Libera informazione o voce del padrone?

18 Giugno 2009
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Cristian Ribichesu

Ieri mattina dalle frequenze di Radio 101, nel programma Graffi quotidiani, il direttore Paolo Liguori difendeva la libertà dell’informazione, quella critica e giusta, la stessa libertà tutelata dall’art. 21 della Costituzione italiana, mettendo comunque le mani avanti e facendo alcune distinzioni, attraverso un caso, a suo dire, esemplare.
Il nostro giornalista, infatti, distingueva la buona dalla cattiva informazione, quella delle notizie veritiere che producono cambiamenti nel sapere di chi le apprende, da quell’altra falsa, menzognera e infamante. Allora, il caso esemplare citato da Liguori, prendendo spunto dall’inchiesta sui voli di Stato, nell’ambito della quale è indagato per abuso d’ufficio il premier Silvio Berlusconi, e per cui i pm hanno richiesto l’archiviazione del procedimento, era appunto quello del Presidente del Consiglio, per il giornalista attaccato ingiustamente, da 15/20 anni, dalle colonne del quotidiano la Repubblica.
Ora, ritenendo Liguori una persona acuta, l’aspetto sorprendente delle sue dichiarazioni è la preoccupazione nei confronti dell’immagine del presidente Berlusconi: da una parte perché, se davvero la Repubblica attacca il Cavaliere montando articoli ad ogni starnuto, in realtà sembra che questo modo di fare non porti acqua al mulino dell’opposizione, come sembra non produrre effetti negativi sull’immagine del Presidente del Consiglio, forse, e non perché, nelle sue varie forme, non ci sia il lupo nella favola, ma perché proprio a furia di lanciare il segnale di pericolo in ogni situazione, anche le più futili, il grido “attenti al lupo” perda la sua valenza semantica, la funzione di allarme per i momenti cruciali, che ci sono e sono tanti; dall’altra perché parrebbe che Silvio Berlusconi, probabilmente uno degli uomini più ricchi d’Italia, e indubbiamente uno dei più potenti, sia in grado di difendere benissimo la sua immagine, per mezzo dei media e attraverso i suoi legali, come l’avvocato e Onorevole Ghedini, sicuramente preparato e intelligente.
Insomma, proprio in questo sta il punto, che un giornalista attento come Paolo Liguori, anche se dovesse essere orientato politicamente per il centro-destra, dovrebbe preoccuparsi di più per lo stato di salute, di preparazione e d’immagine dell’Opposizione, perché, inevitabilmente, in un sistema bipolare, se uno dei poli, per difetto, non riuscisse più a controbilanciare l’altro, ciò potrebbe portare ad uno squilibrio importante, serio. È vero, inoltre, che chi svolge la professione del giornalismo, cioè diffondere notizie prevalentemente per le persone comuni, che rappresentano la maggioranza della popolazione, forse dovrebbe preoccuparsi di più per queste ultime, magari citando i casi, sicuramente pochi, ma che purtroppo sono esistiti ed esistono, e che già sono regolamentati dalla legge, che comunque potrebbe essere passibile di miglioramenti nella direzione delle persone comuni, di immagini di uomini e donne “oscurate” dalla quantità e intensità di notizie sbagliate, affrettate, spesso non altrettanto bilanciate dagli articoli riparatori.
In fin dei conti, nel caso i potenti sanno e possono difendere la propria immagine molto bene, gli altri meno efficacemente. Poi, indipendentemente dalla citazione del direttore Liguori, con ironia verrebbe da dire che a volte i paladini, invece di difendere i più deboli, prendono posizione a fianco dei più forti; ma alla fine, rispettando l’etimologia della parola, la svista è nostra, il paladino era il compagno, e primo aiutante, del signore, l’abitante del palazzo, quello per antonomasia del feudatario, e i costumi non cambiano.
Personalmente, non credo ci si debba preoccupare per le possibili frustrazioni dell’Onorevole Berlusconi, causate dai non tanto concludenti, nei loro intenti, attacchi, come li definisce lo stesso Presidente del Consiglio, di alcuni media. Impensierisce, invece, la deriva sociale, economica, politica, dei valori, dell’istruzione, che attanaglia il Paese, con una sempre più netta discrepanza fra i vari Nord e Sud del territorio italiano, e un maggior divario fra chi ha più e chi sempre meno.

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