Andrea Pubusa
Confesso che sono un po’ disorientato e preocupato. Partecipo alle manifestazioni pacifiste da 60 anni, da quando ero al liceo a Carbonia. Dall’opposizione ai primi missili in Turchia e a Cuba, le campagne per la pace me le sono fatte tutte. C’è sempre stata varietà di opinioni, ma non ricordo una propaganda di massa contro i pacifisti e una foga militarista come quella attuale, nella quale chi vuole mandare armi o menar le mani insulta chi pensa che la pace si può favorire con una efficace mobilitazione popolare e diplomatica.
Sento alzarsi i toni, al di fuori di ogni prassi, agli avversari si dà dell’animale o dell’assassino e si invocano i tribunali internazionali. Scorrendo nella memoria ricordo le terribili bombe al napalm nei poveri villaggi vietnamiti che carbonizzavano tutti, grandi e piccini, e nessuno ha mai detto che Kennedy o Johnson erano animali o assassini, anzi JFK è uno dei miti del XX secolo. Che dire poi dei Bush per l’Iraq e che dire per la invasione e i bombardamenti in Libia? Dei raid aerei di Clinton su Belgrado? La verità? La verità è una sola, la guerra è un crimine in sé, e tutti quelli che la decidono o concorrono a scatenarla o non si adoperano per finirla, tecnicamente sono criminali o, alla Di Maio, animali.
Bisognerebbe, dunque, abbassare i toni e, pur consapevoli che ogni guerra, salvo quelle difensive non provocate, è crimine, occorre fare tutto ciò che è utile a spegnerla. In questo asse di ragionamento, penso che continuare la guerra sia sbagliato per la semplice ragione che incrementa il numero dei morti, dei lutti e delle devastazioni. Rende più difficile il dopoguerra, la necessaria e auspicabile riconciliazione fra popoli e governi. Confesso che non mi affascina il computo dei morti, se ne ha di più la Ucraina o la Russia, perché gli uni e gli altri sono generalmente popolani, gente normale, andata in guerra per costrizione e non per autodeterminazione. Ci siamo dimenticati le pagine insuperabili di Emilio Lussu sulla guerra? Sulle cause e su chi la paga?
Ci si divide sull’opportunità dell’invio di armi. Comprendo che chi è favorevole vorrebbe la fine della guerra con la sconfitta degli invasori, ma la guerra le armi la incancreniscono a danno degli aggrediti. Questa, a ben vedere, non è una guerra, è un crudele e inguardabile tiro a segno, e salvo, sviluppi (compresa l’estensione del conflitto, insita in certe dichiarazioni anche di Zelensky) dall’esito quasi scontato. Penso che l’impeto militaresco sarebbe meglio speso se si esprimesse con una forte azione diplomatica. I capi di stato e di governo, riuniti a Versailles, l’Europa, non hanno saputo spendere una parola su questo versante. Vi pare saggio questo silenzio? Draghi dice che bisogna ammettere nella UE l’Ucraina, io direi che bisogna riprendere la grande idea di Gorbaciov sulla “Casa comune europea” e lavorare per immettere anche la Russia, deoligarchizzata e democratica. Si dirà che è un processo lungo. Certo, lungo e difficile, ma bisogna scegliere la prospettiva e quella del riarmo pauroso di questi giorni porta nella direzione opposta.
L’unico che ragiona in questo mondo di nani, che alzano la voce e tirano fuori i muscoli anziché il cervello, è Francesco, che leva forte la voce contro gli armamenti e la guerra. Fa parte anche lui della sinistra “autoritaria”? E’ anche lui dalla parte degli ipocriti pacifisti da salotto? O applica il messaggio “fratelli tutti”, che non è solo un pensiero religioso ma è la fraternité della triade della Grande Rivoluzione, insieme alla libertà e alla eguaglianza.
1 commento
1 Aladinpensiero
23 Marzo 2022 - 08:49
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=131777
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