Massimo Marini
In campo nazionale il PD evita il default per un pelo, stando appena sopra quel 25% che rappresentava il limite di guardia al di sotto del quale si rischiava seriamente un nuovo big bang del centrosinistra italiano. Il PDL non decolla come aveva auspicato e sperato fino all’ultimo Silvio Berlusconi. Per la prima volta in 15 anni si sono visti segnali di nervosismo dal quartier generale da dove il Premier ha seguito lo spoglio, nervosismo sfociato in quella inquietante accusa, subito rientrata, smentita, anzi cancellata, rivolta al sud astensionista e ingrato. Si prefigurano scosse di assestamento violente tra PDL e l’MPA di Lombardo, che vanno bel oltre le normali beghe politiche di posizionamento del potere dato che di Sicilia parliamo. Scosse di assestamento come quelle (vere purtroppo) che in questi giorni stanno tornando a tediare la popolazione abruzzese, e che hanno contribuito a quella tanto triste quanto alta percentuale di astensionismo nelle zone del terremoto, sintomo certo di circostanze che obbligano ad altre priorità, ma anche di una disaffezione/denuncia che colpisce tutti, non solo il Governo Berlusconi.
In Sardegna invece il PD sembra esserne uscito più che bene forte di un lusinghiero 35% abbondante, che equivale ad un +10 non solo sulla media nazionale di queste europee, ma anche sulle recentissime regionali di febbraio, dove arrivò a quota 24. Sebbene parliamo di un netto di voti sostanzialmente identico, circa 200mila, ciò che fa ben sperare è la rimonta sul PDL, crollato di almeno 7/8 punti reali, togliendo dal 56 di coalizione delle Regionali i voti UDC e quelli dell’MPA. Un crollo ovviamente dovuto alla (non) azione di Governo della nuova giunta Cappellacci, più che alla capacità della dirigenza PD di concretizzare e solidificare un Partito che appena tre mesi fa pareva allo sbando. Ed in effetti allo sbando lo è ancora, o se non proprio allo sbando certamente diviso, in cerca di una identità stabile dalla quale ripartire nella ricostruzione di programmi, azioni di opposizione, consenso. Probabilmente è proprio in Sardegna che l’effetto Franceschini si è sentito meno, eppure il risultato è stato incoraggiante. Come spiegarlo? Sono almeno tre gli elementi che probabilmente hanno concorso a questa apparente contraddizione. In primo luogo l’ovvio malcontento degli elettori sardi che avevano creduto alle promesse di Silvio Berlusconi e che si sono visti traditi se non umiliati nelle aspettative, di lavoro per gli operai, di sviluppo per gli imprenditori: Sulcis e Gallura ne sono un esempio macroscopico, a vantaggio del PD nella prima e di IDV nella seconda (clamoroso il 17% del partito di Di Pietro nella provincia Olbia-Tempio). In seconda battuta, e strettamente correlata, la totale assenza politica e operativa del nuovo Governatore Ugo Cappellacci, che in più di un’occasione ha suscitato reazioni imbarazzate dei suoi stessi compagni di partito, specie amministratori locali, increduli davanti all’insipienza di un personaggio che giorno dopo giorno sta mettendo in luce tutta la sua inadeguatezza nella gestione di un rapporto di potere così sbilanciato da parte romana. Ed infine la base PD, la vera protagonista di questa consultazione europea. Grazie ad un sempre più integrato utilizzo della rete, la base PD, sia quella soriana che quella più rossa (ma assolutamente slegata dai cardinali, oramai sempre più soli) è riuscita a coinvolgere negli appuntamenti elettorali una discreta fetta di cittadini elettori; è riuscita a mettere in evidenza le contraddizioni di una sinistra sempre più inconcludente, tronfia di simbolismi e nomi altisonanti, ma povera di concretezza e presenza sul territorio; è stata presente quasi quotidianamente con appuntamenti culturali su tutto il territorio isolano; si è fatta sentire prima ancora dei comunicati ufficiali dei parlamentari PD sardi, contro il nucleare, nella triste vicenda della Saras, nello smantellamento dell’industria. Una base che è riuscita, nonostante le imbarazzanti decisioni emerse dalle assemblee sui nuovi regolamenti, a darsi una vitalità che rappresenta il vero patrimonio per il futuro del centrosinistra sardo, della Sardegna tutta. E la Barracciu, seppure espressione di una parte del PD isolano e senza i carismi della leader, ha saputo raccogliere questo sentimento della base e probabilmente se non ci fosse stata la suicida candidatura di Bruno Dettori, avrebbe oggi rappresentato la Sardegna in Europa.
Insomma, ad analizzare i dati con un po’ di freddezza ci si accorge che questo 35% è più figlio delle circostanze che non di una reale e vincente azione politica di un Partito. Un regalo quasi, un autogol della destra che però non si può e non si deve sciaguratamente disperdere. Le posizioni interne al PD si andranno a delineare da qui al Congresso, al di là dei risultati delle poche amministrative in corso, e solo allora si potrà seriamente comprendere la potenzialità di questo partito. Per dirla con Pino Corrias, ci sono i presupposti affinché quel po’ di buona Italia che resta e che resiste possa prendere il sopravvento sulle piccole nomenklature, le molte timidezze, in certi casi le collusioni con una pratica del potere dedita al compromesso che ha contraddistinto il PD in questa sua prima fase di vita, e che quindi, rafforzando la sinistra moderata, si possa arginare la deriva autoritaria in atto e la liquidazione della legalità e della libertà in questo Paese.
7 commenti
1 Efis Pilleri
10 Giugno 2009 - 15:05
Il PD sardo vuole veramente risorgere e riconquistare gli elettori sardi ? è più semplice di quanto possa apparire: deve fare, per il referendum del 21 giugno, una campagna ASTENSIONISTA ! Ha tutto da guadagnare: il PD che dimostrerebbe di essere autonomo e scavalcherebbe a sinistra Di Pietro, che si è espresso per il NO. Inoltre è tutto gratis: infatti la vittoria dell’astensionismo è assolutamente garantita, qualunque sia la posizione espressa dai partiti. Si tratta di dividere la vittoria con la Lega oppure di lasciarla tutta a loro. Per i liberi pensatori come me si tratta di una vittoria attesa da molti anni: ci toglieremo dai coglioni in un colpo solo: Mariotto Segni (Guzzetta e ammenicoli vari) più i fiancheggiatori che hanno distrutto la sinistra e creato le premesse per la dittatura del PAPI. Cerchiamo di non dimenticarli: da Occhetto a Fassino da Veltroni a Franceschini. Dal 22 giugno potranno cercarsi una nuova occupazione e, stavolta, come precari.
2 Massimo
10 Giugno 2009 - 15:18
“E la Barracciu, seppure espressione di una parte del PD isolano e senza i carismi della leader”
Ma stiamo scherzando? Dopo le 5mila preferenze a Nuoro per le Regionali e le 117mila di queste Europee avete ancora il coraggio di contestare Francesca Barracciu? Ma fate il piacere, quanti voti prendereste voi? Forse neanche quelli dei vostri cari! Siete ridicoli, voi siete la sinistra che perde!
3 erasmus
10 Giugno 2009 - 16:02
Caro Efis, forse non hai idea del bottino accumulato da
quegli “intellettuali” che vorresti precarizzare; a parte gli appartamenti ceduti ad 1/4 del valore, non mi risulta
che le barche o gli appartamenti a NY siano scontati e
puoi comunque giurare che resteranno attaccati come
cozze al loro seggio, nonchè alle fondazioni e comitati
che dirigono”gratis”.
4 erasmus
10 Giugno 2009 - 16:15
Comunque è fuor di dubbio che i successi del centrode
stra siano dovuti alla totale insipienza delle sinistre e
che solo dove le insipienze si equiparano, vedi Cappel
lacci, il centrodestra ristagna o retrocede.
Ma Soru non poteva evitare di spaventare tutti con pro
clami ideologici? Era proprio necessario proclamare la
“tassa sul lusso” quando avrebbe potuto varare un con
tributo ecologico, più condivisibile ed anche educativo?
5 Massimo Marini
10 Giugno 2009 - 17:02
@Massimo
Non ho capito dove hai evinto una contestazione alla Barracciu. Dire che Francesca Barracciu NONOSTANTE espressione di una parte del PD è riuscita a raccogliere e interpretare le istanze della base, mi pare sia in primo luogo una constatazione oggettiva, e in seconda battuta un evidenziare un enorme MERITO! Quanto alla questione del carisma da leader, è una considerazione soggettiva e opinabile per carità, ma non necessariamente negativa. Un buon politico, anzi diciamo pure un ottimo politico, non deve per forza essere un leader nel senso letterale del termine, seppure in quest’epoca di politica spettacolo aiuta. Quindi, ancora più merito alla Barracciu. Impariamo a leggere con serenità prima di partire in quarta. Saluti.
6 Federica Grimaldi
11 Giugno 2009 - 16:32
sul 35% del PD io eviterei di ripeterlo continuamente. di fatto rispetto alle regionali il PD, pur dovendosi misurare con un Pdl Sardo allo sbando, perde ancora voti (per l’esattezza 5,671). sempre meno dei 44.224 del Pdl ma comunque riesce a perderne ancora. quindi comintuare a nominare quel 35% come se fosse reale non mi sembra frutto di una analisi corretta.
7 Massimo Marini
11 Giugno 2009 - 17:41
@Federica Grimaldi
Concordo. Per quello parlo di illusione ottica.
Lascia un commento