A.P.
L’Unione di ieri ha pubblicato una bella intervista al Presidente onorario dell’Anpi Carlo Smuraglia. Col solito garbo e con insuperabile chiarezza ha illustrato in vista della Festa della Liberazione il significato della Resistenza, mettendo in luce il suo significato di lotta armata per la liberazione del nostro paese e dell’Europa dal nazifascismo. Un movimento di liberazione volto a trasformare l’Italia in Repubbica e finalmente in un ordinamento democratico.
Molti evocano o usano il nome di Smuraglia per sottolineare spaccature e rotture in seno all’Anpi, senza accorgersi che il presidente onorario è intervenuto anche al Congresso con un saluto senza avanzare alcun motivo di divisione rispetto alla linea maturata nelle centinaia di congressi locali dei ben 130 mila iscritti. E’ vero ha espresso in altra sede la sua propensione a sostenere l’Ucraina anche con l’invio di armi, ma lo ha fatto nel rispetto della decisione quasi unanime del congresso di tenere un ancoraggio più stretto all’art. 11 Cost. che non lascia spazio a tale facoltà, ammettendo solo la difesa armata dell’Italia e comunque e sempre la ricerca della soluzione delle controversie interstatali nelle organizzazioni internazionali a ciò specificamente preposte. Dunque non la UE che è un ordinamento di stati e tantomeno la Nato che è un’organismo militare di parte.
Sulla spinta di un’isteria bellicista mai vista in epoca repubblicana, alcuni intellettuali hanno tacciato Pagliarulo e la linea congressuale dell’Anpi come vetero comunista, indicando nella decisione d’invio di armi una opzione più vicina alla Resistenza italiana, espressione di un pacifismo efficace e non arrendevole.
In realtà è però vero l’opposto. Marco Pitzalis, da studioso quale è, in un suo post ha dimostrato come sia più ancorato alla matrice resistenziale comunista l’idea del pacifismo armato, rispetto al nuovo pacifismo, sviluppatosi dagli anni ‘80, più legato all’idea del dialogo e della prospettiva democratica, insomma è più in linea col dettato costituzionale e con l’art. 11 che vede la risoluzione delle controversie internazionali in forme che escludono l’uso delle armi.
Morale della favola? Sono vani i tentativi di cavare dalla bocca di Smuraglia parole che abbiano effetti divisivi, in fondo l’amato Presidente onorario dà lezione anche di comportamento, rimane ancorato al vecchio e saggio insegnamento che in un’associazione democratica ognuno ha libertà di pensiero, che manifesta nei modi appropriati e mai per dividere o far male all’associazione. Esattamente il contrario di quanto fanno tanti improvvisati “smuragliani” dell’ultim’ora.
1 commento
1 Aladinpensiero
24 Aprile 2022 - 08:36
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=132648
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