Tonio Prost un mese dopo

13 Giugno 2009
2 Commenti


Nicola Imbimbo

La morte di una persona cara suscita innanzitutto sentimenti che coinvolgono e struggono: dolore, tristezza, rimpianto; sentimenti che si accompagnano inevitabilmente a ricordi e riflessioni su percorsi ed esperienze che è difficile comunicare senza correre il rischio di trasformare il ricordo in un narrarsi di chi scrive.
Voglio comunque ricordare Tonio Prost, scomparso il 13 maggio scorso, con la stessa discrezione e sobrietà che caratterizzava la sua vita non solo sindacale e politica ma anche privata e personale.
Alla fine degli anni sessanta, segnati soprattutto da una stagione di grande egemonia dei valori della sinistra marxiana comunista e socialista, Tonio fu tra i principali protagonisti di un’esperienza che mirava a trasformare i tumulti e le speranze sessantottine in una concreta e duratura pratica sindacale; di un sindacalismo inteso non solo come tutela e crescita dei diritti e della dignità dei lavoratori, ma come progetto politico finalizzato alla trasformazione della società e, in particolare – per lui, come per tanti altri insegnanti - alla realizzazione piena del diritto allo studio, soprattutto per quanti ne erano, e ne sono, di fatto privati e senza il quale non può esserci – come recita la nostra costituzione – né libertà né eguaglianza tra i cittadini.
Erano gli anni in cui fra i lavoratori della scuola, e Tonio fu tra questi, si cominciava a prendere atto della peculiarità e centralità del ruolo degli insegnanti e, più in generale della scuola, prendendo contemporaneamente atto della “proletarizzazione” degli insegnanti.Si iniziò a lavorare per superare l’illusione del corporativismo portato avanti dal sindacalismo autonomo, il solo presente sino ad allora nella scuola, dando vita ad un sindacato all’interno della CGIL, la confederazione sindacale maggiormente caratterizzata dalla presenza operaia. L’obiettivo era di dar vita ad un sindacato di “classe” in cui tutti i lavoratori uniti contribuivano a cambiare la società e, solo passando attraverso questo cambiamento, le loro condizioni di vita.
Era una scommessa ambiziosa ma affascinante. Se l’inizio non fu facile non fu per mancanza di adesioni, che crescevano nei primi anni con significativi e costanti incrementi. Fu difficile per l’impatto con la burocrazia sindacale per tutto ciò che di diverso il mondo della scuola portò nella pratica sindacale. Disturbavano questi professori, molti dei quali avevano alle spalle le lotte nell’università e militavano nei tanti partiti “extraparlamentari” che proliferavano in quegli anni. Troppe riunioni nella sede della CGIL, allora in Via Roma, troppe discussioni e rischio di rompere quel “sano” equilibrio tra comunisti e socialisti che dettava legge nella composizione dei gruppi dirigenti .
Prost, iscritto ad un partito “cometa” come fu il PSIUP, riuscì a pilotare l’inserimento degli insegnanti nella Confederazione contenendo le tentazioni assembleariste e un certo velleitarismo rivoluzionario di molti giovani insegnanti e resistendo, allo stesso tempo, alle pressioni dei vertici confederali di Cagliari che non potevano accettare un segretario provinciale e un gruppo dirigente di una categoria della CGIL non proveniente né dal PCI né dal PSI. La CGIL di Cagliariaveva aveva al suo vertice Villio Atzori, segretario generale della Camera del Lavoro, “severo” custode dell’egemonia PCI nella CGIL.
Quei primi anni settanta furono anni di significative lotte nella scuola: anche degli insegnanti. Lotte che, a partire da uno sciopero di solidarietà e adesione politica contro la repressione nelle fabbriche proclamato dal sindacato dopo l’autunno caldo, culminarono con il blocco degli scrutini del 1970, portato avanti da un vasto schieramento di insegnanti e di sindacati sia confederali che autonomi. Memorabile in quella occasione a Cagliari un’assemblea, quasi permanente, affollatissima e partecipata nell’aula magna del Dettori con la presenza di attempati e prestigiosi professori docenti del sindacalismo autonomo e i più giovani e “apprendisti sindacalisti” della CGIL.
Quello sciopero fu interrotto dal “caldo appello” di Luciano Lama, segretario generale della CGIL Un appello rivolto ai dirigenti sindacali e agli insegnanti per sospendere lo sciopero e, di fatto, ad arrendersi al governo sul rinnovo del contratto per salvare le vacanze degli italiani. Vinse l’etica della “responsabilità” sostenuta da Lama contro la volontà di lotta per il cambiamento. Una linea che si è trasformata inesorabilmente negli anni successivi in pratica della rinuncia soprattutto dei partiti della sinistra che ha portato poco a poco al più recente trionfo del populismo clownesco e razzista che domina nell’attuale situazione politica italiana.
Tonio con paziente e perseverante tenacia, senza intolleranze e/o anatemi consolidò e aiutò a crescere un giovane e pragmatico gruppo dirigente nel sindacato di Cagliari e il suo impegno gli conquistò l’apprezzamento del gruppo dirigente nazionale del Sindacato Scuola di cui ben presto entrò a far parte entrando nella segreteria nazionale. Anche da Roma, naturalmente, costituì per il gruppo dirigente sardo sempre un punto di riferimento sicuro.
Al rientro a Cagliari negli anni Ottanta, il suo impegno per il rinnovamento della scuola continuò nel PCI, cui aveva aderito dopo la scomparsa del PSIUP e nell’insegnamento della storia e della filosofia al liceo “Michelangelo” di Cagliari . Svolse il ruolo di docente con grande professionalità, competenza mirando non solo a trasmettere nozioni ma anche per tener vivi nei ragazzi che hanno avuto il privilegio di averlo come insegnante i valori di libertà, uguaglianza e solidarietà e la passione per lo studio come strumento di crescita e di emancipazione.
Tuttavia, il clima politico alla fine degli anni settanta era cambiato e la sinistra si avviava per tante ragioni ancora da approfondire storicamente e politicamente verso una perdita ruolo di che Tonio ha vissuto con apprensione e delusione ma con la tenace anche se lucida, e perciò stesso flebile, speranza di veder rinascere i fondamentali valori del socialismo. Con questo spirito, va letta la sua adesione, negli ultimi anni, alla mozione di sinistra dei DS e più recentemente al Partito Democratico.
Mi pare utile ricordare - in un periodo in cui il Parlamento italiano vota leggi razziste in nome dell’egoismo nazionalitario e il governo di destra gongola per i “respingimenti” di disperati in cerca di una speranza di vita e spesso anche di libertà - l’apertura di Tonio nei confronti dei tanti insegnanti non sardi che arrivavano negli anni sessanta e settanta in Sardegna in cerca di un lavoro. Era un lavoro comunque sottratto ai sardi e che poteva suscitare, come in rari e subito sconfitti episodi pure avvenne, tentazioni di cacciata del “forestiero”. Fossero toscani come Giuliano Guerrieri e Corrado Gai, o siciliani come Calogero Virzì o napoletani come Giorgio Saviano: per tutti Prost, allora leader indiscusso del nascente Sindacato Scuola, lasciò uno spazio di primo piano instaurando con molti di loro anche rapporti di sincera amicizia e di impegno politico e culturale.
In questo gruppo si inserisce la mia storia personale di insegnante immigrato in Sardegna dal 1968 e, soprattutto, la mia amicizia con Tonio e la mia attività di sindacalista. Questo atteggiamento di apertura, ho avuto modo in seguito di percepirlo in tanti di coloro che ho conosciuto nell’attività sindacale e politica, nella scuola e nella società sarda. E’ un valore – quello della solidarietà e dell’accoglienza - che nonostante tutto credo sia comune alla maggioranza della gente.
Su questa convinzione può fondarsi la speranza che i valori della solidarietà, della fratellanza, della giustizia sociale, i valori fondamentali in sostanza del socialismo, riemergeranno sconfiggendo gli uomini e i dis-valori che oggi dominano.
E’ la stessa speranza che aiuta a credere che Tonio Prost e tanti altri come lui non hanno lottato invano.

2 commenti

  • 1 Calogero Virzì
    28 Giugno 2009 - 09:43

    Caro Nicola,
    leggo la tua commemorazione e apprendo con immenso dolore della scomparsa di Tonio Prost. Poco tempo fa, attraverso la rete, ho letto di un’altra commemorazione: quella di Chicco Mura.
    Due uomini, due intellettuali che per me hanno rappresentato un punto di riferimento stabile e sicuro, anche quando il percorso professionale ci ha divisi.
    Un caro abbraccio
    Calogero Virzì

  • 2 Ornella Pulisci
    8 Luglio 2009 - 17:55

    Con profondo sgomento leggo della scomparsa del prof Chicco Mura. Per cortesia mi potreste far sapere se si tratta del prof Giampaolo Mura, detto appunto Chicco, valente professore di lettere? Sono stata sua alunna al liceo di Oristano a metà anni ‘60; lui era un giovane professore ancora non laureato ma che riusci ad affascinarci tutti, me in particolare, tant’è che lo ricordo ancora con immutato affetto. Grazie

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