Andrea Pubusa
Quest’anno a Pasquetta riandrò a visitare il sito di Pan’e Loriga a Santadi. La prima volta che mi recai in questo sito fenicio-punico con amici, nessuno sapeva darmi indicazioni. Niente cartelli stradali, niente stradelli. Anzi l’antica strada carraia esisteva ma finiva in un chiuso, con cancello rudimentale, l’ingresso era dentro una proprietà privata, con tutti i dubbi di un ingresso senza l’autorizzazione del proprietario. Entrammo e rimanemmo sorpresi dalla importanza del sito, che non era stato ancora scavato. Dominava la strada (ora statale) che corre a fondo valle e si sovrappone nella patrte più alta ad un preesistente nuraghe, che aveva la syessa funzione di controllo del traffico nella carreggiata sottostante. A me colpì l’esistenza del basamento delle mura e la perfetta visibilità dell’ingresso. Poi sono stati fatti scavi e sono stati riporati alla luce i basamenti del villaggio, tombe ed altri interessanti reperti.
Sono stati fatti scavi e sono stante messi in luce i basamenti delle case del villaggio, tombe a altri resti.
Merita una visita, il luogo è bello, poi vicino ci sono la rinomata Grotta de Is Zuddas e una meno nota tomba dei giganti, molto interessante anche per la splendida posizione panoramica, anche questa fino a poco tempo fa non indicata e conosciuta solo dai pastori.
Per chi non volesse mangiare al sacco, a Santadi, Villaperuccio, Narcao e Nuxis ci sono bei ristoranti. A Nuxis “il Letizia” di Lelle Fanutza, molto conosciuto anche per la partecpiazione e iniziative gastronomiche regionali e nazionali.
Ecco una descrizione del sito tratta da SilviaLab https://www.silvialab.com/2016/09/12/complesso-archeologico-pani-loriga/
Il territorio.
Il complesso archeologico di Pani Loriga si trova nel territorio del comune di Santadi, nel cuore del Sulcis Iglesiente e del sud Sardegna. Un territorio ricco di storia, di terre che producono le eccellenze vinicole della cantina sociale di Santadi e di pascoli che contribuiscono alla produzione degli ottimi formaggi del caseificio locale. Sono molto legata a questo luogo, non solo perché Santadi è il mio paese ma soprattutto perché da bambina scorgevo la collina dal giardino di casa e amavo fantasticare su questo luogo inaccessibile.
Per noi bambini poi alla fine non era così inaccessibile visto che scavalcando il cancello era nostra meta abituale di visite ed esplorazioni. E quanto amavamo inventare storie su quell’antico popolo e su come erano riusciti a realizzare “gli scavi nella roccia”.
Poche settimane fa a distanza di 50 anni dalla sua scoperta il sito è stato reso accessibile al pubblico.
Potete immaginare la mia emozione. Io classe 1976 ho vissuto la mia infanzia fantasticando su questo luogo e purtroppo ho continuato a farlo ancora per tanti anni nella speranza che prima o poi si riuscisse a rendere fruibile questa meraviglia dell’archeologia sarda. Un sito meraviglioso in un contesto naturalistico unico, immerso nella macchia mediterranea e caratterizzato dalla presenza di magnifici alberi di olivo selvatico con intorno un panorama da mozzare il fiato.
Da questa collina potrete scorgere le bellissime montagne Santadesi e la terra che si unisce al mare e all’isola di Sant’Antioco. Segno evidente della posizione strategica che questo occupava. La visita vi consentirà di scoprire una stratificazione culturale che inizia dall’epoca prenuragica fino a giungere a quella punica……
A dire il vero io non speravo più in una sua apertura anche se anni fa la creazione del punto ristoro e di un’aula multimediale con un punto info avevano fatto ben sperare. In questi ultimi anni si è parlato tanto dei tagli alla cultura e pensare di vedere Santadi occupare il giusto posto che merita nello scenario archeologico sardo era diventato un sogno ormai riposto in un cassetto.
La storia del sito è lunga 50 anni, impossibile da ridurre in poche righe.
Per capire un po’ di più sulla sua scoperta e successiva rinascita ho scambiato due chiacchere culturali con Sara, vicepresidente della cooperativa Semata che si occupa della gestione del sito. Potete trovare nella loro pagina facebook Area Archeologica Pani Loriga tutte le informazioni sul sito aggiornate giorno per giorno. Ascoltandola capisco quale sia l’impegno e la passione che sono necessarie ogni giorno per poter gestire un sito di questa importanza e ringrazio davvero che ci siano persone così attaccate alla nostra storia e alla nostra terra.
La sua scoperta.
Sara mi racconta che il sito è stato individuato nel lontano 1965 grazie alle ricognizioni topografiche del territorio sulcitano condotte dall’archeologo Ferruccio Barreca che fu grande promotore degli studi Fenici e Punici in Sardegna. Fino al 1976 il sito fu oggetto di diverse campagne di scavo che permisero di riportare alla luce la necropoli fenicia e quella punica.
La necropoli punica venne casualmente scoperta grazie ai lavori che si stavano effettuando per la realizzazione di una nuova strada che permettesse l’accesso al sito. Dopo tale data il sito non fu più oggetto di scavi.
Nel 2001 l’amministrazione comunale acquisì la collina dal privato che ne era proprietario, a distanza di quasi 30 anni dagli ultimi scavi questo momento diventa fondamentale per la rinascita di Pani Loriga.
A partire dal 2005 viene intrapresa una nuova ricognizione del sito ad opera dell’istituto di studi sulle civiltà italiche e del mediterraneo (ISMA) e del CNR. Il proseguimento dell’attività scientifica con la collaborazione di tutti gli attori che abbiamo finora citato ha consentito l’apertura del sito, avvenuta nel luglio del 2016.
Ascolto Sara parlare, scrivo e penso che la fatica per arrivare a rendere accessibile Pani Loriga è stata davvero tanta. Una domanda che le rivolgo riguarda l’entità delle scoperte fatte e di quelle future. Avevo capito dalle sue parole che Pani Loriga è importante molto più di quello che una cittadina come me possa immaginare ma la sua risposta mi lascia basita.
Forse solo il 20% di questo meraviglioso sito è stato riportato alla luce.
Rimango ancora più sbalordita quando mi dice che la missione Archeologica CNR-ISMA è in piena attività e avrebbe ripreso gli scavi a breve. Dalla loro pagina facebook sempre aggiornata, apprendo che il 5 settembre hanno iniziato la nuova campagna di indagini. Potete seguire tutti gli aggiornamenti sugli scavi nella loro pagina facebook Missione Missione Archeologica Pani Loriga .
Credo che tutto ciò sia eccezionale, la possibilità di poter scorgere ad ogni visita un angolo che fino ad allora era coperto dal lentischio o da una rigogliosa pianta di mirto.
Come già vi ho accennato durante la visita saranno visibili i segni dell’occupazione della collina fin dal prenuragico, evidenziato dalla scoperta delle Domus de Janas (casa delle fate) che avevano la funzione di ospitare i defunti e del Menhir situato nella zona sacra. La presenza dell’uomo durante l’età nuragica è attestata dalla presenza del nuraghe Diana poco distante dal punto più alto della collina.
Fino alla piacevole chiacchierata con Sara ho sempre creduto e saputo che il sito fosse un lascito del passaggio di fenici e punici, conoscevo l’esistenza del nuraghe Diana ma non immaginavo che “gli scavi nella roccia” dove ci addentravamo da bambini fossero un lascito di un popolo che sfruttò la posizione strategica della collina ben prima di Fenici e Punici.
Avevo visitato il sito la settimana prima del nostro incontro e mi rendo conto che molti particolari spiegati dalla guida mi erano sfuggiti, forse perché ricordavo quel luogo impervio e trascurato e vederlo ripulito da erbacce e accessibile ha innescato una girandola di emozioni indescrivibile.
Punto informativo.
Il sito Archeologico di Pani Loriga è costituito da un punto informativo dove è possibile pagare il biglietto per l’accesso al sito e ricevere tutte le informazioni che desiderate, all’interno troverete un book shop fornitissimo con una parte dedicata alle favole per i bambini. Non manca la possibilità di poter portare a casa un ricordo della visita grazie alle numerose calamite che troverete in vendita, vengono realizzate dai ragazzi della cooperativa. Come i manufatti che troverete nell’aula multimediale e che rappresentano una riproduzione di alcuni degli oggetti rinvenuti durante gli scavi e che potrete ammirare nel museo Archeologico di Santadi.
1 commento
1 Aladinpensiero
21 Aprile 2022 - 08:25
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=132447
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