Carbonia. Per capire i 72 giorni. La protesta operaia può scuotere Parlamento, Consulta e Regione? E il ruolo delle politiche internazionali? Molto critico interviene Lussu, contro la SMCS e contro l’esposizione della Sardegna ai pericoli della guerra fredda: risponde il movimento per la pace, presente anche a Carbonia

1 Maggio 2022
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Gianna Lai

 

 

Oggi domenica Primo maggio  niente è più in sintonia con la Festa dei lavoratori della storia del movimento operaio di Carbonia, dal 1° settembre 2019.

 

Titola con una certa enfasi L’Unione Sarda del 30 settembre 1948, “Alla Consulta Regionale, Carbonia ed ERP problemi basilari”. Per poi ridimensionare attese e speranze nelle “Dichiarazioni dell’Alto Commissario”, una volta definite “poco confortanti” le prospettive in cui si inquadra il futuro del Sulcis. L’Alto Commissario comunica alla Consulta che la Sardegna non ha alcuna possibilità di intervenire nelle decisioni del CIR, Comitato interministeriale per la ricostruzione, nè per quanto riguarda le importazioni di macchine e di materie prime, né sulla contrattazione di prestiti né, sopratutto, sulla distribuzione del fondo lire. “Per quanto riguarda l’applicazione del Piano E.R.P. in Sardegna e la crisi che attanaglia il bacino carbonifero, le notizie che la Consulta ha appreso dall’Alto Commissario sono, diciamolo subito, veramente preoccupanti. La prima è questa: il C.I.R., organismo tecnico incaricato della ripartizione degli aiuti E.R.P., ha recisamente ricusato di riconoscere qualsiasi competenza ufficiale e specifica, in materia, all’Alto Commissario per la Sardegna e a qualsiasi altro organismo regionale o locale…Il Piano E.R.P. verrà tracciato soltanto su dimensioni nazionali”. E, a proposito del “Piano Levi per il bacino del Sulcis, …..risanamento delle miniere,…installazione di una fabbrica di concimi azotati, che dovrebbero essere finanziati con 19 miliardi di lire ,…il C.I.R. non si è mostrato convinto degli argomenti tecnici…..”. Grande la preoccupazione nell’intervento di Emilio Lussu, “il senatore Lussu lamenta che ad una riunione della Consulta in cui si discute di Carbonia, nonostante l’invito diramato a tutti i parlamentari sardi, sia assente uno dei principali esponenti della Carbosarda, il consigliere delegato onorevole Chieffi”. Teme Lussu che, in Commissione parlamentare, al problema Sulcis non possa essere data la giusta importanza. Così nell’intervento “del giovane minatore Pietro Cocco”: ansia e incertezza, timore per la smobilitazione, mentre si aggravano le condizioni di vita dei minatori, ed è impossibile ottenere le paghe complete, limitandosi l’azienda ad anticipi di scarsa consistenza. Piuttosto impegnati, i dirigenti, a mettere in campo ogni espediente per convincere le maestranze specializzate a lasciare i cantieri, mentre continuano i licenziamenti e i trasferimenti alle bonifiche, anticamera, essi stessi, dei licenziamenti: “noi siamo pronti a sobbarcarci la nostra parte di sacrifici, dice Cocco, ma reclamiamo che altrettanto faccia la Carbosarda e, convinti del nostro diritto al lavoro, chiediamo per la nostra causa il consenso e l’aiuto di tutta la Sardegna”. E poi l’intervento di Martino Giovannetti della Federazione minatori, sull’importanza dell’attuazione del Piano Levi 1).

“Nessuno spettro di smobilitazione delle miniere”, la risposta di Stefano Chieffi a Emilio Lussu, che sembra aprire a nuove speranze, ancora su L’Unione Sarda del 5 ottobre 1948, essendo anzi possibilista, il dirigente, sul finanziamento del governo e sul prestito estero destinato al rinnovo delle attrezzature: “ingiustificato il pessimismo per l’industria degli azotati”, Chieffi assicura “il suo impegno, e dell’azienda, per la collocazione del Sulcis presso il Consorzio che raggruppa i commercianti di carbone di tutta Italia”. Far coincidere gli attuali costi di produzione con i prezzi di vendita del carbone, prosegue Chieffi, questo lo scopo del piano di risanamento, i prezzi “già scesi, ad agosto, di 1.150 lire la tonnellata, certo ancora ben lontani dalla riduzione di 3.000 lire complessive, necessarie per fronteggiare la concorrenza dei carboni di importazione, senza chiedere sacrifici al personale dipendente”. A conclusione del discorso sul piano di risanamento, “un migliaio di lavoratori, risultati esuberanti, verranno trasferiti in questi mesi ai lavori delle bonifiche”, senza cenno alcuno ai licenziamenti già in atto, piuttosto l’invito finale agli operai perché riprendano il lavoro, pena gravi provvedimenti disciplinari. Nel mentre la stessa Camera di Commercio ricorda al prefetto come a Carbonia la condizione economica della popolazione si faccia precaria, “a seguito dell’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità e degli oneri tributari” 2). Così L’Unità del 9 ottobre, a denunciare la riduzione del giro d’affari della Cooperativa cittadina sceso, negli ultimi mesi, di 10 milioni di lire, essendosi abbassati drasticamente i consumi.

Non che il movimento accetti passivamente la prospettiva delineata dall’Alto Commissario e l’immediatezza dei provvedimenti definiti da Chieffi se, già prima della lotta dei 72 giorni, si avvia un rapporto diretto con le altre realtà delle penisola, rafforzato a ottobre dalla partecipazione al Congresso di Napoli per la rinascita del Mezzogiorno e delle Isole. Messi in risalto i problemi dell’industrializzazione partendo dal Sulcis, base energetica insostituibile da collocare nel quadro più vasto dell’economia isolana, l’uso del carbone a scopo industriale deve restare, dice il Congresso, un contributo importante per il riscatto di tutto il Meridione d’Italia durante, e oltre, l’intero suo processo di ricostruzione pstbellica. E si spera nel ruolo della appena istituita Regione Autonoma della Sardegna col suo Statuto Speciale che è legge costituzionale: dare più ampio respiro alla battaglia e favorire un nuovo processo unitario, che coinvolga tutti i partiti, dai democristiani ai comunisti, nella costruzione di una nuova politica e di nuovi progetti di sviluppo a livello locale e territoriale. Perché il Parlamento, durante tutta la Prima Legislatura, viene investito dagli ordini del giorno, su quei temi, di Renzo Laconi alla Camera e di Velio Spano al Senato: ora il Piano Levi ha bisogno di un vero sostegno politico, certo particolarmente difficile da far avanzare nel contesto di un’Italia direttamente condizionata dal ricco mercato americano. E di una Europa che limita ormai gli investimenti all’estrazione di carboni più ricchi e di maggior pregio, concentrati nelle zone più produttive, crescendo dapertutto l’uso di gas e petrolio, vere nuove fonti alternative al combustibile fossile.

Il quadro internazionale ancora a prevalere in termini economici, la regia nelle mani degli USA, e in termini politici se, come ricorda Mattone, anche in riferimento alla Sardegna, “nell’autunno del 1948 cresce la tensione a livello internazionale e si entra in uno dei periodi più acuti della guerra fredda. E mentre il governo italiano è sempre orientato ad aderire al Patto Atlantico, nonostante le aperte divergenze in seno agli stessi partiti della coalizione, le sinistre non si lasciano cogliere impreparate e sviluppano nel Paese e nel Parlamento una forte opposizione alla politica aggressiva dell’imperialismo americano e al ruolo subalterno del governo centrista. Il 31 ottobre si svolge a Cagliari la giornata di lotta per la pace e la neutralità: la manifestazione organizzata dal PSI e dal Psd’AS, prima e significativa iniziativa unitaria dei due partiti, esprime, attraverso i discorsi di Jago Siotto e di Emilio Lussu, una sostanziale identità di vedute sulla politica internazionale. Lussu sottolinea, inoltre, il pericolo che la Sardegna, per l’importanza della sua posizione strategica nel Mediterraneo, possa diventare, nel clima della guerra fredda e della febbrile corsa agli armamenti, una base per la flotta e l’aviazione americana. Egli è infatti convinto che soltanto una neutralità assoluta dell’Italia, al di fuori dei blocchi nati dalla guerra fredda, possa dare una stabile sicurezza di pace” 3).4

A Carbonia bisognerà attendere il 21 novembre perché il movimento prenda corpo nella manifestazione organizzata dall’UDI, imponente corteo di donne e bambini con bandiere e cartelli, a conclusione di una grande assemblea cui partecipa la sorella di Andrea Giardina, il Segretario della Camera del lavoro ancora in carcere. E poi i giovani lavoratori e le mogli degli operai. Ad affiancare la lotta per la pace a quella per la salvezza delle miniere, rivendicando politiche di autonomia completa dagli Usa, in termini economici e in termini di non allineamento.

 

 

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