Gianna Lai
Oggi domenica nuovo post sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.
L’uguaglianza, la solidarietà, nei discorsi dei politici e dei sindacalisti in difesa della miniera, un impegno certosino per restituire a Carbonia il volto della rinascita nella socialità inaugurata dal nuovo antifascismo della ricostruzione, che vuole prima di tutto rispecchiarsi nella Carta della Repubblica appena entrata in vigore. Difendere il lavoro ma il potere stesso riconosciuto ai lavoratori di intervento nella fabbrica, onde orientarne scelte e decisioni e andamento, secondo l’articolo 46 :”Ai fini dell’elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, alla gestione delle aziende“, e poi ancora un richiamo alle “comunità di lavoratori“, questa volta, nell’articolo 43, a proposito del trasferimento di “determinate imprese o categorie di imprese che si rifericano a servizi pubblici e essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio“.
La dignità del lavoro pienamente riconosciuta, ancora ben ferma la memoria di come operai e lavoratori avessero salvato le fabbriche dall’assalto del nazifascismo e le avessero gestite dopo la fuga dei padroni, dando inizio alla Resistenza partigiana. Tanti i caduti nello scontro, numerosissimi i deportati in campo di concentramento, e gli operai di Carbonia e i loro rappresentati, politici e sindacali, veri interpreti del dettato costituzionale quando combattono per una legge sui Consigli di gestione, che è vera applicazione della Carta costituzionale. Oltre la dignità del lavoro, appropriarsi quindi del controllo dei mezzi di produzione del potere di controllo sull’attività produttiva.
L’Unità del 14 gennaio 1948 aveva annunciato le liste del Comitato di iniziativa sui Consigli di gestione, “Per il contratto politico sulla produzione”, stilate dalle Commissioni interne e dai rappresentanti dei partiti politici, Lecca per il Psd’az, Piloni per il PSI, Marras per la DC, Selliti per il PCI. E per i capiservizio tecnico SMCS, i candidati Zonchello e Zonza, dirigente comunista. Ed è massiccia la partecipazione operaia alle elezioni del 20 gennaio, vota il 98% dei lavoratori, profondamente convinti della validità di quella iniziativa e della politica intrapresa da sinistre e sindacato. Marco Giardina, ancora in carcere, il primo degli eletti con 11.800 voti.
Al Ceva l’insediamento del Consiglio, a fianco della direzione Carbosarda, la mattina del 25 gennaio, presenti il sindaco Mistroni, il Consiglio comunale, gli ingegneri Fioretti e Cioni, il direttore generale della SMCS, ingegner Spinoglio. Che augura ai componenti un lavoro proficuo, impegnandosi a sottoporne il riconoscimento all’amministratore delegato, “con sede a Roma”, mentre il Comitato promotore, per la stessa ragione, decide di inviare una delegazione di 3 operai presso il ministro Tremelloni. Cui segue la prima convocazione del Consiglio stesso con, all’ordine del giorno, la richiesta di riconoscimento da parte dell’azienda.
“Una vittoriosa battaglia” dice Giovanni Ibba, segretario della Camera del lavoro di Cagliari, e si tenta di allargarne l’esperienza in Sardegna, partendo dall’esempio di Carbonia, anche agli operai dell’Italcementi, una delle industrie più importanti dell’isola, insieme alle miniere e alla SES. E poi agli operai della Sanac, delle Ferrovie Meridionali Sarde, della Montevecchio, della Sapez e della Pertusola. Tra i promotori, le Commissioni interne del Sulcis, le leghe e la Camera del Lavoro cittadina.
A quella mobilitazione avevano partecipato anche gli operai della corrente sindacale democristiana CGIL, non proprio in accordo con la direzione provinciale DC, secondo cui i Consigli erano semplicemente un mezzo per allargare il potere dei comunisti in miniera. Quando invece la lotta sul nuovo organismo sembrava già poter dare origine ad un vero processo unitario, in linea con la difesa del lavoro e delle miniere, comuni gli interessi del minatore che vota DC a quelli del minatore che vota PCI. Semmai in contrapposizione, entrambi, alla politica della Carbosarda, di ispirazionea degasperiana, propensa alla liquidazione delle miniere. Dice la professoressa Giannarita Mele, che il Consiglio nasce alla Carbosarda per la “trasformazione e l’ampliamento della struttura produttiva “, così la professoressa Maria Luisa Di Felice, “L’elezione dei delegati rappresentò un significativo successo per il movimento dei minatori. Giardina in carcere ottenne più di 11.000 voti e la piena solidarietà di un movimento minerario che, in poco tempo, si era dato obbiettivi organicamente condivisi per la conquista di una rappresentanza democratica di fabbrica”.
Sembrava riconoscerlo, in quel tempo, persino lo stesso prefetto Villasanta, nella sua Relazione del 29 gennaio, e persino il questore, che scrive: “Più intensa l’attività dei sindacati e dei politici dei partiti di sinistra. Qui si innesta l’intervento della Camera del lavoro di Carbonia per l’istituzione del Consiglio di gestione, i lavoratori, pur non essendosi raggiunto l’accordo tra le parti interessate, hanno proceduto all’elezione del suddetto organo, con grande affluenza alle urne, essendo preoccupate le maestranze per le sorti dell’azienda e volendo esprimere la volonta di collaborare alla sua gestione”. A seguire, nella stessa relazione, il questore, in data 24 gennaio, “L’elezione del Consiglio di gestione è la risposta operaia alla crisi, considerato organo di tutela dei loro interessi e strumento di vigilanza sul processo produttivo e sullo sviluppo industriale e commerciale dell’azienda”.
In base allo Statuto, che lo definisce composto dall’Amministratore delegato, presidente, e “da sedici membri eletti nelle seguenti proporzioni, 3 rappresentanti dei dirigenti, 4 rappresentanti degli impiegati, 2 tecnici e 2 amministrativi, 9 rappresentanti degli operai”, il Consiglio di gestione SMCS è, al momento, organo consultivo che interviene sull’indirizzo dell’attività dell’impresa. E mentre si attendono le decisioni del ministro, quindi in via provvisoria, la SMCS ne accetta la collaborazione sui piani dello smercio del Sulcis e della diminuzione dei costi, “La SMCS riconosce il Consiglio di gestione degli operai, degli impiegati e dei tecnici”, annuncia L’Unità del 21 febbraio, con riferimento alla riunione di Consiglio e direzione Carbosarda insieme, sui problemi del bacino minerario.
Dando uno sguardo ai verbali delle riunioni, la prima per ottenerne il riconoscimento da parte della Società, la seconda del 2 febbraio 1948, emerge una visione ben precisa dei problemi che caratterizzano l’azienda e la volontà di sostegno ad una politica orientata verso la salvezza delle miniere. Come quando “si consiglia di interessare la Metallurgica di Carloforte, perchè studi la costruzione di un tipo di cucine per l’impiego del nostro carbone:…… questa cucina verrebbe divulgata in tutta l’isola, per mezzo di un organizzato servizio di vendita e di propaganda, onde favorire il consumo dei nostri minuti, previamente bricchettati, di difficile collocamento in continente”. A sottolineare come le enormi cucine della tonnara di Carloforte già smaltissero, in quegli anni, tonnellate di pescato proveniente dalle mattanze dell’isola di San Pietro e della costa sarda, ma senza usare carbone sulcitano. E poi ancora ” Si consiglia di invitare le centrali termoelettriche di Santa Gilla e di Santa Caterina a studiare la possibilità di assorbire un maggior quantitativo dei nostri fini. Allo stesso modo si consiglia una attiva propaganda per la diffusione del carbone Sulcis nella penisola, ricorrendo all’opera di esclusivisti. Perchè si intravede la possibilità di incrementare le vendite del nostro carbone, assegnando premi in danaro ai comandanti e agli equipaggi delle navi che fanno bucheraggio a Sant’antioco….. eventualmente, si potrebbero interessare anche i principali spedizionieri dei porti italiani, per la divulgazione dell’uso del carbone Sulcis nelle navi che toccano quei porti”. Ed ancora sul programma di intervento, “blocco delle assunzioni di qualunque dipendente, salvo eccezioni di legge e salvo le eventuali necessità di assunzione di operai specializzati per l’interno. E blocco dei licenziamenti collettivi, ad eccezione dei casi ritenuti indispensabili”. Ed infine, ribadita la “completa libertà e responsabilità per l’attuazione dei provvedimenti e dei programmi che avesse voluto adottare l’azienda”, una nota non proprio in linea con le istanze dei lavoratori, negli incontri successivi, quando si suggerisce di “esplicare azioni punitive sul personale assente arbitrariamente …… e di esaminare la possibilità di un’azione presso le Casse mutue malattia, per un più rigoroso servizio di controllo degli ammalati abituali”. Come restassero ancora riserve sull’impegno dei minatori in galleria, da sempre accusati di scarsa dedizione al lavoro; invece ancora i primi a riporre grande fiducia nel nuovo organismo “che si erge contro il sabotaggio della produzione, contro i licenziamenti ingiustificati, per la difesa e lo sviluppo delle nostre industrie e dell’economia del paese, per un effettivo ribasso dei costi di produzione, attraverso l’utilizzazione di nuovi mezzi tecnici”. Così leggiamo in un volantino delle leghe sulcitane, diffuso nei giorni immediatamente successivi l’insediamento del Consiglio.
1 commento
1 Aladinpensiero
7 Novembre 2021 - 10:39
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=128540
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