Strani discorsi sulla guerra e la sua fine. Il buon senso e la logica non si sa dove siano quando si parla di trattative. Si aspetta il peggio?

28 Maggio 2022
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Andrea Pubusa

O sono discorsi troppo complessi e noi, gente comune, non li capiamo, oppure chi li fa e’ un po’ svalvolato e parla a ruota libera. Prendete il grano ucraino. Solo un folle puo’ negare ch’esso vada distribuito. Non importa come la si pensa sulla guerra, quel ben di dio deve arrivare a destinazione e alimentare milioni di esseri umani. Una fame mondiale devastante va assolutamente scongiurata.
Draghi chiede a Putin di sbloccarlo e fa bene, ma quale contropartita gli offre? Il sesto pacchetto di sanzioni e l’ulteriore invio di armi a Zelensky? Questi poi chiede lo sblocco del grano, ma sollecita allo stesso tempo nuove armi e piu’ stringenti sanzioni. Non vi pare un non senso, per non dire una follia? Da che mondo e’ mondo le trattative vanno a buon fine se si da’ una contropartita o si rinuncia a qualcosa, reciprocamente. Se i toni si abbassano l”accordo e’ piu’ facile. Non puo’ una parte chiedere tutto e pretendere che l’altra sia d’accordo. E non puo’ alzare la voce. E’ una questione di buon senso. I patti si fanno a voci normali, ansi basse.
Ci sara’ pure qualcosa che interessa molto i russi, si puo’ trattarla in cambio della distribuzione del grano. Devono essere due esigenze uguali e contrarie. Ad esempio, lo sblocco della fornitura di un certo tipo di beni importanti per la popolazione russa.
Se non si fa cosi’, non si puo’ dire che Putin e’ intrattabile e rigido, semplicemente si può concludere che e’ perfettamente capace d’intendere e volere e sa come si fa una trattativa.

In questo campionario di sciocchezze, ecco un’altra perla! L’Italia presenta un piano di pace. L’iniziativa e’ lodevole non foss’altro perche’ si parla di trattativa, finalmente! Pero’, quando all’ultimo punto  si dice che la Russia deve ritirarsi e restituire le regioni conquistate e che in parte gia’ aveva prima del 24 febbraio, l’idea e’ poco sensata, e’ una richiesta immedita di resa. Ma puo’ Putin accettarla e trattare su quella base senza aver perso la guerra? Anche il vecchio Kissinger dice che la questione territoriale comporta qualche sacrificio di Kiev in cambio del cessate il fuoco e della fine dell’invasione. E se Lavrov qualifica la proposta come dilettantesca, in Italia si stigmatizza la posizione russa: Putin non vuol trattare! Suvvia! Perche’ non gli si propone quanto dice Kissinger? Forse la risposta sara’ diversa.
Infine, le sanzioni. Non passa giorno che categorie produttive, gruppi di lavoratori protestano per gli effetti devastanti in Italia delle sanzioni. Ci vuol molto a capire che distruggere interi comparti produttivi e’ folle, che son guasti  difficilmente rimediabili. Sono assetti economico-produttivi, linee di exort/import, costruiti negli anni. Ci vuol poco ad azzerarli, ma molto a ricostruirli. Non e’ meglio trattare adesso prima del disastro? Se la Russia vede stracciati i contratti con l’Europa cercherà di rimpiazarli altrove, e gran parte del mondo, dall’Asia, all’Africa, all’America latina non aderiscono alle sanzioni. Mercati immensi dai quali prendere e ai quali dare. E nel Vecchio Continente migliaia o milioni di disoccupati. In Europa questi effetti distruttivi creano anche gravi risvolti politici in democrazie non proprio solide e attraversate da foschi umori di destra non rassicuranti. Fra Russia e Ucraina un trattato dovra’ farsi prima o poi. O no? Non e’ meglio prima che sia troppo tardi? Anche questo ci vuol molto a capirlo?

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