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In questa situazione di assoluto dualismo fra Europa e Occidente da un lato e terzo mondo dall’altro, cosa ci si aspetterebbe da un summit internazionale sulla giustizia? Una spinta alla perequazione, alla redistribuzione, alla solidarietà sociale ed economica. Lo ha auspicato anche il papa, secondo il quale, mentre in Occidente la crisi continua a colpire duramente le fasce più deboli della popolazione, nei Paesi poveri si prospetta una vera e propria “catastrofe” umanitaria dagli effetti devastanti e potenzialmente “irreversibili”. Non ascoltano neanche il Santo Padre i potenti della Terra, che invece hanno dedicato la sessione del G8 Giustizia ai respingimentil al contrasto dell’immigrazione con la forza, senza combatterne le cause. E la solidarietà? Non poteva certo mancare. Ma non è la buona disposizione verso i problemi dei migranti. E’ la solidarietà dei potenti per mantenerli nei luoghi di morte, per fame o per guerra, da cui fuggono. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. E lo ha spiegato Barrot, parlando a margine del G8 dei ministri della Giustizia e dell’Interno. Barrot ha spiegato che “é molto importante che tutti i ministri dell’Interno dell’Europa siano convinti che la questione può essere risolta solo attraverso una grande solidarietà europea” ma, ha ribadito, “non ancora tutti ne sono convinti”. Solidarietà fra Stati s’intende per respingere chi non chiede asilo. Infatti, alla domanda se trovi legittimi i respingimenti e i rimpatri forzati messi in atto dall’Italia, il commissario europeo ha osservato che “é necessario distinguere tra coloro che richiedono asilo e i migranti in generale” perché “gli irregolari - ha aggiunto - sono una cosa e quelli che richiedono asilo sono un’altra”. Come se fuggire dalla fame e dalla guerra non sia sempre e comunque una questione politica e l’ospitalità richiesta a tal fine non sia, per l’appunto, una richiesta di asilo politico, come ha detto anche il papa.
Bene hanno fatto dunque a rimarcarlo i no global attraverso una serie di blitz dimostrativi fin da venerdì in una Roma blindata a tutela dei ministri degli Interni e della Giustizia. I no global sono apparsi in varie parti della citta’, con atti dimostrativi iniziati in mattinata in centro davanti all’anagrafe capitolina per poi finire nel tardo pomeriggio davanti al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria. L’azione piu’ eclatante sicuramente e’ stata quella nella basilica di Santa Maria Maggiore: una piccola e rumorosa irruzione per rivendicare i diritti degli immigrati, stavolta invocando ”San Papier, ”protettore dei migranti della Terra”, appunto dei clandestini, dei sans papier. ”Siamo tutti clandestini” e’ lo slogan che ha attraversato la giornata di protesta in attesa del grande corteo di domani a Roma. Come si è detto, le contestazioni sono cominciate con una protesta fuori dall’ufficio Anagrafe, dove una cinquantina di persone con maschere bianche, verdi e nere, hanno esposto uno striscione con la scritta ”Alle nostre identita’ non serve il permesso di nessuno”. Fallito invece il secondo blitz al Ministero della Marina: un gruppo di no global e’ stato bloccato, cinque di loro denunciati. E’ andata a segno, invece, la terza protesta, compiuta in un luogo sacro come la basilica di Santa Maria Maggiore, scelta perche’ ‘’si trova nel quartiere multietnico dell’Esquilino”. Stavolta i manifestanti, piu’ di 50, sono entrati nella basilica esponendo santini di San Papier: un immigrato di colore con tanto di aureola e il pianeta terra in una mano. ‘ Poco prima dell’irruzione ci sono stati attimi di tensione con alcuni agenti della gendarmeria del Vaticano. Spintoni, urla e qualche calcio sono volati tra i manifestanti, ma i gendarmi, addetti a sorvegliare la basilica, hanno cercato di fermare la protesta. Qualche spintone di troppo e un agente ha perso l’equilibrio cadendo a terra, ma rialzandosi subito. Dalla basilica alla processione. Urlando lo slogan ”Santo subito” con l’immagine gigante di ‘San papier’, gli stessi manifestanti hanno improvvisato una sorta di manifestazione fino a piazza Vittorio e bloccando il traffico per qualche minuto. La giornata di mobilitazione si e’ conclusa con un assedio sonoro al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria a Roma: un centinaio di manifestanti hanno trasmesso da un camion attrezzato con casse acustiche musica a tutto volume dei Paesi da cui provengono gli irregolari.
Ieri, invece, si è tenuto un corteo che, partito da Porta Maggiore, si è concluso a piazza Navona. La manifestazione, in una Roma super-protetta dalle forze dell’ ordine, è partita in ritardo da Piazza di Porta Maggiore perchè la piazza si è popolata lentamente. Poi, tra musica e striscioni e con il passare delle ore gli organizzatori erano soddisfatti: “Siamo ventimila” hanno detto. Secondo la Questura invece i partecipanti erano circa quattromila. Tante le bandiere rosse con la falce e martello e i vessilli dei Cobas. Al corteo anche alcuni esponenti politici della sinistra, come Gennaro Migliore, Giovanni Russo Spena e il segretario dei Cobas, Piero Bernocchi. ”Diritti di cittadinanza globale contro il G8 della crisi e del razzismo”, ma anche “Siamo tutti clandestini”, erano gli slogan più scanditi dalle rete No G8. E durante il percorso sono state esposte anche immagini di Sans-papier, il “Santo clandestino senza documenti”. Lo stesso esposto venerdì durante un blitz nella basilica di Santa Maria Maggiore. Altri slogan invece sono stati urlati contro il premier Berlusconi, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni e il sindaco Alemanno. Tra i manifestanti c’erano molti immigrati.
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