perseguendo, come sempre, politiche di dominio e supremazia che riproducono di-namiche da Guerra Fredda.
Mentre in Russia Putin ha promosso politiche di liberismo spinto, ha smantellato lo stato sociale, e ha modificato in senso autoritario la costituzione, in Ucraina abbiamo assistito a stragi di civili e poliziotti, ad un colpo di Stato (quello che ha deposto il presidente Yanukovych, da sempre contrario alla adesione dell’Ucraina alla NATO), infine alla distruzione delle case dei sindacati, la formazione di eserciti paranazisti e la messa al bando di dodici partiti politici, tra cui il Partito Comunista e il Partito socialista.
Riteniamo pertanto imprescindibile ricercare la pace, senza se e senza ma, individuando negli organismi internazionali, a iniziare dall’ONU, il ruolo di mediatori. L’invio di armi in Ucraina, deciso all’unanimità da tutti i partiti della precedente legislatura, e confermato dal governo ora in carica, inasprisce di fatto il conflitto: una scelta che ricade interamente sulle incolpevoli popolazioni civili. Per questo noi proponiamo una piattaforma, contro questa e ogni altra guerra, per le future mobilitazioni che parta da:
 - il rispetto inderogabile del dettato costituzionale, e in particolar modo dell’art. 11: da cui consegue necessariamente lo stop all’invio di armi e l’immediata apertura di un tavolo diplomatico;
 - la cessazione immediata della politica delle sanzioni che, lungi dal provocare difficoltà al governo russo, sta invece producendo il drammatico incremento dell’inflazione, arrivata all’11% a causa del vertiginoso aumento dei costi dell’energia, causa a sua volta di un impoverimento complessivo delle famiglie italiane (in particolar modo dei ceti meno abbienti) e della potenziale espulsio-
ne dal mercato di ampi strati dell’apparato produttivo italiano, a tutto vantaggio degli Stati Uniti;
 - il rifiuto di ogni imperialismo: basta con lo strapotere della NATO, che non vuole la pace perché, di fatto, mira a creare un nuovo Afghanistan nel cuore del nostro continente, così da poter condizionare attivamente le politiche europee;
 una presa di posizione netta contro ogni conflitto: sono decine le guerre che, in ogni angolo del mondo, violentano i diritti dei popoli e minano il futuro delle nazioni a vantaggio delle élites che controllano il complesso militare-industriale transnazionale, fiancheggiate nelle istituzioni dalla totalità dei partiti borghesi: tanto essi, quanto i governi che hanno finora sostenuto, non sono che espressione delle classi dominanti, contro gli interessi e i diritti delle classi popolari.
Noi pensiamo che per costruire la pace internazionale si debba lavorare a un mondo multipolare, nel rispetto delle identità e della volontà dei popoli.
Il popolo sardo vuole la pace, vuole che la Sardegna sia terra di pace, vuole che il proprio territorio non contribuisca alla mobilitazione bellica: le cittadine sarde e i cittadini sardi non vogliono le basi militari sulla propria terra. In queste settimane lavoreremo su iniziative politiche,prendo il campo ad altre forze politiche e sociali, per gridare il nostro NO! ad ogni guerra presente o futura, che impoverisce i popoli e distrugge il loro futuro.
Partito dei Rossomori, Partito Comunista Italiano, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Partito Comunista Lavoratori

 

2 commenti

  • 1 Aladinpensiero
    3 Dicembre 2022 - 09:31

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=139115

  • 2 Aladinpensiero - Costituente Terra
    3 Dicembre 2022 - 11:06

    LE ARMI NON FINISCONO MAI. GLI UCRAINI INVECE SÌ.
    di Raniero La Valle
    Cari Amici,

    mentre nell’azione di governo i “valori dell’Occidente” appaiono in via di estinzione, in nome dei “valori dell’Occidente” governo e Parlamento si apprestano a mandare altre armi all’Ucraina, Questo vuol dire che la guerra non finirà mai perché, come dice Lucio Caracciolo, America Russia e Cina si sono messe d’accordo di non usare l’arma atomica e perciò, data questa garanzia, la guerra può continuare all’infinito. Infatti una guerra può finire o con un negoziato, o con la vittoria o perché finiscono le armi, o perché finiscono i soldati. Nel nostro caso il negoziato è escluso da Zelensky, e la Russia, che pur ne avrebbe bisogno per la catastrofe che le sta procurando una guerra incauta e sbagliata, ci deve rinunziare. Con la vittoria non può finire, perché nessuno ne è capace e chiunque vincesse, perderebbero tutti e si innescherebbe una tragedia senza pari. Quanto alle armi, all’Ucraina non possono finire, perché l’America e tutto l’Occidente ne rimpiazzano continuamente gli arsenali, mentre Ursula von Der Leyen, Stoltenberg e tutto il corteggio dei loro seguaci non fanno altro che attizzare l’odio per la Russia, necessario per la guerra ad oltranza. Ma se non finiscono le armi, saranno gli Ucraini a finire. E continuare la guerra finché non finiscono gli Ucraini, a quali “valori” corrisponde? Che valori sono quelli per i quali si manda a morire un popolo intero sull’altare di un sacrificio i cui officianti si gloriano della loro laicità, per i quali l’icona del condottiero si innalza su città distrutte, bambini uccisi, eserciti decimati, speranze infrante, per i quali senza esclusione di colpi si combatte la lotta tra “democrazie” e “autocrazie”?
    Dovremmo avere qualche remora ad appellarci ai valori dell’Occidente, non solo per il loro cattivo uso, ma perché proprio nell’affermarli, essi si dissolvono. Essi sono fatti consistere nella loro superiorità e differenza rispetto a quelli dell’Oriente, e anzi del resto del mondo. E ciò succede fin da quando si sono messi a confronto con quelli delle Indie appena scoperte, dei “popoli della natura” contro “i popoli dello spirito”, secondo le classifiche di Hegel. Dovrebbero essere invece i valori dell’universalità, che quando si rivendicano come propri, antagonisti ed esclusivi, proprio allora in quello stesso istante si perdono.
    Dovrebbero essere infatti i valori semplicemente umani: quelli per i quali padre Balducci diceva che chi aveva bisogno di un cristiano per completare la serie delle rappresentazioni sul proscenio delle culture non lo cercasse, perché non era che un uomo, e Alberto Einstein costretto ad emigrare negli Stati Uniti, scrisse: razza umana, sul formulario che alla dogana gli chiedeva di denunciare di che razza fosse, e Kant affermava che gli eserciti sono in se stessi, ancor prima del loro uso, minaccia agli altri popoli.
    Essi intanto sono valori in quanto non rinnegano e non discriminano nessuno, non il nemico, non i paria, alla cui condizione Biden vuole ridurre i Russi. Ci sarebbe un modo invece per finire la guerra: non mandare più armi e in contropartita chiedere alla Russia di congelare le sue, e allora la guerra si esaurirebbe da sé. Ma purtroppo questa ipotesi è ben lontana dal potersi realizzare, ed è per questo che ci viene promessa una guerra infinita. Ma fino a quando?
    Nel sito pubblichiamo un articolo di Domenico Gallo sull’invito alla guerra da parte dei Parlamenti dell’UE e della NATO.
    Un cordiale saluto.

Lascia un commento