Andrea Pubusa
Lo hanno rilevato tutti i media ed ha colpito anche me. Draghi, nella prima conferenza stampa dopo la rielezione di Mattarella, ha dato segni di evidente nervosismo e ha anche parlato del suo futuro, disgiungendolo dal percorso politico-istituzionale. “Un lavoro me lo so cercare da solo“. Come dire: “non ho bisogno di voi, posso stare anche senza voi”.
Cos’è successo, dunque? Suppongo che Draghi abbia capito che tutti gli osanna, sproporzionati, siano stati strumentali alla formazione di questa eterogenea compagine di governo e che, in fondo, i vari protagonisti, la pensano diversamente l’uno dall’altro, pensano, gira gira, a se stessi.
Se così non fosse, se veramente avessero creduto che Mario è SuperMario, avrebbero ben volentieri assecondato il suo comprensibile desiderio di salire al Colle. Invece, lo hanno stoppato piuttosto rudemente. E se volete anche immotivatamente. Chi meglio di lui, dalla Presidenza della Repubblica avrebbe potuto governare il traffico istituzionale in chiave moderata, per i prossimi sette anni? Se è il Migliore, nessuno avrebbe potuto in modo più ponderato ed equilibrato scegliere il futuro capo del governo e favorire una salda coalizione. Se non è stato eletto al Colle vuol dire che i suoi alleati di governo non la pensano così. Non ritengono che sia il migliore e anzi temono che rafforzando questa convinzione gli diano il potere di decidere di testa sua, prescindendo da loro. Stoppandolo, hanno voluto bruscacmente dirgli: “non sei tu che ci usi, ma siamo noi che usiamo te“. I peones hanno esaltato al massimo questo convincimento, pensando all’eventualità che l’elezione di Draghi al Colle avrebbe potuto, con le dimissioni del governo, anche avvitare la crisi su se stessa e portare allo scioglimento delle Camere e a nuove elezioni, ossia tutti a casa, e per molti senza ritorno.
Questa vicenda apre uno scenario ancor più cupo sulla crisi italiana. Draghi l’ha nascosta, ma non risolta ed è lungi dal farlo. Con Mattarella imbalsamato al Quirinale si tirerà avanti ancora un po’, ma poi ci sarà comunque la scadenza della legislatura e le temute elezioni, forzatamente evitate con la chiamata di Draghi, dovranno necessariamente tenersi. E il pericolo è che il quadro diventi ancor più complicato. Insomma, il re è nudo, gli espedienti da Monti, a Renzi, a Draghi, sono delle pezze che non hanno risolto o attenuato i problemi. Li hanno aggravati. E gli aumenti dei prezzi, la mancata soluzione della pandemia, l’attacco al lavoro, la crescita delle disuguagianze, i pericoli di guerra accettati con rassegnazione, senza ferma reazione e tante altre cose, non possono essere più nascoste. Gli applausi, i festival, i media e il mondo dello spettacolo, nonostante gli sforzi, non riescono a nascondere un quadro sempre più preoccupante. Draghi inizia a scendere in picchiata nel gradimento. Il collante fittizio si scioglie. Il nervosismo sale anche nelle sfere politico-istituzionali. Che significato ha se n0n questo, la bastonatura dei giovani che manifestavano in modo sacrosanto per la morte del giovane studente che faceva scuola/lavoro? Un difetto di comunicazione ha detto la ministra dell’Interno. Ma è qualcosa di piu, di diverso e più grave. Chissà cosa succederà. Stare a casa mi pare pericoloso, per la democrazia. Non è che sia il caso di riprendere la mobilitazione?
1 commento
1 Aladinpensiero
15 Febbraio 2022 - 08:58
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=130925
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