Ucraina: esito aperto. Molte opzioni. Che fare?

23 Maggio 2022
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Andrea Pubusa

Ormai e’ evidente, la sostanzisle cobelligeranza di Usa, G.B. e Nato a fianco dell’Ucraina lascia aperte tutte le strade. Puo’ perfino pensarsi a un contrattacco  che ricacci i russi ai punti di partenza e oltre. Ma gli ucraini non sono i decisori fondamentali. Al di là delle dichiarazioni formali, il futuro della guerra dipende dalle strategie mondiali degl Usa. Vogliono gli States l’indipendenza dell’Ucraina o mettere in ginocchio Mosca?  Non e’ la stessa cosa, evidentemente. E l’Europa cosa vuole? E l’Italia?
I russi hanno un armamento poco avanzato, facilmente vulnerabile dai sofisticati sistemi Usa. Lo si e’ visto nell’affondamento dell’ammiraglia del mar Nero e nella eliminazione di tanti generali di Putin: vere fucilazioni. I russi non si sono saputi difendere. Non hanno saputo opporre un valido scudo. Sorpresa? Forse qualcosa di peggio: debolezza, arretratezza, incapacità. L’uso di queste armi sofisticatissime puo’ capovolgere l’esito del conflitto. Si combatte al computer, si colpisce con millimetrica precisione e con micidiale potenza, poi le truppe seguono, avendo il campo spianato da armi invisibili e non intercettabili.
C’e poi la questione finanziaria. Putin pensava ad una operazione piu’ veloce. Stare sul campo per molto tempo sfianca la gia’ malandata economia russa. La Russia non è una potenza economica. E’ più o meno come la Spagna. Fino a quando puo’ reggere? Eppure anche questo genera preoccupazione. Il problema e’ vedere le conseguenze di una totale debacle di Mosca. Sono pericolosi i colpi di coda, spesso portano a gesti disperati ed estremi.  Possono causare l’allargamento incontrollato del conflitto e l’uso di armi nucleari. Non è meglio abbassare l’obiettivo? Non è più saggio abbandonare l’idea di fare con Mosca cio’ che gli Usa hanno fatto a Bagdad. Quanto accaduto in Irak, Libia e altrove ci dice che e’ bene avere stati funzionanti piuttosto che parvenze di stati, senza governi stabili e, per quano autoritari, effettivi. La situazione con Saddam e Gheddafi era migliore di quella attuale. I due non erano stinchi di santo, ma erano controllabili, imbrigliabili con diplomazie, minacce e sanzioni. La Russia poi pone problemi ben piu’ inquietanti. Mosca ha un arsenale atomico immenso. Può corrersi il rischio di dare questo arsenale a bande e a gruppi estremisti? O è bene che questo arsenale di morte stia in mani  individuabili e sicure?
Al di là di questa prospettiva estrema, la guerra atomica e la distruzione del pianeta, c’è poi il rischio della fame globale per via della mancata distribuzione e commercio del grano ucraino. E saggio mantenere sanzioni reciproche che bloccano quel ben di Dio nei silos e nelle navi? O è meglio una trattativa ad hoc, con concessioni reciproche per sfamare le fasce più basse della popolazione africana e non solo, anche europea.

Comunque la si giri, la trattativa appare la strada piu’ ragionevole. Da questo punto di vista la proposta illustrata da Di Maio al segretario generale dell’Onu individua un percorso sensato. Cessazione del fuoco, indipendenza dell’Ucraina, autonomia delle zone contese, con soluzione da concordare. In fondo il contrasto verte su quest’ultimo punto. E su di esso, alla fin fine, salvi esiti piu’ tragici e sconvolgenti, si dovra’ arrivare. E prima lo si fa meglio e’. Ci vorranno poi decenni a creare in Europa un clima civile, in cui si riprende il dialogo, si mettono da parte toni bellicisti e si torna a parlare e praticare il disarmo. Si fa libero scambio. Ventotene spingeva in questa direzione. L’Europa dei popoli, della pace e dei diritti. Li’ bisogna tornare.  Quello che in questi folli giorni di guerra si sta allacremente distruggendo in pochi giorni, occorreranno anni a ricostruire. Il compito che lasciamo ai nostri figli.

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