Non è Eleonora

3 Maggio 2022
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Federico Palomba

 Una brava giornalista, Maria Francesca Chiappe, ha utilizzato le sue profonde conoscenze in materia giudiziaria e di nera per  dare alla stampa di recente il libro “Non è lei”, edito da Castelvecchi nel gennaio 2022. E’ stato già oggetto di diverse presentazioni assai partecipate. E’ un libro che uncina da subito (cosa non frequente) e spinge alla lettura tutta d’un fiato.
Vi si racconta di Eleonora, una magistrata cagliaritana grande lavoratrice, single, che vive con qualche tormento e non senza paura il suo lavoro e la vita privata, anche per il ruolo che gioca il mondo dei social cui si è affacciata. La giudice viene trovata morta nella rinomata spiaggia di  Villasimius, ove si era recata da sola fuori stagione. E’ stata colpita alla testa; ma nessuno ha visto né sentito nulla. Ecco perché le indagini cominciano dal suo smartphone: attraverso i contatti professionali e privati della vittima la Polizia tenta di ricostruirne le relazioni per scoprire se avesse ricevuto minacce, se ci fosse uno stalker, se si stesse occupando per lavoro di qualcosa di pericoloso o se avesse delle relazioni che potessero far pensare ad un femminicidio.
Ed è così che gli inquirenti passano al setaccio l’esistenza di una donna dalla vita riservata. Rapporti pregressi finiti ma ritornati in vita a livello di chat. Altri episodi che possono far pensare a persone che le stavano dietro. Ma quando organi inquirenti, per far apparire che non sono inerti, rilasciano agli organi di informazione frammenti dei messaggi custoditi sul suo telefonino, ecco che comincia il massacro postumo della vittima: aveva un amante?, era vittima di un ricatto a luci rosse?, che tipo di rapporti aveva con un giovane immigrato di colore? E così, con la scusa di un’inchiesta giornalistica per far luce sul delitto, vengono pubblicati sospetti, illazioni e pettegolezzi.
Ma Annalisa, la sua più cara amica, non ci sta a rimanere indifferente dinanzi a quella vittimizzazione per via giornalistica di colei che era la vera vittima, dove emerge il collegamento -aspetto non inconsueto- tra stampa e chi svolge le indagini. Lei, che è una cronista televisiva di “nera”, sa come funzionano certi meccanismi e si adopera per restituire a Eleonora l’onorabilità fatta a pezzi. La giornalista ha un rapporto ambivalente con il capo della squadra mobile, Corallo, e questo a sua volta verso di lei. Entrambi non sanno fino a che punto possono fidarsi uno dell’altra, pur rispettandosi. Ma quando sulla stampa vengono diffuse notizie svalutanti per Eleonora, Annalisa non esita a contestargli di aver diffuso volutamente alcune notizie. Ma la fonte inquirente si rivela un’altra, di livello superiore.
Con una campagna sui social Annalisa ripristinerà la verità e arriverà anche a risolvere il giallo contemporaneamente a Corallo, che ha seguito altre vie. Non manca, come in ogni buon giallo, un episodio che sembra buttato lì a caso, apparentemente non pertinente all’ordine delle piste percorribili ma che poi, invece, offre la chiave per la soluzione della vicenda.
Sullo sfondo la città dei fenicotteri che cambia colore e umore a seconda del vento che soffia, lo scirocco o il maestrale, un rapporto “sospeso” tra la giornalista e il poliziotto, e la denuncia di certi metodi investigativi. C’è pure un cammeo, un piccolo inedito che riguarda Gigi Riva e il Cagliari dello scudetto.
Maria Francesca Chiappe ha almeno tre ordini di meriti. Il primo è quello di aver dato vita ad un racconto avvincente, ricco di particolari interessanti e competenti. Il secondo, pure importante, è quello di aver portato alla luce e contestato una realtà spesso devastante: il connubio tra giustizia e stampa per diffondere notizie altamente dannose per un soggetto, vittima (come nel caso del libro) o persona emersa dagli atti processuali come inquisita o anche solo appartenente all’orbita delle persone inquisite. Il terzo è rappresentato dalla profonda conoscenza dei meccanismi e delle opportunità offerti da cellulari, smartphone e computer.
Sapendo, da brava e corretta giornalista, che una smentita equivale alla diffusione di una notizia per la seconda volta, per giunta con l’ultima parola al giornalista, e che le impressioni destate dalla stampa restano impresse nell’opinione pubblica, l’operazione-verità compiuta dall’Autrice è ancora più meritevole.
Insomma, è un libro che si legge con piacere perché è gradevole e fa capire meglio i meccanismi con i quali si rischia che una vittima lo sia per una seconda volta sui media.

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