Andrea Pubusa
Il prefetto di Trieste Valerio Valenti, nei giorni scorsi, ha adottato un’ordinanza che esclude piazza Unità d’Italia dallo svolgimento di manifestazioni pubbliche. L’area viene equiparata in tal senso alla zona antistante la cattedrale di San Giusto e la sinagoga, ‘coperta’ da un provvedimento del 2010.
Nell’ordinanza si legge che nella piazza è vietato lo svolgimento di manifestazioni “in via sperimentale fino al 31/12/2021“. Le esclusioni non si applicano “alle funzioni, cerimonie e pratiche religiose e alle iniziative direttamente attinenti alle finalità di culto o promosse dagli organismi associativi delle rispettive comunità religiose; agli eventi, manifestazioni, cerimonie e celebrazioni organizzate o coorganizzate da enti pubblici“. Quindi, la misura restrittiva nasce non da ragioni obiettive ma da una discriminazione in base alle idee dei manifestanti e alla loro posizione rispetto al governo.
Molti dubitano della legittimità costituzionale delle ordinanze prefettizie che sospendono per qualche settimana le manifestazioni. Penso anch’io che il Prefetto deve rimeditare la sua ordinanza. Anche perché essa è manifestamente illegittima sia nella parte in cui limita spazialmente (Piazza Italia) le manifestazioni, sia nella parte in cui il divieto è mirato contro le manifestazioni di natura politica-sindacale.
Per rendersene conto basta buttare l’occhio sull’art. 17, che disciplina la libertà di riunione. E’ chiaro: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senza armi”. “Delle riunioni in luogo pubblico [ossia le manifestazioni n.d.r.] deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica”.
Dalla lettura si desume che la Carta non ammette divieti anticipati e/o generali, ma solo, volta per volta, l’autorità può vietare la manifestazione annunciata dagli organizzatori con preavviso, e solo ove esistano “comprovati” motivi (ossia ragioni obiettive, fondate su fatti già accaduti ed accertati) di sicurezza e di incolumità pubblica. In altre parole, com’è agevole leggere in qualunque manuale di diritto costituzionale, il pericolo per la sicurezza e l’incolumità dev’essere collegato ad accadimenti già accertati (disordini dei giorni precedenti, scontri fra opposte fazioni etc.) che lascino prevedere con un ragionevole tasso di probabilità che la manifestazione possa degenerare e mettere in pericolo la sicurezza e l’incolumità delle persone che vi partecipano o dei passanti. Qui queste esigenze particolari non esistono, non più di quanto esistono sempre in caso di manifestazioni antigovernative.
E l’incolumità pubblica connessa al covid? Qui la questione è complessa perché non esiste un obbligo legislativo di vaccinazione. Il governo e la maggioranza non hanno fatto la legge e ciò perché non c’è accordo per approvarla. Il Parlamento finora, dunque, non l’ha voluta. Ha optato per il green pass in certe situazioni. Pertanto, la questura può e anzi deve controllare il rispetto delle regole, ma siamo in luogo pubblico, piazza, quindi non è dovuta neanche la mascherina. Ma se le regole dovessero essere violate nello svolgimento, al più potrebbe sciogliere la riunione. Ma se questa è pacifica e senza armi non può fare neanche questo. E comunque questa evenienza si valuta mentre la manifestazione è in svolgimento.
La discriminazione fra idee e finalità della manifestazione, come si desume dal fatto che sono ammesse in Piazza Unita’ d’I8talia talune manifestazione, proietta del tutto al di fuori dal perimetro costituzionale l’ordinanza del prefetto Valenti. A ben vedere le manifestzioni vietate in quella piazza sono quelle realmente o potenzialmente antigovernative. Ma la libertà non ammette discriminazioni. Non esiste solo per fare la grancassa al governo o al presidente del Consiglio. Anzi! La libertà è proprio quella di manifestare contro. Solo nei regimi autoritari si ammettono le libertà unicamente a favore del governo e delle sue iniziative.
Suvvia, allora, signor Prefetto, legga l’art. 17 della Costituzione e agisca con la ponderazione e ragionevolezza che il suo ufficio le impongono. In caso contrario, ove il buon senso non prevalesse, le tensioni sarebbero imputabili al Prefetto e al Ministro dell’Interno. A questo proposito come si spiega il diverso trattamento e la diversa stampa verso i manifestanti antigovernativi e i fascisti che hanno assalito la CGIL, quasi accompagnati alla sede nazionale della CGIL dalla polizia romana?
Insomma, bisogna garantire a tutti la libertà di manifestare, anche se il contenuto della protesta non lo condividimo. Se no, si creano tensioni e scontri. Speriamo non accada. Ma sulle libertà fondamentali e inviolabili non si deve abbassare la guardia. Occorre essere pronti alla mobilitazione in ogni modo e con ogni mezzo pacifico. E lo diciamo da vaccinati per nulla d’accordo coi No vax e i No pass.
1 commento
1 Aladinpensiero
8 Novembre 2021 - 08:44
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=128553
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