La maledizione di Zelensky come quella di Tutankhamon?

25 Luglio 2022
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Andrea Pubusa

Se durante la guerra in Ucraina i maggiori leader occidentali sono stati appiedati o arrancano non sarà colpa del destino cinico e baro. Qualche ragione dovrà pur esserci, di natura politica e nel rapporto coi cittadini dei rispettivi stati.
Senza la pretesa di fare analisi, che del resto vengono fornite in abbondanza da veri o sedicenti esperti, alcuni elementi si colgono intuitivamente della moria di leader occidentali. Si voleva indebolire e demolire Putin, ma questo esuccede a loro stessi. Anzitutto non convince la narrazione sulla Russia irragionevolmente tesa ad una politica di egemonia o peggio di dominio. Può darsi che nel fondo ci sia anche questo, ma il dato evidente è che chi ha circondato la Russia di armi ed eserciti per nulla amichevoli è l’occidente, gli USA e la Nato. Si avverte che gli USA fanno agli altri ciò che non permettono sia fatto sull’uscio della loro casa. Tutti ricordano la reazione di Kennedy ai missili sovietici a Cuba e tutti sanno che chi porta eserciti e armi nel mondo in terre e mari lontani sono principalmente gli americani, con supporti inglesi ed europei. Che i cani della Nato abbiano abbaiato troppo sotto le finestre della Russia non è una battuta. Che la Russia sia la parte debole e bersaglio da colpire in vario modo l’avvertono tutti. Del resto è un motivo ricorrente della storia di questo grande paese essere invasa o colpita.
Non convince neppure la politica di Zelensky, tutti avvertono che non da oggi gli ucraini si sono posti al servizio del disegno occidentale. Una politica più moderata di “buon vicinato” appare più ragionevole e utile. Farsi carne da macello di uno scontro per ridisegnare egemonie ed equilibri mondiali non viene dai più considerato un ruolo coveniente per l’Ucraina e per l’Europa. E poi, il tema dei temi, la definizione di nuovi rapporti mondiali è avvenuto in passato con guerre devastanti, nessuno, salvo aree estremiste dei vari fronti, vuole rivedere quegli orrori. Si dice che Putin gioca sulla paura della guerra atomica o dell’allargamento del conflitto, ma questa è una paura reale e per nulla da liquidare o sottovalutare. La gente normale vuole che questi processi seguano vie pacifiche.
Anche la risposta a Mosca della UE è parsa inconcludente e autolesionista. Dire che blocchi l’esportazione di scarpe in Russia significa condannare alla disoccupazione migliaia di lavoratori italiani che quelle scarpe producono. E poi si possono mandare armi contro chi ti dà il gas in abbondanza e a buon prezzo? I guerrafondai ideologici tacciano queste considerazioni come attenzione alla pancia più che ai valori dell’occidente, le stigmatizzano sul piano morale, ma non è così perché la missione dell’istituzione auropea non era fondata sulle armi o la forza, ma sul libero scambio e la distensione internazionale. E poi che credibilità hanno questi valori quando Biden minaccia apertamente di bombardare l’Iran se non si adegua ai suoi diktat?
Come si vede, si tratta di considerazioni di buon senso che hanno creato un forte distacco fra èlites occidentali e rispettivi elettorati. BoJo, Macron e ora Draghi cadono principalmente su questo (Scholz sembra meno esposto perché più moderato). La gente vede già i rinculi dell’economia europea a fronte della politica delle sanzioni e delle armi, perché chi paga sono i ceti popolari, e non vuole che si vada avanti.
Alle elezioni di mezzo termine sarà azzoppato Biden. Che Zelensky non porti bene è ormai convinzione sempre più diffusa, nonostante la ossessiva propaganda occidentale.
Cosa accadrà, non si sa, potrà essere anche peggio a seconda degli esiti elettorali e dei rivolgimenti interni negli ordinamenti occidentali, ma una cosa è certa, la politica delle sanzioni e delle armi non convince, anzi è ripudiata a livello di massa in Occidente. E’ questa la maledizione di Zelensky. Uscirne con una trattativa giusta ed equilibrata appare ai piu’ una soluzione  piu’ ragionevole.

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