Il Mattarella bis è frutto della paura e della conservazione? Nessuna speranza di cambiamento o no?

3 Febbraio 2022
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Andrea Pubusa

Tutto ciò che nasce dalla paura non è mai progressista. La paura del nuovo produce moderazione e conservazione. Questo è il senso profondo del Mattarella bis. C’è stata una inconcludente fase precedente le votazioni: alcuni giorni caratterizzati dalla ridicola sceneggiata di Berlusconi, seguita da una serie di nomi rinfusamente lanciata da Salvini, tutte prive di reali possibilità di buon esito. E c’è stata anche l’allucinante e allucinata autoproposta della Casellati, così ossessionata dall’oggetto del desiderio da crearsi un quadro immaginario di consenso, che poi, alla prova del voto, ha fatto un roboante plof. Tutta aria fritta, che in questo blog Amsicora saggiamente ha ben commentato con alcune note filastrocche per bambini, a sottolinearne la vacuità.
Tutto portava a Mattarella o Draghi. A favore del primo non ha giocato un ragionamento di merito, che infatti non c’è stato, ha giocato piuttosto la paura del cambiamento dell’esecutivo, la crisi di governo che l’elezione di Draghi avrebbe necessariamente determinato. Ma se c’è una cosa oggi impossibile è la caduta del governo, ma non perché sia forte e compatto, al contrario perché la coalizione è debole e disunita. Se cade, diventa reale la impossiilità di rimettere insieme i cocci, con conseguente scioglimento delle camere e nuove elezioni. Tutti a casa e molti per sempre sia per la disinvolta riduzione del numero dei parlamentari sia per l’assoluta inconsistenza degli eletti. Ciascuno di voi pensi ai parlamentari della propria circoscrizione e dica quanti crede possano essere rieletti nelle prossime elezioni. Pochini, di certo.
Mattarella è stato preferito a Draghi per paura, per il non nobile proposito di evitare un anticipato ritorno a casa e all’anomia per sempre. Gli applausi dei parlamentari al discorso d’insediamento di Mattarella sono un gesto liberatorio: scampato pericolo!
Mattarella poi è stato scelto per un’ulteriore paura: la paura del nuovo. Che nulla si muova e tutto rimanga com’è! Al di là della persona, che certo e meglio di tanti nomi di uomini e donne che sono stati lanciati, Mattarella rappresenta l’arma più sicura per un continuismo moderato, secondo la linea di Napolitano. Così come quest’ultimo ha cassato ogni possibilità di cambiamento anche lieve, sbarrando le porte ad un Governo Bersani e a una presidenza Prodi, Mattarella ha disinescato le novità emerse dalle elezioni politiche del 2018 (cui hanno concorso gli stessi vincitori, i pentastellati). Nulla deve cambiare e ogni cosa deve rimanere sotto l’egida delle elités politiche ed economiche alla guida delle istituzioni europee.
Lo stesso discorso d’insediamento di Mattarella è un bel riassunto dei bei principi della nostra Carta, un compitino di diritto costituzionale, senza alcuna indicazione di come invertire la forbice che divarica sempre di più costituzione formale e costituzione materiale, quest’ultima non solo diversa dalla prima, ma più o meno opposta su lavoro, uguaglianza, partecipazione, diritti sociali.
Cosa ci lascia sperare che su questi punti ci sarà un’inversione di tendenza? Perché la diseguaglianza dovrebbe diminuire?
Dalla paura non nasce nulla di buona. Le speranze vengono mortificate. I media osannanti  creano una sensazione falsata, nascondono la profonda preoccupazione degli italiani.  Anche il paese è impaurrito, proprio dalle dinamiche che hanno portato alla rielezione di Mattarella. Spero di sbagliarmi.

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