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Il centro sinistra tiene sulle amministrazioni locali, ma il centrodestra si rafforza e si radica. E’ quanto emerge dai ballottaggi di Comuni e province. Il centro sinistra si aggiudica 11 comuni capoluogo sui 16 e 13 province su 22. Ma arretra, pur senza crolli. Fra le province significativi i risultati di Milano e Venezia, dove vince il centrodestra, mentre Torino è del centrosinistra. Nel capoluogo piemontese vince Antonino Saitta (cs) con il 57,4% contro il 42,6% del candidato di centrodestra, Claudia Porchetto (42,8), a Milano vince Podestà(cd) con il 50,2 e Penati (cs) con il 49,8% cioé con uno scarto di soli 4.626 voti. A Venezia vince il centro destra con Francesca Zaccariotto che ha il 51,8% mentre il centrosinistra con Davide Zoggia il 48,1.
Nei comuni da segnalare Padova, Bologna, Firenze e Bari dove vince il centrosinistra. A Padova è stato eletto Zanonato già sindaco uscente con il 52% contro il 48% di Marco Marin (cd); a Bologna vince il candidato del centrosinistra, Flavio Del Bono con il 60,7% mentre il candidato di centrodestra Alfredo Cazzola ottiene il 39,3%; a Firenze è sindaco Matteo Renzi (cs) con il 60% netto e Giovanni Galli (cd) il 40%. A Prato il centrodestra espugna il comune, dove Roberto Cenni diventa sindaco con il 50,9% contro il 49,1% di Massimo Carlesi. Non riesce a fare altrettanto alla provincia dove diventa presidente Lamberto Gestri (cs) con ol 50,8% contro il 49,2% di Cristina Attucci(cd). Infine a Bari Michele Emiliano (cs) sindaco uscente è stato rieletto con il 59,8 mentre Simeone Di Cagno Abbrescia (cd)ha ottenuto il 40,2%.
Certamente rispetto alla mappa di cinque anni fa, il centrodestra ha portato dalla sua parte province e comuni che erano dell’avversario. Ma anche il Pd non esce male dall’appuntamento con i ballottaggi: i risultati danno una boccata d’ossigeno ai Democratici e ai loro alleati, non solo per la tenuta delle posizioni in Toscana ed Emilia, ma anche per l’inatteso testa a testa di Milano dove il candidato del Pdl Guido Podestà la spunta per poche migliaia di voti, e per la vittoria a Torino. Anche a Venezia, altra provincia strappata al Pd, l’alleanza di Pdl e Carroccio non ha vinto a mani basse. Ci sarà dunque da discutere, nel polo di centrodestra, sulla guida di Veneto e Lombardia.
Il Pdl, comunque si mostra più che soddisfatto, anche se i toni trionfalistici del cavaliere sono fuor di luogo. Il coordinatore Denis Verdini dice che “il centrodestra ha vinto”, perché è aumentato il numero delle province e dei comuni amministrati. E comunque, sottolinea, “va considerato il dato dell’astensione”. Umberto Bossi rivendica l’apporto decisivo della Lega: “Bisogna prendere atto che la gente si fida di noi. Siamo forti, abbiamo chiesto alla gente di non votare per il referendum e di votare per le amministrative”. In casa dei Democratici, il risultato elettorale viene visto come la prova che l’onda lunga di Berlusconi si è esaurita e che è possibile risalire la china. Secondo il segretario Dario Franceschini, con il risultato di oggi “comincia il declino della destra. Sarà un percorso lungo, ma con lavoro e impegno porteremo avanti un cammino di cambiamento del Paese”. Per Franceschini, il risultato è “positivo, meglio delle aspettative”. Intanto, il segnale è “importantissimo”, dice il segretario Democratico: “Appena 15 giorni fa, il Pdl prevedeva di raggiungere il 45% alle Europee e di conquistare tutte le grandi città. Oggi invece Berlusconi è 10 punti sotto e c’é alle amministrative una tendenza a favore del Pd molto importante, in un momento in cui in Europa soffia un vento di destra”.
Tra i soddisfatti ci sono anche i centristi dell’Udc, che hanno differenziato le loro alleanze nei vari comuni: “Ovunque - dice il segretario Lorenza Cesa - l’Udc ha fatto e fa la differenza. Da Bari a Torino le nostre scelte coraggiose ci stanno premiando, nonostante l’autentica caccia all’uomo messa in piedi dal Pdl”. Entusiasta del contributo dato dall’Udc al centrosinistra anche il democratico Francesco Rutelli.
Preoccupante la crescente disaffezionbe al voto anche nelle amministrazioni. Ai ballottaggi, per le comunali ha votato il 61,3%. Alle provinciali ha votato il 45,8% degli elettori. Al primo turno l’affluenza era stata del 69,2%. Il che,in soldoni, significa che molti sindaci sono stati eletti col consenso di circa il 30% degli elettori. Un dato che merita una riflessione seria. Possibille che i cantori del bipolarismo, non si rendano conto di questo grave vulnus del sistema democratico. E dire che il livello locale è sempre stato quello dove la partecipazione al voto è stata più alta, sia per il gran numero di candidati sia per la maggior passione che la battaglia politica locale tradizionalmente suscita.
Insomma, anche questa tornata elettorale pone un quesito fondamentale: meglio la partecipazione o la governabilità? Quesito che bisognerebbe declinare, escludendo l’alternatività fra partecipazione e governabilità, trasformandolo nell’impegno a ricercare un sistema che punti sulla partecipazione assicurando nel contempo la stabilità degli esecutivi.
1 commento
1 Massimo Marini
23 Giugno 2009 - 08:38
Ho trovato inquietante il peso specifico dell’UDC, oggettivamente determinante in molte zone. E non tanto perché partito centrista moderato ex democristiano (anche se già questo sarebbe motivo di preoccupazione), quanto perché risulta essere il partito a più alta infiltrazione mafiosa di stampo politico (non imprenditoriale o professionistico come Forza Italia). Rutelli e Giannini (vicedirettore di Repubblica) plaudono a questa “nuova alleanza” che invece a me inquieta non poco. Se ad ottobre verrà fuori un PD alleato con l’UDC più o meno formalmente, allora ci troveremo davanti veramente a quel PDmenoL denunciato da Grillo, e forse in maniera irrecuperabile. Guarda caso già si fa a gara a soffocare le velleità progressiste dei c.d. quarantenni (Zingaretti & C.) ovviamente più “a sinistra” dell’asse D’Alema/Rutelli.
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