Andrea Pubusa
Stiamo lavorando anche in Sardegna per mettere in piedi un Comitato che mobiliti e unisca tutte le forze che vogliono la fine della guerra e la trattativa subito. Oggi alle 18 a Cagliari si tiene un secondo incontro per assumere le prime iniziative.
C’è bisogno di una spinta verso la ragionevolezza e verso la trattativa. L’immane sfacello della guerra deve finire, superando le follie e le insufficienze che caratterizzano i protagonisti di questa tragica vicenda bellica.
C’è ora sul tappeto la grande questione del grano. Ch’esso vada distribuito è fuori discussione. Nessuno può negarlo. Non c’è motivo che possa indurre ad affamare intere popolazioni. Eppure anche su questa questione di solare chiarezza si fanno distinguo, tattiche e propagande. E si adottano comportamenti a dir poco illogici. La Russia ha dichiarato d’essere disponibile a far partire il prezioso alimento. Ci si aspetterebbe dall’altra parte un atteggiamento di apertura, di dialogo per quanto parziale. Sarà vero, sarà un bluff? Bisogna andare e vedere fino in fondo la serietà delle intenzioni russe. Sennonché, mentre la Russia dice sì all’esportazione, quindi elimina (a parole) un ostacolo, la UE annuncia il sesto pacchetto di sanzioni e Borrel pronuncia parole sull’invio di armi perfino più dure di quelle di Biden, che sembra ora propendere per una linea più cauta. Quando si fanno patti, di solito, i toni si abbassano, qui invece si sollevano. Un modo di trattare verammente paradosaale e inconsulto!
E sul petrolio e il gas? Di solito per avere queste fonti energetiche si fanno guerre e si accendono conflitti. La Russia lo eroga a piene mani e a buon prezzo, non vi pare contraddittorio che la UE faccia di tutto per rifiutarle? Si dice, ma comprando petrolio e gas finanziamo la guerra di Putin. D’accordo, ma le sanzioni stanno limitando la guerra? O stanno facendo male in egual misura a chi le impone e a chi le subisce? E in ogni caso chi ne paga le conseguenze non sono i governi o o governanti, ma sempre i popoli dell’una e dell’altra parte. Fra un po’ l?Europa sarà investita da una crisi grave. Non c’è un modo meno contraddittorio e improbabile per far valere il peso dell’Europa?
Si può ragionare su queste questioni senza pregiudizi? Gad Lener, ad esempio, tenta di farlo e mette in luce un elemento inconfutabile: l’Ucraina e gli ucraini non voglio stare coi russi. C’è dunque una volontà popolare con cui bisogna fare i conti. Così come bisogna fare i conti con la velleità bellicosa di creare un “blocco occidentale” nella contrapposizione con Putin, velleità “che si è infranta nella tragicomedia delle sanzioni”. Ancora, ieri come oggi la resa dell’Ucraina non è auspicabile né utile, né verosimile, data la sua consistenza e l’appoggio di tanti paesi occidentali. “La via stretta - conclude Lerner - allora è perseguire un cessate il fuoco che non comporti il venir meno di proporzionate forme di sostegno agli aggrediti, tali da scongiurare un disastroso allargamento del conflitto”.
Insomma, quando si parla di trattativa e di pace bisogna evitare da un lato l’umiliazione della Russia (di cui molto si è parlato), ma anche quella dell’Ucraina. In fondo le paci sono solide e durature se sono equilibrate. Solo così, del resto, si può evitare che le guerre tra popoli confinanti e mescolati si prolunghino a dismisura. Mi pare questo un modo di ragionare serio, partendo da punti di vista non collimanti. Del reso, gli accordi si fanno fra parti in contrasto o dalle idee non omogenee.
1 commento
1 Aladinpensiero
1 Giugno 2022 - 07:41
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=133980
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