Carbonia. Nei 72 giorni c’è un importante movimento delle donne. Il contesto delle organizzazioni unitarie di massa, le dirigenti del Psd’az e del Psi. Ancora da sottolineare, tuttavia, la marginalità dell’impegno femminile nella ricostruzione, sopratutto in Sardegna

6 Novembre 2022
1 Commento


Gianna Lai

 Anche oggi, come ogni domenica, il post sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.

Fin dal 1945 si preparano le sezioni femminili del Psd’az, già annunciate da Margherita Bellieni, la più impegnata tra le donne sardiste, ne Il Solco del 24 giugno di quell’anno. Perché costituiamo le sezioni femminili, il titolo del suo intervento rivolto alle donne, “Ci preoccupiamo dei loro bisogni, perché la guerra ha generato povertà troppo vicina all’indigenza che mortifica e offende l’umanità che ne è colpita… Far intendere loro le linee direttive del nostro partito, gli scopi a cui esso tende e quella che deve essere la mira costante: il raggiungimento dell’autonomia che è conquista spirituale prima di essere conquista politica… Noi vogliamo, con la nostra parola e il nostro aiuto, indurle a migliorare le loro condizioni di vita, ad essere compagne e consiliere degli uomini che inciteranno al lavoro proficuo,… e la donna potrà, con consapevolezza fare uso del diritto che le è stato concesso, del diritto di voto, senza che la sua libera volontà venga violentata dal richiamo di superstizioni e pregiudizi ormai superati”. Ed ancora, “Il nostro programma vuole attuarsi, riallacciandiosi direttamente alla tradizione spirituale del popolo sardo. Convinzioni religiose di esso, attaccamento alle virtù familiari, esaltazione delle caratteristiche di energia e di fierezza della stirpe, saranno da noi rispettati profondamente. Ripetiamo che il nostro movimento sardista viene attuato nel quadro della vita italiana. I sardisti poi così esprimono il loro pensiero - con mente con cuore italiano noi stiamo creando la nostra vita sarda la nostra volontà nella volontà dell’Italia-”.
E poi il 26 agosto di quello stesso anno, in La donna e il voto, ancora la Bellieni, “Quando recentemente il diritto di voto è stato concesso alle donne,… molti si sono chiesti: è la donna capace di usufruire di questo diritto? E si è scritto notevolmente sulla impreparazione politica della donna,… Oggi la donna è stata strappata alla quiete della sua casa da una guerra rovinosa, ha visto i suoi beni distrutti i suoi figli uccisi o minorati per sempre. Tante dolorose esperienze non potevano non conferire alle donne una maggior consapevolezza,… la riconquistata libertà deve dare a tutti consapevolezza non solo dei diritti ma anche dei doveri. E ve ne è uno grave che si aggiunge agli altri che la donna compie nell’ombra della sua casa. Partecipare attivamente all’opera di ricostruzione nazionale, riportando la donna italiana alla chiara consapevolezza dei compiti che le spettano, perchè solo da madri oneste e operose nascerà la nuova generazione che avrà il difficile compito di ridare dignità all’Italia di domani”.
Così Maria Congiu del Psi, in Sindacalismo e socialismo, a definire la posizione del partito su Sardegna Socialista. “Il principio associativo dei mestieri e delle professioni… La storia vera del sindacalismo italiano è incominciata col movimento socialista, attraverso una tenace e assidua opera di educazione morale politica economica, diretta a inculcare nell’animo del lavoratore la realtà del suo vero valore nell’ambito della società”. Ora il sindacato è “parte integrante del nuovo ordinamento sociale”, fondato su unità e solidarietà. Sviluppare la coscienza sindacale, nella formazione degli operai soffermandosi, su “tutti i provvedimenti di carattere sindacale-economico,” e promuovere “la divulgazione degli accordi, dei contratti di lavoro, delle disposizioni a carattere collettivo… negli stabilimenti industriali interessati”. E attuare una vera istruzione professionale, perché “la ricostruzione è legata all’elevazione tecnica, morale ed intellettuale del lavoratore”, alla sua partecipazione attiva alla vita del sindacato, alla sua presenza nella edificazione dello stato democratico. Una donna che si intende di sindacato, Maria Congiu, che lavora nel sindacato, figura affatto nuova per l’isola, e il suo scritto destinato ai compagni e alle compagne delle sezioni, così inusuale la presenza femminile sui problemi del lavoro, vale senz’altro a restituire ai movimenti femminili una nuova e significativa collocazione nel mondo della politica e dell’impegno sociale, anche in Sardegna. Talché, rileva preoccupato Jago Siotto, ancora nel 1946 su Sardegna Avanti, organo di quel partito, come sia necessario evitare il gravissimo pericolo di una struttura politica distaccata dai reali problemi del momento: “Il partito è malato di cerebralismo e verbalismo, difetta invece di organizzazione”. E le recenti elezioni, il regresso subito in termini di voti, induce ad autocritica, “domandiamoci, che cosa abbiamo fatto per organizzare i giovani? Per organizzare le donne?
Diventa allora imprescindibile la riflessione della storica Maria Rosa Cardia, “Il ruolo delle donne nelle istituzioni politiche in Sardegna”, a chiarimento di come queste brevi note sulla nascita dei movimenti femminili, a Carbonia e nell’isola, siano da porre in un quadro ancora fortemente determinato dalla loro marginalità, in particolare durante gli anni della ricostruzione. Collocando infatti la studiosa le donne al centro degli episodi di lotta e di ribellione di quegli anni, “non si dimentichi che proprio le donne furono alla testa dei moti per il pane che scossero l’isola in quei primi anni dopo l’armistizio e che in seguito, nel corso delle lotte contadine e operaie che si svilupparono dal 1946, troviamo le donne con i loro bambini, accanto agli uomini, nell’occupazione delle terre incolte, dei pozzi minerari, degli stagni, attestate su una linea di solidarietà attiva, militante, faticosa che, per alcune, significò affrontare l’esperienza degli arresti e della carcerazione”, così la studiosa conclude il suo discorso: “E’ indubbio tuttavia che nella fase della ricostruzione l’impegno femminile rimase ancora marginale, sussidiario rispetto ai protagonisti della vita politica, e che per lungo tempo le donne cercarono di rispondere alla inospitalità e al distacco delle sedi della politica, con organizzazioni specifiche, come le sezioni e le cellule femminili, e con movimenti autonomi, con strumenti unitari, attraverso i quali crescere, maturare, imparare ad esprimersi liberamente e a contare”. Avendo avuto, “la rottura dell’immobilismo sopratutto nel mondo rurale,… dal diritto di voto, uno straordinario impulso” che determinerà, fin da subito, un vero effetto di trascinamento a favore dell’impegno e della partecipazione femminili.

1 commento

Lascia un commento