Guerra Russia/Ucraina. Ci sono piccole novità, importanti se viste dal punto di vista popolare, senza significato per le potenze

10 Maggio 2022
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A.P.

Avete letto, Gutterres, ONU, chiede ai russi di far passare le navi ucraine che devono esportare il grano e simili prodotti di cui l’Ucraina è uno dei maggiori produttori mondiali. I silos sono pieni, tutto è pronto per la partenza. La proposta è saggia e ragionevole, se riguardata dal punto di vista dei popoli. Perché punire i produttori agricoli ucraini, che tanto hanno lavorato in condizioni proibitive? Devono poter avere il frutto delle loro sacrosante fatiche.
Però, badando la proposta dal punto di vista dei popoli, anche in Europa c’è chi risente delle sanzioni. Ad esempio, il mondo del turismo, settori produttivi oramai solidi che saltano per aria. In Molise, si è appreso, un interessante produzione di calzature dedicata quasi interamente all’esportazione in Russia. Centinaia di lavoratori, dall’oggi al domani, senza stipendio. Quanto potrà durare l’assistenza pubblica, se non si produce?
Ecco, partendo da singoli settori si potrebbero concordare corridoi parziali, mitigare delle sanzioni settoriali. Come si fa a chiedere il passaggio giustissimo delle navi ucraine e non prevedere una descalation delle restrizioni in danno dei russi? Visto dal punto di vista della gente comune, del mondo del lavoro, è inspiegabile. Dal punto di vista dei governi e della grande politica La UE vara un sesto, quanto inutile pacchetto di restrizioni. Il risultato prevedibile sarà che le navi rimarrano ferme (salvo un intervento devastante di USA/Nato), e i lavoratori europei e italiani colpiti dagli embarghi incrociati rimarranno disoccupati.
Seconda notizia. Mogli, compagne, amici, parenti del battaglione Azov manifestano per la liberazione dei loro congiunti ed amici. Giusto. Cosa possono fare queste persone disperate? Chi di noi non può essere con loro? La manifestazione è sciolta dalla polizia di Zelensky (come fa quella di Putin in simili circostanze). Ma anche lì si poteva aprire uno spiraglio di trattativa, piccola nel numero ma importante. Lasciamo da parte le nefandezze e i misfatti del battaglione Azov, una trattativa per liberarli è ragionevole. E’ realistico pensare che i russi salvino loro la vita (cosa che Putin ha già detto, se si arrendono), ma è altrettato ovvio che li faccia prigionieri. Purtroppo così va la guerra, i nemici catturati, da che mondo è mondo, si fanno prigionieri (ed è già una fortuna! Spesso non si fanno). Il problema allora è stabilire con trattativa che siano assicurati loro il trattamento e lo status di prigionieri di guerra, con garanzie internazionali Ma perché non si arrendono? Proprio per il valore politico e simbolico della loro resa. Pervale l’aspetto politico e propagandistico su quello umano, sul valore della vita, da mettere al primo posto, sempre e comunque.
Terza notizia. Zelensky, per la comprensibile difficoltà che gli viene dal dover gestire la distruzione del suo paese, apre ad una trattativa. Ritorno a 23 febbraio, ma con riconoscimento formale delle precedenti acquisizioni della Russia finora contestate. Una proposta forse riduttiva ad oggi, ma è un buon inizio. Ecco, subito, a gamba testa, USA e Nato dicono che non se ne parla. Loro non riconoscono un bel nulla. La guerra deve andare avanti per sfiancare la Russia. L’UE lancia senza successo il sesto pacchetto delle sanzioni … anche autopunitive. La guerra rischia di allargarsi a causa dell’evidente partecipazione di Nato e USA in operazioni speciali, non alla portata degli ucraini e con invio di armi di particolare uso ed efficacia anche in territorio russo. a uso di specialisti Nato, ucraini o volontari che siano.
Evidente il distacco fra l’interesse degli stati e quello dei rispettivi popoli. La gente ucraina e quella russa hanno interesse alla pace, alla fine della guerra, a riprendere relazioni internazionali normali, con libero commercio e cirocolazione di persone e beni.
Ecco, se riguardate con occhi popolari o di potenza gli interessi sono diversi e perfino opposti: pace vs. guerra ad oltranza. E’ ora di levare forte la voce dal basso contro l’isteria bellicista e il bavaglio verso chi è per non inviare armi e per una serie trattativa, anche partendo dalle proposte e dalle questioni apparentemente minori. Anche se la proposta di Zelensky tacitata da USA e Nato non è minore.
Per fortuna, e questa è la quarta notizia, Putin alla Festa della Vittoria dice che  “L’orrore di una guerra globale non si deve ripetere”, e questa è una incoraggiante risposta all’esclation USA-NATO. Ma - come ha detto anche Habermas - siamo sulla linea rossa, che anzi secondo lui, in critica evidente con gli estremismi atlantisti, dovrebbe essere meglio definita e dichiarata invalicabile.
Nel discorso  di Putin c’è anche il rammarico per il disconoscimento da parte occidentale ed europea del contributo essenziale (con oltre 22 milioni di morti) del popolo sovietico, Ucraina compresa. Dal punto di vista dei popoli quella alleanza doveva proseguire dopo la fine della guerra, come voleva Roosevelt, ed avrebbe creato un mondo diverso. Roosevelt purtroppo è morto subito, e con lui è arrivata la guerra fredda e un sentimento antirusso, che si ripresenta sempre in forme nuove, ma con una costante insensata: piegare la Russia. Per questo oggi anzitutto il popolo ucraino, quello russo e non solo pagano e pagheranno prezzi insopportabili.
Una ragione in più per dire stop alle armi e al riarmo e all’avvio immediaato della trattativa e del dialogo.

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