Gianna Lai
Nuovo post domenicale sulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.
Aveva più volte denunciato L’Unità, e poi i vari dirigenti del movimento, l’indifferenza della stampa locale nei confronti delle lotte di Carbonia. A dicembre i tre articoli, in prima pagina, del giornalista cagliaritano Peppino Fiori sugli ultimi giorni della protesta: molto attento nella descrizione dei fatti e benevolo con i minatori, l’inviato de L’Unione Sarda, schierato dalla loro parte. E denuncia, Fiori, chi vorrebbe attaccare il movimento, in nome dello schieramento politico di appartenenza dei più, quando si tratta invece di lotte sacrosante, esemplari, per la difesa del posto di lavoro, che uniscono uomini e donne, prima di ogni altra scelta personale. Barricati in tre pozzi i minatori di Bacu Abis: “Situazione sempre più tesa a Carbonia. Usciranno solo quando sarà consentito ai minatori del turno successivo di prendere il loro posto. Risposta secca agli agenti nel traverso banco. Il senatore Spano lavora a Roma per la ripresa delle trattative. -Sono a loro disposizione - dice l’ingegner Spinoglio. Si parla di una gestione operaia”. Significativi i titoli e i sottotitoli in prima pagina su L’Unione Sarda del 15 dicembre 1948, questo l’articolo dell’inviato a Carbonia: “Domani è un giorno di paga, ma gli operai sentono fin d’ora che di paga non si parlerà. Lo hanno appreso da un manifesto giallo, affisso stamani sui muri della città, il cui contenuto il nostro lettore già conosce per averne parlato il giornale nel numero di ieri. -Le difficoltà finanziarie dell’azienda si sono sensibilmente aggravate, per cui non si potrà far fronte né alla corresponsione integrale dei salari, nè al pagamento della gratifica natalizia - … Gli operi si sono limitati a sgualcire in un moto di rabbia i manifesti, senza desistere dal loro rigido atteggiamento. Molti di essi già da tempo non percepiscono un centesimo: sono i licenziati; altri hanno percepito i salari decurtati in misura consistente e immiseriti dalle punizioni inflitte. Così vanno le cose da 68 giorni. Fu nel mattino del 7 ottobre che le maestranze decisero di applicare il criterio della non collaborzione. Stabilirono cioé di rinunciare al beneficio del cottimo per il solo lavoro in economia. Chiarisco. I lavoratori nel loro turno di otto ore debbono produrre un minimo oltre il quale vengono compensati con un tantum a berlina di carbone estratto. I minatori nel rinunciare alla eventualità di un maggiore guadagno loro consentito da un alto livello produttivo, pensarono di accontentarsi del salario, non obbligandosi così a una prestabilita resa,… i fitti delle case aumentati del 120%, il prezzo della luce portato al livello dei prezzi regionali, i quantitativi di carbone di cui ogni operaio beneficiava diminuito nella misura e aumentato nel prezzo,… tutto ciò valse a radicare nell’animo delle maestranze il sospetto che la direzione volesse, sì, risanare l’azienda, ma con l’esclusivo sacrificio dei dipendenti e non attraverso i mezzi suggeriti dalla organizzazione sindacale, l’impianto di una centrale termoelettrica e di una fabbrica di azotati. Il convincimento generò l’azione risoltasi appunto nella non collaborazione,… inutilmente la direzione pretese un minimo di produzione. Giunse perfino, per convincere i lavoratori,… a prendere provvedimenti disciplinari consistenti nella sospensione dal lavoro di un giorno ai meno attivi. I sospesi però discesero ugualmente nei pozzi. La dose allora aumentò e si inflissero sospensioni di due giorni. Alla trasgressione di questo secondo ordine seguì il licenziamento. I colpiti furono in tutto un centinaio… Si constatò che le punizioni erano decise in base a un rapporto quotidiano compilato dai sorveglianti e dai capisquadra, convincere questi ad eludere la stesura del rapporto non fu difficile,… i dirigenti reagirono sottraendo l’equivalente di un’ora (quella cioè impiegata per compilare il rapporto e presentarlo) dalla paga e infliggegndo un’ammenda pari a 340 lire ai capisquadra e di 500 ai sorveglianti. Il 15 novembre poi tutti gli operai, nel ritirare la busta paga, constatarono amaramente che i salari erano decurtati del trenta per cento; i licenziati inoltre, per quanto non allontanati dai posti di lavoro, non ebbero nulla. Fu organizzata una sottoscrizione tra i negozianti che decisero di dare loro a credito i generi alimentari di prima necessità. Ma così non poteva anadare avanti né per gli uni né per gli altri. E vennero le trattative di Roma, bruscamente interrotte sabato scorso,… i comunisti Colia e Puggioni presenti alle trattative, l’uno in funzione di presidente della Federazione provinciale dei minatori, l’altro di segretario della Commissione interna, secondo i quali il fallimento è da imputarsi all’intransigenza dell’ingegner Spinoglio, direttore generale della Carbosarda”
Per tornare, quindi, alla miniera in stato di agitazione e al movimento in città, “Stamane dieci carabinieri sono scesi nel pozzo Vigna alla ricerca di alcuni licenziati, non allontanatisi dai loro posti di lavoro, senza peraltro approdare ad un risultato positivo. Qualche ora appresso i commercianti si sono riuniti in Municipio stabilendo di non dare più a credito i generi alimentari,… costituendo ciò, per loro, un onere insostenibile. Dal canto loro i sorveglianti e i capisquadra riconoscendo che la loro azione, in definitiva, si risolveva in multe e sottrazioni, hanno deciso di riprendere la compilazione dei rapporti. Come però era logico prevedere, i lavoratori si sono opposti ai loro ingressi nei pozzi. Alle tre del pomeriggio i minatori dei pozzi Est, Nuovo e Loth del gruppo Bacu Abis, giunti al posto di lavoro per dare inizio al loro turno, hanno trovato un cartello affisso per ordine della direzione con il quale li si diffidava dall’entrare nei pozzi,… la polizia in ingenti forze sorvegliava affinché l’ordine non fosse violato. E i lavoratori non sono entrati. Ma gli operai del turno precedente, quello che per l’appunto finisce alle 15, si sono rifiutati di uscire dai tre pozzi, barricandosi dentro. Un gruppo di agenti si è allora calato, in nostra presenza e in presenza dell’onorevole Laconi e del comunista Giovanni Lay, fino al traverso banco, nell’intento di parlamentare con una commissione dei resistenti. La risposta è stata secca. I minatori usciranno quando sarà consentito ai minatori del turno successivo di prendere il loro posto. Mentre telefoniamo la polizia assedia le singole imboccature per impedire qualunque approvvigionamento. Vi sarà la resa? E’ troppo presto per stabilirlo. Frattanto il senatore Spano rimasto a Roma, lavora per una ripresa delle trattative. L’ingegner Spinoglio è tranquillo, - non accadrà nulla di grave e, se vorranno trattare, non hanno che da chiamarmi: sono a loro disposizione - ma già qui, da Carbonia, si ventila una gestione operaia”.
1 commento
1 Aladinpensiero
11 Settembre 2022 - 08:51
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=136853
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