Riflettendo sul Covid

5 Febbraio 2022
1 Commento


Rosamaria Maggio

Riflettere su quell’importante bene comune che è l’aria, non può che aiutarci. Essa ci consente di respirare e la condividiamo col mondo come qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno nello stesso modo.  Sconosciuta nella vita intrauterina, il primo respiro è il segno della vita anche dal punto di vista giuridico. Esalare l’ultimo respiro è il segno che la vita se ne è andata.
Il Prof. Richeldi, pneumologo di fama internazionale, fra i primi studiosi ed esperti coinvolti nel nostro paese a cercare di tirarci fuori da questa pandemia, racconta la sua esperienza in questo bellissimo libro” Il Tesoro Leggero” ed. Solferino
Tutti respiriamo e, se i nostri polmoni ce lo consentono, questa operazione è identica per ciascun abitante della terra senza distinzione alcuna, né di ricchezza, né di luogo, né di appartenenza culturale, etnica, sociale.
Non da sempre l’uomo ha conosciuto i polmoni. Sono stati gli egizi a scoprirli a seguito del rito dell’imbalsamazione che prevedeva l’eviscerazione e quindi i medici-sacerdoti hanno potuto averne conoscenza. (1555ac.). Neanche Ippocrate, considerato il padre della medicina, riteneva
l’apparato respiratorio come centrale.
Curiosamente furono gli arabi a portare avanti i primi studi sulla circolazione polmonare. In particolare fu il medico siriano Ibn al-Nafis nel 1200 a sfidare gli insegnamenti anatomici classici e descrisse per primo la circolazione polmonare. Purtroppo prevalsero anche allora politica e religione, facendo ritardare le conoscenze scientifiche in questo campo. Il testo del medico siriano fu riscoperto soltanto nel 1924 da uno studente egiziano presso la Biblioteca statale prussiana a Berlino. Per primo descrisse con notevole precisione la struttura dei polmoni ed il loro funzionamento. Se fosse stato preso sul serio la scienza avrebbe guadagnato 7 secoli.
La svolta per la medicina europea si ebbe nel XIV secolo con la comparsa della peste. Era già comparsa nel 541 d.c. provenendo da Costantinopoli ed aveva provocato milioni di vittime. Ma 8 secoli dopo nessuno se la ricordava più. La peste giunse così’ dalla Cina e sbarcò a Messina nel 1347. Morirono circa 20 milioni di persone, 1/3 della popolazione europea. E per la prima volta si cominciò a capire che le epidemie non venivano da umori interni bensì dalle interazioni con l’ambiente esterno e che si contraevano per contatto. Si comprese che l’ambiente a noi circostante è fondamentale per la prevenzione. Si apprese anche il concetto di diagnosi come metodo per comprende la malattia sulla base dei sintomi.
Si dovrà però arrivare a Vesalio per giungere nella seconda metà del ‘500 a separare per sempre lo studio anatomico e fisico dall’astrologia e dalla cabala. I suoi studi dettero un importante contributo negli studi sul cuore e sulla circolazione polmonare. Ai suoi studi bisogna affiancare quelli dell’aragonese Serveto che teorizzò il passaggio del sangue dal cuore ai polmoni, ricevendo per questo una condanna dalla Chiesa cattolica e protestante e arso vivo dai Calvinisti nel 1553.
Liberare la medicina e la scienza dai vincoli filosofici e religiosi ha significato garantire autonomia agli studi scientifici. Pensando a ciò che succede nel mondo in relazione al Coronavirus, viene il dubbio che ancora l’uomo non abbia capito l’importanza di tutto questo.
La pandemia da Coronavirus comporta come conseguenza grave la polmonite interstiziale e ciò che ha sconvolto gli specialisti di tutto il mondo è come questa malattia così grave, che ha portato alla morte milioni di persone, non solo è letale ma produce gravi sofferenze e si evolve ad una velocità tremendamente elevata.
Ciò che ci racconta Richeldi è che, chi le vite le salva davvero, si è sentito in questi anni a volte impotente e disperato a fronteggiare una malattia fin ad allora sconosciuta.
Diceva don Milani: Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è politica: Sortirne da soli è avarizia”. Due quindi gli insegnamenti per ciascuno di noi e per la politica: tutelare l’ambiente e quindi l’aria che respiriamo; limitare i contagi con scelte individuali e decisioni generali.
È la scienza che ci sta portando fuori dal pantano. La religione, l’astrologia, la filosofia, ed anche la comunicazione nei social ci possono aiutare, se non entrano in rotta di collisione con la scienza e ad essa si vogliono sostituire.
Anche la politica è necessaria, ma sempre se ascolta la scienza.
Come dice Richeldi: “La scienza è ciò che trasforma un mistero in enigma. Un mistero non si può risolvere. Un enigma sì”.

1 commento

Lascia un commento