Andrea Pubusa
Il pensiero unico, la pervasività della informazione come propaganda con tante voci apparentemente diverse, ma monocordi si manifesta in queste ore contro chi osa staccarsi dal coro, sulla guerra in Ucraina e ora sulla crisi di governo. Nel caso presente il bersaglio è Giuseppe Conte. Si avverte - lo ha messo in luce il Fatto - in questo contesto l’esistenza di una sorta di partito unico, anche se articolato in diverse sigle e leaders, che perseguono in fondo gli stessi fini generali.
Una situazione non nuova che si ripropone in particolari momenti storici. Del “partito unico articolato” ci ha parlato, con la sua solita acutezza, Luciano Canfora (E’ l’Europa che ce lo chiede, Idòla Laterza, 2012). Ci ha ricordato che il disvelamento della dinamica parlamentare e della sua degenerazione tra Otto e Novecento fu espresso da interpreti tra loro ben diversi, ma su questo punto convergenti, quali Gaetano Salvemini, Benedetto Croce e Antonio Gramsci. Croce scrisse (gennaio 1912) a Salvemini una efficace diagnosi: «L’esperienza mostra che il partito che governa o sgoverna è sempre uno solo, e ha il consenso di tutti gli altri che fanno le finte di opporsi». «In molti paesi - notava Gramsci in una scheda del Quaderno 17 - i partiti organici e fondamentali, per necessità di lotta o per altra causa, si sono frazionati in frazioni, ognuna delle quali assume il nome di Partito o anche di Partito indipendente». Ma si tratta di un partito unico organico solo apparentemente diviso in più formazioni politiche rivali. “Questo - osserva Canfora - fu, con diversi gradi di perfezione, il sistema dei partiti politici in Europa finché non sorsero i partiti “operai”, comunque denominati, la cui esistenza stessa era ancorata alla base sociale e agli interessi rappresentati: in frontale opposizione nei confronti del «partito unico organico».
E oggi? “Il nostro presente – nota ancora Canfora - ci ha offerto nuove modalità e nuove forme di tale funzione direttiva e di indirizzo. Nel caso dell’Italia, della Spagna e della Grecia, si è visto il diktat della Banca Centrale Europea (forte dei vincoli sopranazionali costituiti dalla “gabbia d’acciaio” dei parametri di Maastricht) abbattere governi, farne nascere di nuovi, ordinare la nascita di coalizioni, vietare referendum in paesi apparentemente sovrani. «Una forza direttrice a sé stante», ma di quale entità!”.
Si percepisce nel leggere queste pagine quel che si è incrinato nel funzionamento della nostra democrazia rappresentativa. Manca il popolo. “Una forma di assetto politico non resta ‘democratica’ anche quando il ‘demo’” – il popolo – “se n’è andato”. Insomma, secondo lo storico-filologo, nella declinazione recente ad opera degli attori istituzionali, Capo dello Stato e Presidenti del consiglio nominati, s’intravede l’avvento e il consolidarsi di un “partito unico articolato” che regna senza contrappesi e senza neppure il popolo, sospettato ormai sistematicamente di avere pulsioni “populiste”. Solo le “ali governiste” dei partiti trovano legittimità e riparo nel potere centrale, e rifuggendo ogni vera dialettica e confronto sanno perfettamente che l’estensione del loro territorio “presuppone l’estensione del terreno astensionista“. Disfunzioni acute della democrazia: il Parlamento è “impoverito e mortificato” da decisioni che regolarmente lo scavalcano; la partecipazione al governo è un atto di responsabilità che spesso coincide con un atteggiamento remissivo e ciecamente adesivo rispetto a processi decisionali di cui il parlamento viene messo al corrente solo all’ultimo, a cose fatte. Di asservimento della funzione pubblica si parla per indicare i risvolti del fenomeno nell’amministrazione e nelle altre funzioni pubbiche o di rilevanza pubblica, come l’informazione anzitutte. Com’è stato detto, il Consiglio dei Ministri è relegato al ruolo di mero consesso certificatore di decisioni già prese, con provvedimenti normativi anche molto complessi che vengono portati direttamente in Consiglio o, al più, con un anticipo minimo, comunque inidoneo a consentirne un’analisi adeguata.
Infine, la natura oligarchica del partito unico articolato, che muove dalla rinuncia all’idea di un sistema democratico ‘aperto’, che contrasti l’involuzione verso derive elitarie e permetta a tutti i cittadini – attraverso l’intervento propulsivo dello Stato volto a rimuovere ogni sorta di ostacolo – di poter concorrere, a pieno titolo, “alla vita politica, economica, sociale e culturale del nostro Paese”. Secondo una corretta lettura della norma costituzionale sui partiti (art. 49), questi non sono articolazioni del potere, ma strumenti che i cittadini possono usare se vogliono “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Nella prospettiva costituzionale sono i cittadini, tramite la partecipazione, a “determinare la politica nazionale” e a incidere sulle decisioni amministrative. Ma i partiti e molti altri soggetti sembrano averlo dimenticato e così scompare la democrazia, in quanto il metodo democratico è confronto e scontro pacifico di idee. Senza questa dialettica perdono senso gli elettori, scompaiono i cittadini proprio come avviene anche quando l’amministrazione decide senza contraddittorio.
In queste ore e in questi mesi di questo stiamo parlando. Ecco perché a Conte un merito va dato, al di là di ogni altro giudizio. Ha messo in discussione il partito unico articolato, di cui Draghi è e vorrebbe essere il guidatore. Non è meglio rompere?
2 commenti
1 Aladinpensiero
18 Luglio 2022 - 06:38
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=134839
2 Franco Meloni
18 Luglio 2022 - 08:54
Come uscire dalla crisi politica. Consigli non richiesti.
1) Mattarella accetti le dimissioni di Draghi e, dopo le consultazioni con le forze politiche, 2) lo incarichi di formare un governo tecnico, senza ministri politici, con le seguenti priorità: gestire la fase, soprattutto nei rapporti con l’UE, gestire le elezioni non necessariamente anticipate, proporre il bilancio 2023. 3) Il Parlamento dia la fiducia al nuovo Governo Draghi, approvi le leggi finanziarie, approvi una nuova legge elettorale a carattere fondamentalmente proporzionale. 4) Mattarella potrebbe poi sciogliere le Camere o consentire la scadenza fisiologica della legislatura. Finalmente si consenta che decida democraticamente il popolo italiano!
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