Manuela Scroccu
Maroni dice di citare Sciascia. Sarà la moda del momento perché anche Brunetta qualche giorno fa, intervistato in occasione di un convegno a Venezia, ha esclamato dall’alto del suo scranno ministeriale “la penso come Sciascia, non mi piace né il professionismo né i professionisti dell’Antimafia”.
Deve essere bello esprimersi così come viene, senza sapere minimamente di cosa si parla. Direi addirittura liberatorio. E infatti come sembrano felici i nostri ministri, più le sparano grosse e più sono contenti. Maroni deve aver preso ispirazione dal suo collega quando, rispondendo alla domanda di un reporter nel corso della conferenza finale al termine della riunione dei ministri Giustizia-Interno del G8, ha affermato senza paura di essere smentito: “se chiediamo agli italiani se vogliono continuare a ricevere clandestini o che gli sbarchi cessino, il 90% sceglierà la seconda ipotesi. Ma i professionisti dell’antirazzismo saranno sempre contrari alle nostre misure contro l’immigrazione clandestina”. Addirittura il 90%, ministro. E perché non il 99%?
Il ragionamento non fa una piega. Dovevamo fermare questi clandestini? Embè, gli abbiamo fermati no? Gli abbiamo respinti in linea con le normative europee. E’ il nuovo modello Maroni, basta spostare il problema un po’ più in là. Possibilmente in un paese che ha qualche difficoltà con le convenzioni internazionali. Ecco un modo creativo per fregare questi impertinenti delle organizzazioni internazionali che non “contano un fico secco”: se “i clandestini non arrivano sul territorio nazionale ma vengono respinti alla frontiera, valutare le richieste di asilo non è quindi compito del governo italiano”. Ipse dixit, un genio.
E poi chi sarebbero questi professionisti, questi infingardi personaggi che con il loro costante berciare di diritti umani continuano a rovinare la gioia ministeriale per gli importanti risultati conseguiti? Forse l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Antonio Gutierres, che ha mostrato tutta la sua preoccupazione per l’aggressiva politica italiana in tema di respingimenti, assolutamente in contrasto con l’art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951.
Oppure Medici senza Frontiere, che ha ricordato che il rimpatrio forzato è un atto illegale. C’è anche tal signor Hammarberg, Commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, che ha gentilmente fatto presente che: “l’iniziativa italiana mina totalmente il diritto di ogni essere umano di ottenere asilo”. Dimenticavo la chiesa cattolica, loro si che devono essere antirazzisti per professione. D’altronde il Vangelo dice chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, non certo chiedete e vi sputeranno in faccia, bussate e vi faranno rimpatriare dalla marina militare.
Eccoli gli ipocriti, gli stipendiati dell’antirazzismo di maniera che nulla sanno di quegli italiani che sono d’accordo con tutti quelli che promettono loro di rispedire indietro “gli stranieri”, quelli che ci rubano il lavoro, che rendono insicure le nostre periferie, che vivono nell’illegalità. Quelli che a cui la sinistra da salotto ha spalancato le porte.
La Lega si sente depositaria privilegiata del sentimento popolare. La sinistra non la può smentire, da anni ha “perso il battito” del polso del paese. Berlusconi, che prima faceva fare ai “cattivi” in camicia verde e che di consenso si nutre come un vampiro di sangue, ha capito l’importanza di cavalcare personalmente, soprattutto in tempo di crisi economica, la paura dello straniero. Per questo ha scelto di sostenere la politica di Maroni, criticatissima in campo internazionale, pronunciando una frase in apparenza infelice: noi non vogliamo un paese multietnico, come invece la sinistra.
E’ difficile dire quale Italia sia più reale, se quella degli autobus separati per stranieri e delle ronde, oppure quella dei lavoratori della Venaria di Torino che si sono presentati con il velo in segno di solidarietà con la collega Yanma Amellal, dopo che la lettera di una benpensante sul La Stampa aveva denunciato lo scandalo di due donne islamiche alla biglietteria (una in realtà una era calabrese!). Forse sono vere entrambe.
Un sola cosa è certa: “la sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini”. Anche questo è Sciascia (da Il cavaliere e la morte, Adelphi) .
1 commento
1 marcp
3 Giugno 2009 - 09:16
E’ senz’altro più reale l’Italia degli autobus separati per stranieri e delle ronde, e la percentuale degli italiani che risponderebbe che vuole che gli sbarchi cessino, non importa come, è molto vicina al 90%.
Lo stesso articolo, letto senza cogliere l’indignato sarcasmo che lo caratterizza, illustra posizioni che sono rivendicate senza la minima vergogna dalla maggioranza degli italiani e dal governo da cui hanno scelto di farsi rappresentare.
Il paese è malato. Se sia stato volontariamente infettato da un untore o se sia vittima di un rapporto a rischio non protetto poco cambia, il terrore deriva dalla possibilità che il morbo si diffonda ulteriormente.
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