A.P.
Sono in facoltà e sto usando internet. Lo faccio normalmente: sentenze, articoli scientifici e ed altro. Ma adesso m’imbatto in un diktat di Brunetta, che sempre vuol metterci in riga.
Che dice il solerte ministro? Stop all’uso privato di internet da parte dei lavoratori pubblici!
Mi rincuoro. Il mio non è un uso privato? Probabilmente no. Ma dove corre il confine fra l’uso privato e il pubblico di Internet? Se io faccio un ricerca di giurisprudenza sul diritto d’accesso o sulle procedure ad evidenza pubblica, potrei servirmi di quanto appreso anche per applicazioni professionali. Posso fare la ricerca su internet in facoltà o no? Sentiamo ancora il Ministro: “L’utilizzo delle risorse Ict da parte dei dipendenti, oltre a non dover compromettere la sicurezza e la riservatezza del sistema informativo, non deve pregiudicare ed ostacolare le attività dell’amministrazione od essere destinato al perseguimento di interessi privati in contrasto con quelli pubblici”. Questo mi conforta. La ricerca persegue l’interesse pubblico. Devo anche aggiornare le mie lezioni alla luce dello sviluppo della giurisprudenza. E che diamine! Non posso insegnare il diritto amministrativo di vent’anni fà. Ora molto è mutato. Tutto ok.
Tuttavia, mi spavento di nuovo quando leggo che l’uso non può essere prolungato. E se la ricerca è particolarmente laboriosa?
Son confuso. Speriamo che il nuovo rettore adotti un puntuale (e voluminoso) regolamento chiarificatore. Perderò molto tempo a studiarlo, ma sarò tranquillo. Non vorrei rimanere in ansia. Sarebbe pregiudicata la prestazione (di ricerca).
5 commenti
1 Giacomo Meloni / CSS
30 Maggio 2009 - 10:33
Che qualcosa di strano stia avvenendo su Internet è vero.In questi giorni avevo commentato su Facebook
alcuni brevi filmati sul Ministro Brunetta.Sono spariti i filmati ed i commenti.Come mai ? Ho posto il problema alla Redazione:Ma nessuna risposta.
Le critiche sono troppo scomode,ma,visto che i giornali e le TV filtrano tutto,speriamo che Internet non si allinei col partito del bavaglio.
2 Bomboi Adriano
30 Maggio 2009 - 12:34
Buondì,
Una soluzione però potrebbe essere quella di inibire l’accesso dai computer pubblici a siti come Facebook o altri come E-Bay (etc) e forse sarebbero contenti tutti, il piccolo Brunetta ed i fannulloni che ci sono e si annidano anche tra i lavoratori onesti.
3 Gabriele Mureddu
2 Giugno 2009 - 16:27
Egregio Professor Pubusa, le rivolgo un quesito (o meglio un dubbio) che mi è sorto durante la lettura del suo interessantissimo articolo.
Mi chiedevo in che modo la PA, intendiamola come il titolare o il preposto in funzione di controllo, possa vagliare quali siti o quali modalità siano da considerarsi come legittime o illegittime, alla luce del diktat brunettiano. Quello che realmente mi chiedo è: in quale modo o misura possiamo effettivamente affermare che l’uso privato di internet, - sul posto di lavoro e negli orari di lavoro - possa essere tenuto sotto controllo? Limitando l’accesso a determinati siti governativi e legati allo svolgimento delle mansioni tipiche del lavoratore? E tra questi si deve comprendere anche la casella mail? Oppure verranno adottati dei meccanismi di controllo a distanza, che contrastano con l’articolo 4 dello statuto dei lavoratori?
Non crede che l’uso, moderato e che non contrasti con il perseguimento degli obiettivi imposti, possa risultare anche una “valvola di sfogo” per il lavoratore? Non parlo di utilizzare social networks ma anche di poter informarsi tramite i siti dei quotidiani, oppure aggiornarsi con le ultime novità di settore. Ritengo che l’utilizzo di internet per scopi privati, non quando contrasti con l’interesse pubblico, possa aiutare a migliorare anche l’ambiente di lavoro. Naturalmente sono dubbi momentanei, nulla di assolutamente trascendentale.
Le auguro buon lavoro.
4 admin
3 Giugno 2009 - 08:03
Caro Mureddu,
lei esprime una opinione ragionevole. L’uso di Internet, anche a fini informativi, è essenziale per un impiegato o funzionario che vuol far bene il suo mestiere. Essere informati e documentati è il primo requisito del buon funzionario e anzitutto del buon cittadino. E’ questione di misura e di finalizzazione. Ma io continuo a pensare che queste sono connesse strettamente all’indirizzo che la dirigenza da agli uffici. Unità ben organizzate, consapevoli dei fini pubblici da perseguire indirizzeranno ogni attività (anche l’uso di Interent) ai fini comuni. La passività, il pensare ad altro, l’essere scazzati è indice e frutto di disordine organizzativo dall’alto. Brunetta omette sempre di considerare questo fattore e ci descrive i fannulloni come frutto di esclusiva propensione individuale. E questo è sbagliato. Il fannullone ha vita difficile dove prevale l’operosità, anzi, in questo ambiente, solitamente diviene operoso anche lui. Se sopravvive e prolifica è perché l’ambiente lo consente e lo incentiva.
Ricordate la pausa caffé? Fu presa ad esempio di lassismo amministrativo. Eppure ricordo che in Facoltà di Economia negli anni ‘70, c’era, a mezza mattina, una pausa collettiva nel piccolo “caffè” interno (allora non c’erano chioschi in zona). I dipendenti facevano il caffé in un fornello elettrico e mangiavano anche le paste (talora offerte dai professori). Due chiacchiere e poi di nuovo al lavoro con rinnovate energie. Che bel personale! E quanta efficienza e disponibilità! Ecco un piccolo esempio del fatto che in una comunità di lavoro, dove la dirigenza ha creato un costume di operosità, anche la pausa è fattore di miglior produttività. Lo stesso discorso vale per internet oggi. Non le pare? (a.p.).
5 Gabriele Mureddu
3 Giugno 2009 - 12:56
Concordo con Lei e la ringrazio per la solerte risposta. In effetti non si va a vedere il problema a monte, come se l’impiegato medio avesse come finalità esclusiva la pigrizia e riposarsi sul lavoro, come si diceva nelle barzellette sui vari impiegati comunali e postali. Qui riposa (per la seconda volta) era il divertente epitaffio tombale di un impiegato del catasto. Battute a parte io sono il primo ad appoggiare la linea a favore dell’incremento della produttività, ma critico gli strali lanciati da Brunetta visto che tende a categorizzare eccessivamente e non capisce che l’azione dev’essere coordinata. Non solo punire, ma anche incentivare e migliorare anche i piccoli aspetti. Un pò come gli orari di apertura e chiusura degli uffici pubblici, per fare uno dei tanti esempi.
Quindi concordo con lei, se il lassismo è la regola perchè impegnarli e lavorare sodo? E’ assolutamente corretto quanto dice ed è un ottimo spunto per alcune riflessioni. La ringrazio ancora.
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