Russia/Ucraina: trattativa, trattativa e ancora trattativa

4 Marzo 2022
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Andrea Pubusa

Molti di noi hanno condotto trattative per evitare liti, incomprensioni, contenziosi o risolverli bonariamente. Ci sono regole o criteri per riuscire nell’intento?
1) Anzitutto occorre ritenere la conciliazione un esito molto desiderabile, molto utile, molto positivo perché ti dà una forte convinzione ed energia per raggiungere l’accordo. Questo evita lo spreco di risorse, l’esito è condiviso e non lascia strascichi, risentimenti, ostilità, non implica erogazione di attività pubblica e privata, elimina i patemi d’animo che ogni contrasto crea. Nella guerra, tutti questi elementi sono accentuati al massimo  e ci sono i morti, i feriti, le distruzioni e gli odi.
Nel caso Ucraina tutti questi elementi sono presenti.
2) Secondariamente, non bisogna porre questioni di principio che non siano essenziali.
3) Bisogna tener conto della posizione e degli interessi dell’altra parte. Questa attenzione è fondamentale. Le trattative quasi sempre vanno male perché non c’è uno sforzo per comprendere le esigenze altrui.
4) E’ importante capire quali sono i possibili esiti di una soluzione non concordata.
Ora, nel caso Ucraina senza pace immediata ci saranno migliaia di morti, distruzioni terribii di città, di strutture produttive e di beni culturali. Chiunque vinca rimarranno macerie materiali e morali.
Tutto può succedere, ma, senza uno sviluppo ancor più catastrofico, intervento esterno nel conflitto, i rapporti di forza sono del tutto squlibrati. La resistenza, per quanto eroica e in sé ammirevole, non farà che incrementare il massacro e le distruzioni. Una resistenza lunga moltiplica morti e distruzioni e accentua il pericolo più grande dell’estenzione del conflitto.
Dunque, la pace immediata, il cessate il fuoco impedisce un inutile bagno di sangue. Mi pare l’obiettivo immediato più desiderabile, a cui posporre in modo ragionevole gli altri.
Cosa vuole l’Ucraina? Indipendenza e pace, adesione alla UE. E la Russia: sicurezza, niente missili o eserciti ostili in Ucraina, ossia niente Nato. Non c’è una pregiudiziale assoluta per la UE.
Stanto così le cose, la UE può svolgere un ruolo fondamentale. Può farsi garante della relazione mite e amichevole fra Ucraina e Russia e al tempo stesso della indipendenza di Kiev da Mosca. Per quanto riguarda le regioni con insediamenti misti, da che mondo e mondo la soluzione è una sola: quella federale (cantoni sul modello svizzero).
Semplificate così le cose, non si capisce perché si sia arrivati a tanto. Irragionevolezza? Senz’altro. Solo di Putin? No anche dell’altra parte sopratutto dell’UE. Anziché svolgere un ruolo di apertura, dopo la caduta dell’URSS, ha voluto stravincere, non accogliendo la mano tesa di Gorbaciov, che prospettava addirittura l’ingresso dell’ex impero sovietico nell’Europa, creando un ordinamento comprendente tutto il Vecchio Continente.
Questo, in fondo, è l’obiettivo da riprendere con l’ispirazione dei grandi europeisti che lanciarono il Manifesto di Ventotene. Ci vorrebbero però statisti non nani come Draghi, Macron, Jhonson & C. Questi, inviando armi, hanno depotenziato la loro funzione mediatrice, ben più importante. La Russia può essere conquistata da una grande e sincera iniziativa democratica. Anche i Putin vengono battuti in questo modo. Le misure ostili, anche se apparentemente prevalenti nell’immediato, non sarebbero alla lunga vincenti. Non creerebbero una nuovo assetto democratico.

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